7° titolo mondiale consecutivo per Boyd Exell
E’ una notizia che quasi non fa più notizia, se non fosse che davanti ad un’impresa di questo genere non si può non togliersi tanto di cappello. Sette volte oro, preceduto da un bronzo nel 2008, quando Boyd Exell si era da poco affacciato sulla scena del campionato del mondo di tiri a quattro. Con orgoglio possiamo però dire che a congratularsi con lui c’era anche il nostro portacolori, Luca Cassottana, alla sua seconda partecipazione dopo l’esordio nella precedente edizione del 2022 ai Pratoni del Vivaro. Sì, con orgoglio, perché il cammino in quattro anni di preparazione, dovendosela vedere con i mostri sacri della specialità e basandosi unicamente sulle proprie forze, sulla propria caparbietà, sull’impegno costante di chi esercita un altro lavoro per vivere, riuscendo peraltro, battendosi come un leone, a ben figurare, è degno di un altrettanto doveroso riconoscimento. Ma andiamo con ordine.
LA LOCATION
L’Ungheria, e precisamente Szilvasvarad, si è aggiudicata l’organizzazione di questa edizione dei Campionati, volendo così festeggiare i 40 anni dalla precedente, svoltasi nel 1984 sempre in questo comprensorio, quando a dominare la scena dei tiri a quattro erano proprio loro, i magiari, che vinsero oro, argento e bronzo, accaparrandosi ovviamente anche l’oro a squadre. Nel frattempo solo una volta i Mondiali di Tiri a Quattro si sono svolti in Ungheria, a Kekskemet nel 2004, quando a vincere l’oro fu lo stesso Zoltan Lazar che concorre anche quest’anno, a distanza di 20 anni, e che allora contribuì in maniera decisiva alla vittoria della squadra ungherese. In un’intervista si è detto particolarmente emozionato di poter concorrere qui, dove all’età di 11 anni, assistendo al Mondiale di allora, aveva preso la decisione di dedicarsi all’agonismo in questa disciplina.
A Szilvasvarad, nei monti Bükk, ultima propaggine dei Carpazi, ha notoriamente sede l’allevamento di stato dei cavalli Lipizzani cosiddetti “ungheresi”, perché alle originarie 6 famiglie – Conversano, Neapolitano, Maestoso, Favory, Siglavy e Pluto, qui se ne aggiunsero ulteriori due, Incitato e Tulipan. La razza si stabilì qui solo recentemente, nel 1952, dopo vari spostamenti dall’originaria Lipiça (allora impero Austro-Ungarico, oggi Slovenia) per sfuggire all’esercito napoleonico, passando nel territorio ungherese prima da Mezöhegyes, poi da Babolna fino a trovare qui l’ambiente ideale per mantenere i caratteri specifici di una razza che è in fase di inserimento nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Attualmente l’allevamento di Szilvasvarad conta circa 250 soggetti di cui 70 sono fattrici.
Magnifiche le strutture a disposizione degli atleti, con uno stadio dalle dimensioni insolitamente generose per un evento equestre, vari altri campi, confortevoli box per gli oltre 200 cavalli partecipanti e un terreno per la maratona impegnativo, all’altezza di un evento di questa portata, un po’ più scostato rispetto allo stadio, in leggero declivio verso un sentiero centrale con gli ostacoli posizionati ai due lati, che offriva un’ottima visibilità e accessibilità agli spettatori.
LE FASI DI UN CAMPIONATO CON LA “C” MAIUSCOLA
A livello di partenti, 41 in tutto provenienti da 14 nazioni, è interessante notare come ci fossero in campo ben 5 “famiglie” di driver e precisamente Anna Sandmann e papà Christoph per la Germania, Bram Chardon e papà IJsbrand per l’Olanda, nonché per l’Ungheria Jozsef Dobrovitz Jr con papà Jozsef Sr e Ferenc Galbacs Jr con papà Ferenc Sr, oltre ai fratelli Radeck e Jiri Nesvacil per la repubblica Ceca, segno che la passione praticata e coltivata in ambito familiare fin dalla più tenera età può aprire le porte del gotha sportivo. All’Ungheria, in qualità di paese ospitante, il privilegio di poter schierare ben 9 equipaggi, di cui 6 a titolo individuale, mentre le nazioni con un maggior numero di rappresentanti sono state la Germania con 6 equipaggi, il massimo consentito, e l’Olanda con 5.
In quanto all’età, accanto ai driver sulla cresta dell’onda da più lungo tempo – ricordiamo che Ijsbrand Chardon vinse il suo primo argento ai Mondiali del 1986 – ecco far capolino il più giovane concorrente di questa edizione, l’ungherese Peter Juhasz, 18 anni, che grazie al programma di sviluppo della federazione sportiva e al contributo dell’esercito è riuscito a preparare adeguatamente un tiro a quattro di cavalli, lui che solo due anni fa vinceva la categoria Juniores pariglie pony nei Campionati Europei Giovanili.
IL DRESSAGE
Come in ogni Campionato, il primo scoglio da superare è la prima ispezione veterinaria, su due corsie, con un solo cavallo proveniente dalla Romania ritenuto non idoneo alla partecipazione. Superato il confronto con la delegazione veterinaria e confermata dagli chef d’equipe la composizione delle squadre nazionali, in tutto 9 con un minimo di 2 concorrenti ed un massimo di 3, oltre a 5 nazioni rappresentate da un solo portacolori tra cui l’Italia, l’evento può prendere il via, partendo con l’estrazione a sorte dell’ordine di partenza per la prova di dressage, suddivisa nelle due giornate di giovedì e venerdì.
A smorzare la tensione della vigilia, la prima giornata si conclude con un corteo di carrozze tradizionali che accompagna alla tribuna le persone più accreditate, una presentazione coreografica di militari e cavalieri in costume tradizionale, la sfilata delle nazioni e i discorsi di rito che sanciscono l’apertura ufficiale del campionato.
Al termine della prima giornata, in cima alla classifica si posiziona Anna Sandmann con una ripresa superlativa che le fa guadagnare un punteggio di 40,99 con il quale supera persino il padre, attestatosi sui 46,78.
Da notare la presenza, come in ogni Campionato del Mondo, all’inizio della prova, di un test driver, nella persona del 73enne Laszlo Juhasz, proprio il vincitore della medaglia d’oro di 40 anni fa!
Il giorno seguente il silenzio scende sulla platea a mano a mano che lo statunitense Chester Weber pennella un testo di dressage perfetto, aggiudicandosi il miglior punteggio mai assegnato ad un tiro a quattro da quando è in vigore l’attuale ripresa di dressage: 31,06. Incontenibile la soddisfazione del driver, orgoglioso di guidare cavalli quasi tutti “cresciuti” da lui fin dall’età di 4 anni. Doveva però ancora entrare in campo Boyd Exell che ha eseguito un altrettanto spettacolare ripresa, senza tuttavia riuscire a superare con i suoi 33.53 punti la prestazione dell’americano, pur rimanendo entrambi gli unici due concorrenti a rimanere sotto la soglia dei 40 punti, superata appena dalla meglio classificata del giorno precedente, Anna Sandmann, che si collocava al 3° posto, seguita a ruota da un’altra tedesca, Mareike Harm: niente male per due donne! Più tardi Chester Weber avrebbe confessato che se la sentiva nelle vene la vittoria perché ogni volta che chiedeva qualcosa ai cavalli, questi rispondevano immancabilmente con un sì e quindi lui stesso ha cercato di interferire il meno possibile. Grande compiacimento anche da parte di Boyd Exell, in quanto sapeva di portare in campo un team di cavalli specializzati per la maratona e quindi il risultato è stato più che gratificante.
LA MARATONA
Negli otto ostacoli, l’esperienza sia dei cavalli di Boyd Exell, che per l’occasione ne aveva inserito uno del suo tiro a quattro riservato ai concorsi indoor, sia del driver, a caccia dell’ottava medaglia d’oro, hanno prodotto l’ennesimo miracolo, anche se il giovane rampollo olandese, Bram Chardon, non perde occasione di stargli alle costole. Così è stato anche questa volta: 1° l’australiano e 2° con 4 punti di distacco l’olandese che sono riusciti ad avere la meglio sull’assoluto specialista di questa prova, il tedesco Michael Brauchle che totalizzava 1 punto in più di Bram Chardon. Per la cronaca, Exell è risultato il più veloce in quattro degli otto ostacoli, mentre negli altri 4 è stato Brauchle a totalizzare il punteggio migliore, nonostante l’abbattimento di una pallina al n. 7.
Sfortunatamente nella maratona il concorrente svizzero a titolo individuale Jerôme Voutaz, è stato eliminato per un ribaltamento senza conseguenze, e lo stesso verdetto ha colpito il ceco Jiri Nesvacil Jr in quanto il suo cavallo è stato ritenuto non in condizione di portare a termine la gara, mentre Christoph Sandmann si è ritirato dopo che uno dei cavalli era scivolato dopo il secondo ostacolo.
In questa giornata dal clima caldo e asciutto, circa 20.000 spettatori si sono dati appuntamento lungo il percorso della maratona, a testimonianza del fatto che in Ungheria questo sport è molto diffuso e conosciuto, la gente se ne intende, è appassionata e non manca occasione per viverlo da vicino, senza perdere un solo istante, fino alla fine dell’ultimo percorso, rendendo l’evento memorabile.
LA PROVA CONI
All’inizio della prova sono entrati in campo per il loro percorso i tre concorrenti ormai fuori dai giochi finali perché eliminati o ritirati dopo la maratona. Tra questi lo svizzero Jerôme Voutaz ha ottenuto un risultato strabiliante, con un percorso netto nel tempo, che alla fine gli ha fruttato la soddisfazione di un 3° posto nella prova singola. Si è poi dovuto attendere fino alla fine dell’ordine di partenza per trovare chi facesse meglio di lui, ma solo in termini di tempo impiegato, dato che per la classifica finale contano solo le penalità: Bram Chardon e lo svedese Frederik Persson. Anche Boyd Exell rimaneva nel tempo accordato ma la caduta di una pallina lo faceva scivolare all’8° posto; ciò non ha tuttavia infuito sul risultato finale, dato il vantaggio di punti portato in dotazione nella classifica provvisoria dopo le prime due prove in cui precedeva Chester Weber di 10 punti e Bram Chardon di 14. Con il percorso netto di Bram Chardon e le 2 palline di Chester Weber, la classifica provvisoria ha visto un definitivo rovesciamento della seconda e terza posizione sul podio.
In quanto alla classifica a squadre, la compagine olandese è riuscita per la dodicesima volta a conquistare la medaglia d’oro (senza contare le 7 di altri metalli), forte di tre concorrenti di assoluto primo piano che non hanno lasciato spazio ad altri. I due dressage di padre e figlio Chardon e le prove di maratona e coni di Bram Chardon e Koos De Ronde hanno fatto prevalere il team olandese di quasi 8 punti sulla pur fortissima Germania, che vinceva l’argento schierando in squadra Mareike Harm, specialista nel dressage e con solo poche penalità sul tempo nei coni, Michael Brauchle, il re della maratona, e Georg von Stein, autore di un dressage da 47,11 punti e di un buon percorso coni con 1 pallina e poche frazioni di minuto oltre il tempo accordato. Al terzo posto un’assoluta primizia: la squadra australiana, composta da soli 2 concorrenti nelle persone di Boyd Exell e Tor van den Berge ha conquistato la sua prima medaglia in un Campionato del Mondo di Tiri a quattro: un bronzo che vale oro!
L’TALIA C’E’ – E CI SARA’
Per il resoconto della gara così come l’ha vissuta in prima persona il Team Italia, nella persona del concorrente Luca Cassottana con il suo staff di collaboratori, affiancato dal Capo Equipe Cristiano Cividini e dal veterinario di squadra dott. Giacomo Botticini, lasciamo la parola ai diretti interessati, che sicuramente ci sapranno dare anche qualche informazione tecnica in più rispetto a quanto si può rilevare dai reportage super-condensati dei media, solitamente indirizzati ad una audience occasionale – cosa che non rispecchia la cerchia dei nostri lettori.
CRISTIANO CIVIDINI – Capo Equipe
“Indubbiamente Luca ha fatto una gran bella gara, non commettendo alcun errore; al limite possiamo permetterci di dire che è incorso in alcune piccole sfumature che potevano essere migliorate. Ormai Luca si sta abituando ad uno standard di gara veramente molto pulito e corretto, si presenta bene e ha sdoganato il dressage. Nella maratona ha una guida molto pulita, controllata e la prova coni è quella in cui Luca si esalta un po’ di più e riesce ad ottenere delle top performance. Non dimentichiamo che gli avversari che trova in campo sono veramente degli extraterrestri, e non solo quelli che vincono le medaglie, ma la lista dei top 10 è composta da persone che hanno veramente cavalli e capacità al di sopra di ogni immaginazione. La precisione di Luca ci fa ben sperare: piano, piano, col lavoro, negli anni, riuscirà a raschiare punto dopo punto sulla distanza che lo separa dai migliori. I risultati finali non vedono più divari abissali, si può incominciare a prendere sotto la lente d’ingrandimento ad esempio quanti punti si sono persi nel tale ostacolo, perché e dove, quali sbavature nel dressage sono state giudicate con maggiore severità, e il confronto ci fa ben sperare per il futuro.
L’evento in sé è stato molto appoggiato dal governo ungherese e dalla federazione equestre che sta spingendo molto su questo sport, molto tradizionalista e molto nazionalista. Abbiamo avuto una partecipazione di pubblico a mio parere oltre tutte le aspettative; lo stadio per la prova coni era tutto esaurito con 6.500 biglietti venduti e si parla di 15-20 mila presenze durante la maratona. Questa è una cosa stupenda che dà ancora più la carica a chi c’era, nel voler andare avanti e continuare a far crescere questo stupendo sport”.
Alle parole del Capo Equipe, tutte proiettate verso un futuro in crescita, fanno eco la soddisfazione e la consapevolezza del nostro portacolori per il miglioramento ottenuto in pochissimi anni dalla sua entrata nella categoria principe degli attacchi, la più complessa ma sicuramente quella più gratificante per un agonista. Per lui è il secondo miglior piazzamento ottenuto da un concorrente italiano nella storia del Mondiale Tiri a Quattro, e questo a due anni dal suo esordio. Niente male! Ecco il suo racconto.
LUCA CASSOTTANA, portacolori per l’Italia
“Partendo dalle conclusioni posso dire di essere contento: i cavalli hanno fatto un bel passo in avanti e stanno migliorando di giorno in giorno.
Il Campionato del Mondo di Tiri a Quattro non è certo un’impresa semplice, ad iniziare dalla trasferta, che va ponderata molto bene per arrivare a destinazione con i 5 cavalli in ottima forma. Siamo partiti dal Piemonte giovedì sera fermandoci dopo 600 km in Slovenia per la prima tappa. Abbiamo poi proseguito per l’Ungheria, viaggiando sempre di notte, quando il calo della temperatura non fa soffrire i cavalli, e arrivando alla meta alle 8 di mattina. Qui abbiamo fatto tappa per un paio di giorni presso Silvia Gaspar, la guidatrice di Singolo di base a Keskemet, che ci ha ospitati con grande amicizia e dove abbiamo potuto muovere i cavalli in un ambiente ottimale. Lunedì abbiamo percorso l’ultimo breve tratto che ci separava da Szilvasvarad viaggiando nel tardo pomeriggio onde evitare sia il caldo che le lunghe code di van assembrati davanti ai cancelli fin dall’apertura delle scuderie. L’assegnazione del parcheggio a noi destinato sembrava all’inizio scomodo, un po’ scostato dal centro della scena, su una collinetta a ridosso del bosco, ma poi ci siamo resi conto che la prossimità degli alberi e la tranquillità si traducevano in un punto a nostro favore.
Il luogo, che avevo già frequentato partecipando ad un concorso internazionale in preparazione del precedente Campionato del Mondo, era all’altezza dell’evento, seppure i campi prova fossero un po’ sacrificati: pochi per il tipo e il numero di attacchi presenti, con l’alternativa di usufruire di un ulteriore campo prova molto più lontano, al termine della zona prevista per la maratona, e con un fondo non particolarmente adatto. In tutto, a parte quest’ultimo, erano a disposizione, oltre all’arena principale dove si sono svolti il dressage e la prova coni, un campo prova adiacente riservato ai concorrenti in procinto di entrare nel campo di gara e un altro campo prova in erba, con un fondo bellissimo.
C’è stata un’affluenza di persone che io non mi aspettavo e l’impatto entrando in campo gara per il dressage era quasi sconcertante. Per fortuna l’arena principale aveva delle dimensioni così generose, che gli spettatori si trovavano a debita distanza e i cavalli, dopo il primo giro di familiarizzazione all’esterno del rettangolo, lasciati liberi di guardarsi intorno e rilassarsi, sembravano non essere né impressionati, né infastiditi. Durante la ripresa purtroppo ho fatto qualche piccolo errore, come l’involontaria rottura al galoppo nell’allungata, o il trottignamento nella figura al passo o ancora la retro, poco precisa. Per fortuna i miei cavalli sembrano essere piaciuti ai giudici, tanto che il punteggio totalizzato nel corso del testo era sempre intorno ai 50 punti. Senza le imprecisioni, e considerando i due voti dell’impressione generale, che sono in media sempre più alti, avrei potuto rimanere nella sfera dei 49/50 e invece ho concluso al 19° posto, nonostante l’ottimo punteggio di 54,19. Sono comunque soddisfatto pur sapendo che c’è ancora da lavorare per perfezionare le piccole manchevolezze, tenendo presente che i cavalli non sono oggetti inanimati e come tali la stessa manovra fatta bene tante volte può inaspettatamente presentare delle difficoltà. Pur non cercando una giustificazione, devo dire che i cavalli indossavano finimenti a collana nuovi, acquistati da poco, ai quali forse non avevano avuto abbastanza tempo per abituarsi, contrariamente a quanto era successo due anni fa ai Pratoni del Vivaro, dove erano stati impiegati dei finimenti sempre a collana ma ampiamente usati, prestatimi da Carlo Mascheroni.
In maratona non ho fatto errori: non ho urtato pali e non ho abbattuto palline, ho cercato di non disturbare i cavalli che quindi non si sono messi indietro e hanno trottato sempre in avanti. I cavalli sono stati fluidi, mi è mancata un po’ di benzina davanti però hanno girato bene e ho fatto tutto quello che potevo, sostenuto dai miei groom ovvero la mia fidanzata Veronica Sedran e Adamo Martin. Gli ostacoli erano tecnici ma a tratti anche veloci e quindi spettacolari. Quella di Szilvasvarad è nota per essere una delle prove di fondo più difficili, con tutti gli ostacoli posizionati in pendenza tanto che molti attacchi negli ultimi ostacoli hanno dovuto rallentare il ritmo. Per fortuna anche il campo prova prima della fase B era in pendenza per cui io sono riuscito a preparare bene i timonieri in modo che fossero abituati a “tenersi su”, affrontando le girate strette senza chiudere la traiettoria e quindi urtare i pali. Pur prendendo ovviamente più punti negativi rispetto al primo, il divario era decisamente inferiore a quanto ottenuto in passato, segno che con l’allenamento i cavalli prendono sempre più coraggio, rispondendo meglio.
Per la prova coni ho lavorato molto a casa, sia da solo che sotto la guida del mio trainer, Bram Chardon, ed è la gara in cui rendo di più. In Ungheria sono riuscito a rimanere sempre sul pezzo grazie anche al fatto che avevo preso, su un percorso di 750 metri, due tempi intermedi alla porta 8 e alla porta 15, in base ai quali sapevo esattamente a 250 metri e poi a 500 metri, se stavo mantenendo la giusta andatura e regolandomi di conseguenza, sempre sotto l’occhio vigile delle mie due groom, la mia fidanzata Veronica e Carlotta Veglio. Peccato per il cono preso di striscio verso la fine del percorso che ha determinato la caduta della pallina, mentre l’uscita dal tempo è stata veramente infinitesimale, collocandomi con 4,09 penalità al 13° posto nella classifica della prova e piazzandomi al 23° posto finale.
Considerando che in campo c’erano concorrenti fortissimi, quello che mi solleva è rendermi conto che ad esempio in maratona il divario tra me e loro si sta stringendo sempre più. Se negli ostacoli fissi io sono indietro di 13-14 secondi, benché siano tanti, non sono esagerati. Nel complesso, quello che ci eravamo proposti di fare l’abbiamo fatto puntualmente. Purtroppo le scorciatoie non esistono e non si può fare altro che lavorare, lavorare, lavorare per migliorare un piccolo passo per volta e imparare dagli errori. Sono molto contento dei miei attuali cavalli tuttavia ne ho appena comprato da un guidatore amatoriale uno nuovo, di 8 anni, Lucas, che non ha esperienza agonistica (i cavalli con una routine già acquisita hanno prezzi al di fuori delle mie possibilità) ma che sembra avere le qualità giuste per dare quel qualcosa in più al team. Lo inserirò a partire dall’anno prossimo, non so ancora in quale posizione, ma confido nella mia prima impressione molto positiva. La qualità dei cavalli è fondamentale, anche se, rispetto al singolo dove l’elemento sostanziale è proprio il cavallo, nel tiro a quattro assume una maggiore importanza la bravura del guidatore che deve coordinare 4 cavalli, ognuno dei quali, essendo un essere vivente, dispone di prerogative proprie. Io sono fermamente deciso a continuare sulla strada intrapresa perché mi dà delle belle sensazioni, tante soddisfazioni, e poi sono circondato da un team che crede in me, comprendendo in questa occasione, oltre ai miei groom, anche la famiglia Pecollo ed un giovane appassionato pugliese di 17 anni, Francesco Guglielmo, che mi aveva chiesto di poter venire con noi e dalla cui presenza non mi aspettavo molto, mentre invece si è dimostrato essere un bravo ragazzo che si impegna, capace, disponibile e sempre educato”.
TIRANDO LE SOMME
A conclusione della 26^ edizione del Campionato del Mondo di Tiri a Quattro, ecco una breve statistica dei principali record:
- 7° oro individuale consecutivo per Boyd Exell
- 12° oro a squadre per i Paesi Bassi
- 1^ medaglia ad un Mondiale di Bram Chardon e 32^ per il padre Ijsbrand, di cui 14 d’oro
- 1^ medaglia vinta da una squadra australiana che si aggiudica il bronzo
- 5 famiglie di driver in campo
- Debutto ad appena 18 anni nella massima categoria di una giovane promessa ungherese: Peter Juhasz
Il tutto sotto lo sguardo affascinato di un popolo accorso in massa, per il quale gli attacchi rappresentano lo sport numero uno, quasi una ragione di vita.
Photo credits:Istvan Vida-Szücs, FEI/Martin Dokoupil, INEOS FEI Négyesfogathajto Vilagbajnoksag 2024, che ringraziamo