Le antiche tradizioni in Romagna: I bene-auguranti “Fuochi di Marzo”
Oggi vogliamo trattare una tematica antica che riguarda le vecchie tradizioni contadine della Romagna, “I Lumi di Marzo”.
Lume a Marzo (Lòm a Mêrz in dialetto) è un’antica tradizione romagnola che vedeva le campagne accendersi sul finire di febbraio, in particolare gli ultimi tre giorni di febbraio ed i primi tre di marzo. I fuochi duravano per ore e ore, anche l’intera notte, mentre uomini, donne e bambini si radunavano lì attorno per scaldarsi e fare lume a marzo, ovvero illuminare il mese che veniva, auspicando portasse la primavera e tutto ciò che comportava. Secondo gli esperti del folclore romagnolo, la tradizione sarebbe antichissima e deriverebbe direttamente dall’epoca romana. Infatti, circa 2500 anni fa, la prima luna piena del mese di marzo (dedicato al dio Marte) segnava l’inizio del nuovo anno, anno che a quei tempi era formato da soli dieci mesi. Quei giorni tra la fine e l’inizio dell’anno erano quindi ritenuti un periodo cruciale. Non a caso, ancora oggi, esistono vari riti e scongiuri legati all’anno nuovo.Il fatto che ancora oggi si festeggi tra febbraio e marzo ci indica quanto pagana sia l’usanza dei Lòm a Mêrz. I lumi, infatti, non sono altro che falò (la fugarena) accesi in onore della dea Cerere, la dea latina della terra e della fertilità. Cerere veniva così omaggiata dalla popolazione in cambio di un’annata prolifica per le coltivazioni.
E per restare nel tema che a noi sta più a cuore; ovvero le redini lunghe, siamo andati a curiosare da due appassionati di Attacchi i quali presso le loro case e appezzamenti di terreno limitrofi, hanno voluto riproporre l’antica usanza ad un ristretto pubblico di amici e appassionati. Due le motivazioni che ci hanno spinto a partecipare a questi eventi: la prima è che nessuno degli addetti alla grande e colossale informazione ne ha parlato, della serie “sono cose di poca importanza”. La seconda motivazione è (per noi) di grandissima importanza in concomitanza con la “pacifica-rivolta-popolare” degli Agricoltori sui loro trattori che in queste settimane in tutta Europa sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’ambiente e sulla lotta ai parassiti/infestanti che danneggiano fortemente le Aziende Agricole e gli Agricoltori.
E’ un dovere riportare a galla e fare emergere queste tradizioni contadine del passato che, tanto per dare i numeri, partono dal 7.000 a.C. e arrivano fino agli anni ‘30 del secolo scorso. Tradizioni, usi e costumi che hanno permesso di sfamare e fare progredire intere popolazioni, e tutte indistintamente accompagnate dai fidati animali.
La prima tappa ci conduce ad Alfonsine di Ravenna, presso la tenuta di Carlo Secchiari, un vasto appezzamento di terreno dominato al centro da un antico edificio in canne palustri e legno, tenuto insieme da filo di ferro, da queste parti viene chiamato “E’ Capàn”. E’ questa la sede scelta per la rievocazione ben augurante che in linea di massima dovrebbe spalancare le porte alla bella stagione e perché no … anche ad un po’ di buona fortuna. Fissato a due travi delle pareti vediamo un antico “Cariolo”, una sorta di “treggia” con due piccole ma robustissime ruote la quale veniva utilizzata per trasportare o spostare nell’aia carichi pesanti con l’aiuto dei buoi. Senza alcun dubbio questo oggetto dalla immensa utilità fu il secondo passaggio storico che dalla “treggia” che viaggiava per “scivolamento” sul terreno si passò con due ruote a “rotolare” e conseguentemente a dimezzare le fatiche. Anche la costruzione molto coreografica di questa antica struttura aveva un perché, infatti nelle antiche case coloniche dove l’agricoltura era l’attività principale ed al tempo stesso fonte di vita per il numeroso nucleo di persone ivi residenti, questo capanno era un’indispensabile costruzione per conservare al riparo dalle intemperie tutti gli attrezzi agricoli e non solo; infatti quando i carri con le fienagioni tornavano a casa colmi ed alti da terra anche svariati metri, potevano poi essere scaricati con tranquillità usufruendo del tetto situato alla giusta altezza.
Cavalli, Carrozze e tartufi, tutti insieme appassionatamente, fanno parte delle passioni di Carlo Secchiari, da poco felice-pensionato che ora serenamente può dedicare più tempo alle sue attività ludiche, in primis oggi quella di aver organizzato questo impegnativo evento. La passione di Carlo per il mondo equestre ha radici lontane quando lo si vedeva impegnato in concorsi di equitazione a sella e rilassanti passeggiate sulle terre di Romagna. La passione per il cavallo a sella con redini corte si è poi lentamente evoluta con calessi, carrozze e … redini lunghe. Oggi dispone di un discreto parco di carrozze con vari modelli adatti ai diversi utilizzi; dal “Phaeton Siamese” utilizzato per passeggiate e manifestazioni di Attacchi in eleganza, alla signorile “Milord” per cerimonie e ricorrenze speciali, non tralasciando un distinto calesse “Military” per “sgambare” il cavallo di razza frisona attraverso i lunghi stradelli di campagna circostanti. Per completare l’arco dei passatempi preferiti di Carlo Secchiari non possiamo poi dimenticare la passione per la ricerca del pregiato tartufo romagnolo, coadiuvato al 98% dal bravissimo “Brik” cane di razza “Lagotto”.
IN ROMAGNA (tra le tantissime attività che si svolgono) SI BALLA !
17 MARZO 2024 – Savarna (RA) Tutto è pronto per l’immancabile appuntamento con le tradizioni di Romagna le quali, nonostante la feroce battaglia dei “Globalizzatori” a tutti i costi, resistono con tutte le loro forze a fare emergere dalle nebbie del passato tutti quegli spicchi di Cultura Contadina del passato i quali, giorno dopo giorno e ora dopo ora, si stanno rivelando “bocche della verità” ed esempi da seguire ed imitare.
Tutti gli anni Romano Segurini sorprende ed incuriosisce i visitatori con novità che hanno dell’incredibile per le nuove generazioni e anche per quelle di mezza età. La Mostra che viene inaugurata oggi e che resterà esposta ancora per un mese presso questi locali, tratta delle “Asce da lavoro e da battaglia” ed è curata ed illustrata ai visitatori da Franco Gardella.
Per saperne di più e prenotare una visita al Museo Etnografico “Sgurì” : www.museoetnosguri.it
Tel. 0544.533 609 Cell. 348.036 7650
ESPOSIZIONE DI ANTICHI CALESSI …. OGGI UN NUOVO ARRIVO!
Al contrario di tantissimi Musei i quali hanno bloccato le nuove acquisizioni e l’acquisto di oggettistica a tema per una infinità di motivi che sicuramente non vi spiegheremo perchè difficilmente comprensibili, quì al Museo Etnografico “Sgurì” le cose vanno in controtendenza! Sappiamo della antica passione del Direttore Romano Segurini per i due ruote tipici della Romagna e ogni tanto uno di questi riappare sotto le polveri di un vecchio casolare agricolo semi distrutto. Chiaramente il povero calesse è mal ridotto e richiede un restauro immediato per non peggiorare la situazione. Nella giornata precedente l’evento del “Lòm a Mèrz” è entrato a far parte della collezione museale dei calessi un rarissimo rotabile denominato: “Spallona Romagnola o Vitellaia Padana” Ad accompagnare questo rarissimo esemplare il restauratore in persona ed il collaudatore insieme al proprio cavallo.
La Spallona romagnola. Peculiarità? Tante! Sentiamo quali dal Direttore del Museo Etnografico Romano Segurini: ” Difficilissimo capire chi fù il primo ideatore di questo calesse rustico multiuso che dagli inizi dell’Ottocento fece le sue apparizioni nei grandi Mercati di bestiame come Lugo di Romagna per poi diffondersi capillarmente nella Romagna e nelle limitrofe zone dell’Emilia con l’appellativo di Vitellaia Padana. Le immagini parlano da sole e questo mezzo di trasporto a trazione animale potrebbe benissimo essere paragonato ad una auto station vagon o una Jeep fuoristrada dei giorni nostri. Ragionando sulle poche e rare fonti di informazione del passato come i Cataloghi delle Carrozzerie del tempo scopriamo la grande varietà di modelli contrassegnata dai nomi, sempre simili tra loro, di questo utilissimo e indispensabile mezzo di trasporto. Spallona in Romagna perchè era una “spalla di aiuto” all’agricoltore, Vitellaia in altre località perchè tanti modelli avevano robusti e capienti reti in ferro o corda sotto il sedile in modo da trasportare piccoli animali e pure giovani vitelli. Nel collage sottostante vediamo un’altro modello di Vitellaia in versione elegante della Carrozzeria dei Fratelli Gandolfi il quale veniva utilizzato prevalentemente da Dottori veterinari, Mediatori e Commercianti per i loro quotidiani spostamenti.“
Nel pomeggio di Domenica 17 marzo si è registrata una affluenza record presso la sede del Museo Etnografico “Sgurì” di Savarna -RA (Via Degli Orsini), ed in tanti hanno potuto curiosare tra le incredibili meraviglie rinchiuse nelle sale del Museo. In queste sale oltre a calessi, oggetti misteriosi, e oggettistica inerente i vecchi mestieri, il pubblico ha potuto ammirare una galleria d’Arte con oltre 3.000 volumi presenti e oltre 400 quadri di pittori romagnoli del ‘900.
A scaldare l’ambiente in questa soleggiata giornata di marzo il Trio musicale “Lòm de Gràn” che i componenti del gruppo ci hanno tradotto in “Le luci dei campi di grano” …. in sostanza; le lucciole. Altro fattore importantissimo che da anni è il fiore all’occhiello di questo Museo Etnografico “Sgurì” sta nel fatto che tutte le attività sono accompagnate da un gruppo di persone addette alla ristorazione che con le loro specialità di Romagna vi faranno vedere il sole anche se è notte! Provare per credere!
17 marzo 2024 Lòm a Mêrz
Per noi di Percorsi odv organizzare iniziative in collaborazione con Romano Segurini (Museo Etnografico Ca Sgurì) è sempre un grande piacere consolidato in tanti anni di eventi culturali, musicali, rassegne letterarie e della tradizione popolare come l’iniziativa di oggi Lòm a Mêrz. Nella bellissima cornice dell’aia di Casa Segurini, Ca Sguren, si respira aria di festa e l’accoglienza diventa ospitalità ricca di calore e cultura. Il Museo Etnografico Ca Sgurì è depositario di una storia antica che si riflette ancora nella nostra contemporaneità. E’ un luogo pieno di oggetti e testimonianze che raccontano una storia, la nostra, quella fatta di lavoro e fatica e di antichi saperi e dove antichi valori e tradizioni, sono pronti per essere tramandati alle nuove generazioni. Un grande grazie ai padroni di casa Rosa e Romano per la loro tenacia nel collezionare e curare questo patrimonio mantenendo però intatta la vocazione della loro casa anche come luogo di rappresentanza, di incontri, di cultura e di divertimento.
Grazie anche ai volontari di Sa.Gra.Co (Comitato Cittadino di Savarna,Grattacoppa e Conventello) per la fattiva collaborazione e per aver preparato e servito un ottimo pranzo con i cibi della nostra tradizione. La giornata è stata allietata dal complesso “Lòm De Grân” che ha saputo coinvolgere e intrattenere il pubblico in canti romagnoli densi di allegra spontaneità oltre alla buona musica popolare. Il Museo Etnografico Ca Sgurì è “un mondo” che vale la pena conoscere, frequentare e dove un buon bicchiere di vino e due zucarên, nella grande cucina di Rosa e Romano, non mancano mai!
Percorsi odv (organizzazione di volontariato)
La presidente
Lidia Ricci Lucchi