Ivrea 2024-110 Cavalli e 40 Carrozze alla Benedizione per Sant’Antonio Abate
Per le strade di Ivrea 110 cavalli, quasi tutti attaccati a carri ed eleganti carrozze, una giornata di festa ma anche di riflessione; riuscirà la beneaugurante Benedizione celeste a spazzare via tutte le inutili polemiche pre-confezionate e pre-pagate che hanno disturbato il mondo dei cavalli al traino delle carrozzelle per tutto il 2023? Noi lo speriamo veramente.
(Ringraziamo la nostra inviata Gianna Cerchiaro per le fotografie e prossimamente troverete in un Album fotografico su FB anche le immagini professionali di Massimo Sardo)
Per educazione e rispetto si rende doveroso qualche cenno storico
Antonio nacque verso il 250 da un’agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto. Verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Attratto dall’ammaestramento evangelico «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi», e, sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani in preghiera, povertà e castità, Antonio volle scegliere questa strada. Vendette dunque i suoi beni, affidò la sorella a una comunità di vergini e si dedicò alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese. Alla ricerca di uno stile di vita penitente e senza distrazione, chiese a Dio di essere illuminato. Vide poco lontano un anacoreta come lui, che seduto lavorava intrecciando una corda, poi smetteva, si alzava e pregava; subito dopo riprendeva a lavorare e di nuovo a pregare. Era un angelo di Dio che gli indicava la strada del lavoro e della preghiera che, due secoli dopo, avrebbe costituito la base della regola benedettina «Ora et labora» e del Monachesimo Occidentale. Parte del suo lavoro gli serviva per procurarsi il cibo e parte la distribuiva ai poveri. Sant’Atanasio asserisce che pregasse continuamente e che fosse così attento alla lettura delle Scritture che la sua memoria sostituiva i libri.
La protezione contro l’herpes zoster
Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo e nello spazio, da Alessandria a Costantinopoli, fino ad arrivare in Francia, nell’XI secolo, a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa affluivano a venerarne le reliquie folle di malati, soprattutto affetti da ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segale usata per fare il pane.
Il morbo, oggi scientificamente noto come herpes zoster, era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) per il bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e venne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine de Viennois.
Il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento. Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di S. Antonio” e poi “fuoco di S. Antonio”. Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il Santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. Sempre per questa ragione, è invocato contro le malattie della pelle in genere.
Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Tratto da: https://www.santiebeati.it/dettaglio/22300#google_vignette
Oggi, gennaio 2023, cosa è rimasto in noi di questo Santo, a proposito degli animali?
(di Ermes Dall’Olio)
Il 90% degli animali che 150 anni fa erano residenti in stalle o casolari hanno lasciato il posto ad automobili, camion, trattori, moto e bici elettriche, il ritmo nevrotico del business con l’avvento delle “famiglie allargate” ha fatto sparire dalla circolazione la nonna e l’oculata massaia che acquistava le carni direttamente dal contadino, ai mercati rionali o dall’esperto macellaio, e li serviva caldi in tavola giornalmente. Tutto tramontato, il cane ha soppiantato la nonna perché non parla, non dà buoni consigli, non è di moda e … fa guadagnare bene veterinari e le lobby alimentari collegate; la massaia in versione terzo millennio si aggira convulsamente tra gli scaffali dei supermercati e centri commerciali e nel reparto carni affettate, tritate, imballate, confezionate, semi-masticate, preleva la vaschetta senza sapere che carne è, da dove viene, quali valori di chimica sono presenti, e per aiutarsi estrae una lente di ingrandimento per leggere l’etichetta che può essere; realistica, falsificata o scritta con termini tecnici che solo un laureato riuscirebbe a comprendere. Ciliegina sulla torta degli ultimi mesi ecco la “beata apparizione” dal laboratorio della carne sintetica, tutti preoccupati ma … inutilmente! Se nell’etichetta grande come un francobollo si toglierà la parola sintetica e si lascierà solo la “S” di “salutare e benefica” nessuno potrà contestare. Nel caso l’innovazione applicata a tutti gli animali prendesse piede, tutti i sacerdoti addetti alle benedizioni di Sant’Antonio Abate si metteranno in cassa integrazione, e probabilmente anche il Santo, che non avrà più nulla di umano da benedire, potrebbe essere rimosso dal calendario. Terminata questa disquisizione tecnico-pratica andiamo a vedere e leggere cosa è successo ad Ivrea in occasione della Benedizione degli Animali il 14 gennaio 2024.
EPOREDIA, 15 Gennaio 2024 – Festeggiamenti per Sant’Antonio Abate
(a cura di Renato Bruzzone)
Ancora una volta il giorno di Sant’Antonio abate ha visto la cittadinanza tutta partecipare al rito della benedizione degli animali, rito caratterizzato in special modo della sortita delle carrozze atta a tenere alta la tradizione equestre del territorio. Sin dal mattino sembrano aleggiare all’unisono con lo scalpiccio dei cavalli giungenti da ogni dove le pervasive arie dei pifferi e tamburi, che, come da tradizione, la domenica dell’Epifania hanno annunciato per le vie di Eporedia l’avvento del carnevale.
La nebbia è ferita solo da un raggio di sole e già si scorge, appena, da lontano un tiro a quattro di cavalli sauri che paiono uscir, superbi, dalle nuvole; dal centro città procede di gran carriera alla volta della chiesa di San Lorenzo un “DUC” all’attacco di un murgese dai bei finimenti color cuoio naturale: in cuor suo il proprietario è speranzoso che la benedizione del Santo renda meno nevrile il suo morello. Annuncia il sopraggiungere da altra via laterale la musicalità dei lamoni sul pavé di un “LANDAU” (uno fra i pochissimi legni d’antan), al tiro di una pariglia di frisoni cui la leggera brezza scompiglia le folte criniere. Segue un blasonato “COUPE’ “(con stemma sabaudo sulle portiere) trainato da una pariglia di stornelli andalusi, legno alla sua prima uscita dopo mezzo secolo d’oblio abbandonato là, nella rimessa avita.
A mano a mano carrozze si aggiungono a carrozze non senza l’intermezzo di qualche cavallo montato che rende ancor più vivo il quadro d’insieme; e poi, spontanei, si odono gli applausi per un bimbetto alle redini di uno scalpitante pony Welsh, un futuro driver? Fotografie, tante fotografie, anche dalle finestre che paiono occhi curiosi per un assembramento d’altri tempi e nei volti dei bambini stupore e meraviglia.
Ora le carrozze, ordinatamente, si dispongono in fila dinanzi al sagrato della chiesa dove alle ore 11 il Vescovo Monsignor Edoardo Cerrato impartirà la benedizione.
Sui cavalli fumiganti per il sudore pare si sia fermata la nebbia mattutina, subito però dissolta dalle coperte che i groom si apprestano a mettere sulla groppa dei loro destrieri. Nell’aria c’è profumo d’antico. Qualche irrequietezza agita i cavalli forse per la presenza di cani al guinzaglio, di gatti nei loro trasportini e, financo di un criceto in gabbia, anch’essi convenuti per il sacro rito, anch’essi spaesati. Con il sopraggiungere degli ultimi BREAK e CHAR-A-BANCS, ben 110 sono i cavalli, tutti alteri, quasi consapevoli dell’importanza dell’evento di cui la stampa locale ha dato ampio risalto. Ad attrarre l’attenzione di intenditori e curiosi è altresì la compostezza ed eleganza delle molte donne alle redini, gentil sesso che, fortunatamente, sta prendendo sempre più piede per forse declinare un futuro forte originato da un passato potentissimo?
Al benedicente gesto d’aspersione cocchieri e maître salutano, qualche cavallo s’agita e poi via, via, tutti ritornano paghi del sacro viatico e del tributo per essi più appropriato: gli applausi! Emozione antica. Come di consueto il festeggiamento continua con il ritrovo conviviale che quest’anno ha visto una grande partecipazione e la presenza del Vescovo (l’auspicio è che il prossimo anno il porporato giunga anch’egli sul LANDAULET della Curia), del Sindaco di Ivrea e dei Priori 2024 della città, tutti riuniti per il brindisi sotto il beneaugurante labaro di Sant’Antonio abate.
IL “LANDAULET” – A cura di Renato Bruzzone
Carrozza a quattro ruote ed a due posti chiusa nella parte posteriore da un mantice ripiegabile e nella parte anteriore dotata di un vetro mobile che all’occorrenza può essere abbassato facendolo rientrare nell’intercapedine della cassa sì da lasciare “en plein air” i passeggeri. Il legno era generalmente attaccato ad un solo cavallo ed in particolar modo veniva usato dai prelati per i più lunghi percorsi in sostituzione della classica portantina, tant’è che sono stati fabbricati LANDAULET per la città e LANDAULET da viaggio (rinforzati). Questa carrozza originariamente prodotta in Inghilterra ebbe discreto successo anche in Francia nel XIX secolo ove trovò un piccolo ampliamento per consentire l’alloggiamento di uno strapuntino; tale veicolo prende il nome di LAUNDOLET TROIS–QUARTS o CLARENCE.
Il commento di Aldo Bessero
È un vero piacere essere Presidente del Comitato di Sant’Antonio Abate. Fin da bambino ho sempre seguito e partecipato questa festa. Negli anni ’60 ricoprì questa carica mio nonno Luigi Garda al quale succedette, negli anni ’80, mio zio Dino. È un onore per me, una vera tradizione di famiglia, ricoprire questa carica e soprattutto portare avanti quelle che sono le tradizioni del nostro territorio, in particolare della nostra amata Ivrea. Sicuramente mi avvalgo di un gruppo di consiglieri estremamente valido ed efficiente, quindi non posso non essere molto soddisfatto dei risultati, che ogni anno riusciamo ad ottenere e addirittura a migliorare dal punto di vista organizzativo , inoltre di grande partecipazione del popolo eporediese e canavesano, avvallato dalla viva passione dei cultori delle redini lunghe e non solo, ma anche da coloro che amano i cavalli e gli animali in generale.
La festa di Sant’Antonio Abate, che si svolge tutti gli anni presso la chiesa di San Lorenzo di Ivrea, anche quest’anno ha avuto un grande successo. Sono stati numerosi i cittadini che hanno portato alla tradizionale benedizione, impartita da sua Eccellenza Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo della Diocesi Ivrea, animali di affezione . Grande partecipazione è stata soprattutto quella dei proprietari di cavalli, che hanno presentato i loro soggetti, alcuni montati, altri attaccati singolarmente o in pariglia o nel tiro a quattro. Gli attacchi sono stati brillantemente condotti alla benedizione da esperti drivers , che hanno preparato i loro soggetti nel modo migliore, con cavalli toelettati a dovere e forniti di lucenti finimenti, stile inglese. Più di cento soggetti, di diverse razze: gelder, frisoni, andalusi, lipizzani, ungheresi , Barrock Pinto, tpr, sono stati presentati, ordinatamente, davanti al sagrato della chiesa per ricevere la benedizione. È seguita la S. Messa in ricordo del Santo protettore degli animali e il pranzo in onore dei Priori e Vice Priori. Come comitato organizzatore possiamo definirci molto soddisfatti per la riuscita dell’evento e dei festeggiamenti riservati ai Priori 2024.
Per la prossima edizione del 2025 sono stati nominati quali Vice Priora una gentile Signora. È la prima volta nella storia centenaria di questa festa che viene nominata una donna, che nel 2025 sarà accompagnata in questo importante ruolo da un fiero Priore. L’appuntamento è per il prossimo anno, con l’augurio che la benedizione di Sant’ Antonio Abate protegga tutti gli animali che l’hanno ricevuta.
Il commento di Roberto Anselmo, Presidente dell’Albo Conducenti dei Carri da Getto
SANT’ANTONIO ABATE AD IVREA
La Festa di Sant’Antonio Abate ad Ivrea ha un significato particolare per i Canavesani perché, pur essendo festa religiosa, è definita la “Vetrina di Carnevale”. Celebrata nella seconda metà di gennaio, è in mezzo a due appuntamenti importanti: il 6 gennaio, in cui la città di Ivrea apre i festeggiamenti dello storico Carnevale con la presentazione del generale, e l’inizio del Carnevale vero e proprio. Dopo mesi di allenamenti nelle campagne circostanti nel silenzio della natura che entra in letargo in attesa della primavera successiva, i conducenti dei carri da getto si apprestano a preparare i cavalli per condurli in città. Gli animali vengono quindi tosati e toelettati con cura per sottolineare i loro tratti eleganti, mentre una sottile eccitazione serpeggia tra i cultori dell’arte equestre che vivono questo momento come un’anteprima. La domenica mattina dunque levataccia presto, perché l’appuntamento ad Ivrea è alle 10:30; spazzolare i cavalli ed eventualmente intrecciarne le criniere, vestire con i finimenti, caricare coperte per gli amici quadrupedi che, tutto sommato abituati nelle calde scuderie, avvertono lo sbalzo di temperatura; vincere la paura del freddo, imbottirsi di indumenti e salire sulla propria carrozza o “tamagnun” in direzione della città.
Per i conducenti dei carri da getto è un importante appuntamento che permette loro di esibire gli attacchi in anteprima, provare le combinazioni, valutare le reazioni degli animali in merito a confusione, rumore, traffico, eccitazione in presenza di altri cavalli. E’ il momento in cui ci si confronta con i primi giudizi e le prime critiche e permette di poter fare ancora delle eventuali correzioni per migliorare. Un nutrito pubblico di spettatori attende davanti alla Chiesa di San Lorenzo dove avviene la benedizione per mano del Vescovo della città di Ivrea; e quando i primi cavalli giungono sul posto, parte un brusio di sottofondo tra la folla: “è il ….….”, ”… attacca con tizio”, ”mah sì, quello che viene da …” e gli stranomi o soprannomi vengono usati per identificare i conducenti, così conosciuti nell’ambiente equestre eporediese. E poi il passare con il proprio attacco tra due ali di folla per raggiungere la postazione e attendere il turno di avanzare per ricevere la benedizione religiosa.
Perché nonostante tutto, la benedizione è un rito propiziatorio, ha un significato profondo che deriva dalla cultura contadina che caratterizza la comunità canavesana, un retaggio storico mai dimenticato; tutto andrà bene per l’anno appena iniziato.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno inviato commenti e immagini per completare questo nostro articolo che speriamo sia di Vostro interesse. Come potete vedere noi non ci accontentiamo della solita cronaca spicciola che viene solitamente riservata alle notizie di poco conto, noi preferiamo andare … dentro la notizia!