Nei Mondiali Pariglie 2023 doppio oro per l’Ungheria con “l’extra-terrestre” Martin Hölle
Si è concluso domenica 1° ottobre 2023 il Campionato del Mondo di Pariglie presso l’Haras du Pin in Normandia/Francia.

Una location insuperabile per un evento da ricordare
La cosa che ha colpito tutti coloro che avevano visitato la location in precedenza per altri eventi di attacchi di primissimo livello, l’ultimo dei quali il Campionato del Mondo Pony nel 2021, è rimasto sicuramente strabiliato dal rinnovo completo sia dell’area box e campo sosta van, che dei tanti campi di prova e di gara – ovviamente con 8 nuovi ostacoli, di cui 2 con l’acqua – nonché del settore accoglienza con bar e ristorante di ottimo livello e servizi impeccabili: nulla a che vedere con quanto, se pur permeato da un’atmosfera di autentica tradizione secolare, era stato messo a disposizione dei concorrenti in precedenza. Strutture nuove, efficienti, di qualità insuperabile, degne di un Campionato del Mondo e difficilmente eguagliabili. A parte la degna cornice del più antico allevamento di stato francese con i suoi caseggiati storici, e delle dolci e verdi colline a perdita d’occhio, sicuramente uno scenario ideale per accogliere anche gli attacchi singoli l’anno prossimo per il loro Campionato del Mondo di categoria.

La squadra italiana al completo
Già in luglio, in occasione del test event disputato nel sito completamente rinnovato, si erano cimentate ben 43 pariglie ed ora l’imperdibile appuntamento biennale ha visto la partecipazione di ben 91 attacchi in provenienza da 25 nazioni, delle quali 17 hanno presentato una squadra nazionale. Sul concorso in sé torneremo più avanti, focalizzando la nostra attenzione per il momento sui quattro portacolori italiani presenti all’appello: Jozsef Dibak, Rocco Cordera, Ugo Cei e Alessandro Formia. Come sempre ci affidiamo alle parole autorevoli del Capo Equipe, Cristiano Cividini, affiancato come sempre dal valido veterinario di squadra, dott. Giacomo Botticini.

Sfilata delle Nazioni per la Cerimonia di apertura (photo credit Swingletree Photography)
CRISTIANO CIVIDINI – “Un contesto veramente spettacolare, con i campi preparati al meglio e una maratona super.
Partiamo parlando in generale. Abbiamo potuto tutti ammirare questo Martin Hölle che ha una preparazione fantastica, lui è per così dire un extra-terrestre e al pari lo sono i suoi cavalli. Bella sorpresa da parte del concorrente svizzero Marcel Luder che con cavalli Franches Montagnes ha vinto sia la maratona che la prova coni.

Il Capo Equipe, Cristiano Cividini, sempre affiancato dal veterinario di squadra, dott. Giacomo Botticini (foto a sinistra by Swingletree Photography)
In quanto a noi italiani quest’anno non siamo certo stati baciati dalla fortuna. Il nostro concorrente di punta, Jozsef Dibak, in primavera aveva subito un incidente alla mano che ne ha fortemente rallentato la preparazione; inoltre, al termine del viaggio di andata il suo cavallo specialista in maratona ha iniziato ad accusare qualche disturbo intestinale e, trovandosi in colica, non è neppure stato presentato alla prima ispezione dei cavalli. Questo ha fatto sì che Dibak fosse un po’ teso e che la sua tensione si trasmettesse nel dressage anche ai cavalli, pur riuscendo egli comunque ad uscirne onorevolmente grazie alle sue grandi capacità di riadattamento. Nella maratona il cavallo che è andato a sostituire quello indisposto affrontava per la prima volta nella sua vita questo tipo di gara, non essendo mai entrato in un ostacolo fisso. Per il futuro le capacità di Dibak che ben conosciamo e che sono fuori da ogni discussione speriamo si traducano in un lavoro più mirato sulla formazione, in collaborazione con Aletti, di una sua pariglia prettamente da gara a cui far fare tanti, tanti chilometri, per accumulare tanta, tanta esperienza.

Jozsef Dibak nelle tre prove (photo credit Swingletree Photography)
Riguardo agli altri equipaggi, Alessandro Formia è un ragazzo giovane alla sua prima esperienza ad un Mondiale, con una pariglia di cavalli altrettanto giovani; ha eseguito un dressage davvero onorevole poi purtroppo ha avuto un problema durante la maratona, dove ha inserito come cavallo “maratoneta” un trottatore che si è rivelato nel contesto un po’ nervoso, facendogli assumere un atteggiamento un po’ atipico in questo contesto, anche se assai normale per un trottatore soprattutto se in tensione, e la giuria ha fatto la scelta di fermarlo dopo il 5° ostacolo.

Alessandro Formia nelle tre prove (photo credit Swingletree Photography)
Cordera e Cei hanno fatto nel dressage del loro meglio così come nella maratona. Cordera nei coni ha pagato il fatto di essere sempre molto impegnato col lavoro e, come confessa lui stesso, pur avendo molte gare a disposizione non troppo lontane dal suo luogo di residenza in Belgio, non riesce a partecipare ai concorsi con continuità.

Rocco Cordera nelle tre prove (photo credit Swingletree Photography)
Cei invece ha avuto grossi problemi durante la maratona dovuti principalmente alla memorizzazione. Da segnalare a questo proposito la grande importanza del groom che lo accompagnava, il giovanissimo Francesco Anzalone, che si è comportato in maniera assolutamente eccellente, permettendogli di portare a termine la prova, anche se un po’ più lenta, ma almeno senza eliminazione. Nei coni poi Cei è stato bravissimo a non abbattere nessuna pallina e questo, per lui, è un fattore molto positivo.

Ugo Cei nelle tre prove (photo credit Swingletree Photography)
La considerazione finale è solo una: che bisogna lavorare, lavorare, lavorare.”

Il Capo Equipe guarda fiducioso verso il futuro
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Sicuramente un campionato non baciato dalla fortuna per i nostri atleti – come giustamente ha appena affermato il Capo Equipe, a cominciare dal pre-gara con la colica del cavallo di Dibak e con il viaggio traumatico di andata di Formia che ha forato due gomme del van, oltre a bruciare la frizione. Non certo i migliori auspici per partire sereni in un evento di questa portata. A fare il tifo per i nostri rappresentanti un gruppetto di italiani, amanti irriducibili delle pariglie e degli attacchi in genere, a cominciare dalla famiglia Matteja quasi al completo, con i nonni Luigi e Rosalina attorniati da figli e nipoti. Della partita anche la giudice Rita Onofrio, che nel 2021, ancora nelle vesti di driver, aveva disputato qui il Campionato del Mondo Pony, poi l’onnipresente segretaria di gara Doriana Mino, l’iconico “Nandino” Lucca di Mezzana Bigli, Luca Cassottana, che segue la preparazione di Cei ma, in quanto piemontese come tre dei nostri quattro concorrenti, si sente vicino a tutti, e poi tanti altri, sempre ben visibili sotto l’italico tricolore che sventolava vistosamente nel mezzo della folla. Ovviamente non poteva mancare Francesco Aletti Montano, parte della joint venture con Jozsef Dibak e per la prima volta non nelle vesti di driver, che ha espresso qualche interessante riflessione a proposito di questi mondiali.

I fan del team Italia con le loro vistose bandiere al vento non hanno voluto mancare
FRANCESCO ALETTI MONTANO – “Il testo del dressage delle pariglie è abbastanza piatto e lo si vede dai punteggi perché tolti i due o tre fuoriclasse, i restanti sono tutti a 1 punto, 1 punto e mezzo l’uno dall’altro con un gruppo dai 50 ai 60 punti e l’altro dai 60 ai 70. Questo significa che nel dressage o sei veramente sopra le righe oppure è un piattume generale. Questo significa che poi tutta la gara si svolge nella maratona e nei coni. L’osservazione interessante è che i Franches Montagnes hanno vinto la maratona e i coni e si sono classificati secondi in finale, quindi non è questione di movimento o prestazioni stellari: con una pariglia normale, limitando gli errori nel dressage e facendo bene le altre due prove si può diventare vice-campioni del mondo. Purtroppo uno dei cavalli di Joska (Dibak) ha fatto malissimo il passo e non so perché, quindi il punteggio ha rispecchiato. Comunque questo per quanto riguarda il dressage.

Francesco Aletti Montano con Doriana Mino e Nandino Lucca osservano con attenzione le fasi della maratona
La maratona era bella, il posto magnifico, gli ostacoli difficili come chiaramente ci si aspetta in un campionato del mondo. Dovendo gareggiare solo con due cavalli, Joska ha fatto tutte le prove con un cavallo giovane di 7 anni che si è comportato benissimo, e con l’altro di 8 anni che aveva fatto malissimo il passo nel dressage, e non so perché, il che ovviamente aveva fortemente influenzato le valutazioni, però poi ha fatto bene la maratona e nei coni ha fatto percorso netto ma è uscito dal tempo.
Gli altri italiani si erano attestati a metà classifica nel dressage, anche se si erano presentati tutti bene, poi si sono persi un po’ in maratona e nei coni, visto che anche quest’ultima prova è diventata difficilissima, tanto che nessuno ha fatto doppio zero. Joska ha fatto netto sul percorso ma è andato fuori dal tempo, come d’altronde tutti i concorrenti, vincitore della prova e campione del mondo compresi.

Dibak e Cordera alle prese con gli ostacoli di maratona (foto di Doriana Mino)
Per me è stato il trionfo delle razze medie che seppur meno performanti nel dressage, dove è difficilissimo fare vermanete bene, ma dove anche cavalli di questo tipo possono eseguire delle prove decorose e senza errori, poi si assiste al loro riscatto nelle prove successive. Lo sport si è evoluto in questo senso, con il dressage svilito a favore delle altre prove. Le gare sono durissime, anche a livello fisico per i driver ma c’è una schiera di giovani di talento che si spendono fino in fondo, soprattutto in maratona, e quindi continueremo a vederne delle belle. I francesi che erano partiti come grandi favoriti hanno fatto un mezzo disastro, uno in maratona e l’altro nei coni, quindi la gara era aperta. Ha vinto meritatissimamente Martin Hölle perché non c’è niente da dire, i suoi cavalli erano i più belli e anche lui come driver non scherza. E’ andato bene in tutte e tre le prove e possiamo essere contenti, come italiani, che è allenato da Claudio Fumagalli insieme a Mieke van Tergouw che stanno facendo un lavoro superlativo: vincere il mondiale quattro volte di fila non è un’impresa semplice. Adesso ha inserito un nuovo cavallo ma è apprezzabile come il trainer non tenda a cambiare continuamente cavalli ma insista piuttosto a lavorare su quelli che hanno ricorrendo ad un nuovo soggetto solo quando è veramente necessario. Questo a mio parere è un altro buon insegnamento.
Da oggi si incomincia a pensare a Beekbergen tra due anni. Per fare una pariglia ci vogliono 4 anni ma cercheremo di selezionare quelli più propmettenti e a lavorare con impegno su quelli.”
Tutto ciò sembra confermato dal commento dello stesso JOZSEF DIBAK: “E’ stata dura, emozionante e a tratti piena di sorprese. Ringrazio tutto il Team Italia per aver condiviso questa esperienza unca. Ma ringrazio soprattutto Francesco aletti Montano che come sempre, nonostante tutto, è al mio fianco in questa avventura. Il suo sotegno e supporto ci permettono di avere grandi speranze per il futuro.”

Ugo Cei ed Alessandro Formia nel pieno della foga (foto di Doriana Mino)
A parte gli spettatori, una menzione speciale va a tutti gli addetti ai lavori dei vari equipaggi, groom e non solo. A coadiuvare Dibak c’era la compagna di Francesco Aletti Montano, Claudia Locatelli, groom in tutte e tre le prove. Sul sedile posteriore della carrozza di Rocco Cordera, come sempre, la moglie Evelien Huyghe in dressage e coni, mentre in maratona si è dato da fare il suo amico belga, proprietario di uno dei cavalli portati in gara da Cordera. Per Ugo Cei, che poteva contare sull’affidabilità di un giovanissimo di talento come Francesco Anzalone non c’è stato bisogno di un’alternanza: quando un groom è sempre sul pezzo c’è solo da complimentarsi per la propria fortuna. Infine Alessandro Formia è stato affiancato come groom in dressage e coni da Valeria Nicolotti mentre in maratona è salito sul predellino posteriore Adamo Martin.

Italiani che si sono fatti conoscere ed apprezzare all’estero: Claudio Fumagalli – qui con Mieke van Tergouw – Antonio Rigamonti e Gabriele Grasso
Di pubblico ce n’era parecchio, anche se la vastità della location a tratti pareva offrire un quadro diverso, ma l’entusiasmo sonoro dei supporter al passaggio dei propri beniamini raccontava tutta un’altra storia.
Il commento a caldo dei supporter ha messo in evidenza come la giuria sia stata decisamente equa, non regalando nulla a Hölle (definito come “venuto da un altro pianeta”) che, impeccabile, ha eseguito un dressage spettacolare, ma neppure ha infierito su altri, meno qualitativi o in un momento di difficoltà, assegnando sempre giudizi pienamente meritati. Della maratona, facendo un confronto con i “completi palestra” nostrani, un ostacolo dei mondiali può essere paragonato alla somma di tre nostri. Maratona tosta, con sali-scendi, tante opzioni capaci di confondere, il tutto addolcito dalla mancanza della tradizionale fase A che ha permesso ai cavalli di arrivare “freschi” all’inizio della fase ostacoli.

Che sia lungo il percorso di maratona o sulle tribune durante la prova coni, la folla entusiasta non ha fatto mancare il sostegno ai propri beniamini
Da segnalare la presenza al concorso anche di Antonio Rigamonti, che ormai si è formato una famiglia nei Paesi Bassi, dove è proprietario con la moglie della “Rigamonti Sporthorses” dove alleva e prepara cavalli da concorso, operativo in quest’occasione come groom dell’olandese Sandor van Vliet. Facente parte della compagine Riant anche Gabriele Grasso, rientrato definitivamente in Europa, che ha partecipato a questo Campionato come groom del concorrente greco Athanasios Hatzopoulos che tra l’altro attaccava anche l’ex cavallo di Rita Onofrio, Greydanus, e che si è avvalso dell’aiuto di una giovane “vecchia” conoscenza degli attacchi, quel Ray Lunardon che aveva partecipato per l’Italia al pari della sorella Jasmine a vari campionati europei Juniores prima di scomparire dalle scene come driver: un peccato perché la stoffa c’era.
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Per quanto riguarda il Campionato in generale, ci affidiamo a quanto riportato dalla FEI, che qui traduciamo.
“Dominando dall’inizio alla fine, il campione del mondo in carica Martin Hölle (HUN) non ha lasciato dubbi sul fatto che il titolo mondiale delle pariglie in Francia sarebbe stato suo per la quarta volta consecutiva. Così come gli ungheresi non hanno lasciato dubbi sul fatto che avrebbero vinto il loro 6° titolo consecutivo a squadre, arrivando ad un totale di 10 vittorie, dopo quella conquistata per la prima volta nel 1989.
Venerdì pomeriggio, verso la fine delle due giornate di Dressage, la folla si è ammutolita quando Martin è entrato nell’arena e ha presentato una prova sublime, ottenendo un punteggio di 36,92. Il suo splendido castrone KWPN grigio, Eppie, che ora ha 14 anni ed è stato il segreto di gran parte del successo di Martin, era in coppia con il KWPN morello di 9 anni, Juventus.

Martin Hölle, asso pigliatutto (photo credit FEI)
Il rivale più vicino è stato Franck Grimonprez (FRA), in gara per la nazione ospitante, che ha condotto una bella prova finendo secondo con 41,25; al terzo posto il compagno di squadra di Martin, Kristóf Osztertág (HUN), con 48,46. La tedesca Anna Sandmann, recentemente membro della squadra medaglia d’argento ai Campionati Europei di tiri a quattro ad Exloo (NED), ha disputato un’ottima prova classificandosi quarta con 48,82.
La maratona prevedeva il nuovo formato della Fase A con il riscaldamento controllato in campo, seguito dalla Fase B con otto ostacoli progettati dall’ungherese Gabor Fintha, che ha anche disegnato il percorso per la finale della FEI Driving World Cup™ all’inizio dell’anno a Bordeaux (FRA). C’erano opzioni per percorsi sia stretti che più lunghi, ma la presenza di molte penalità per la caduta di palline si è rivelata costosa per alcuni atleti.
Per tutto il giorno i fan si sono radunati intorno alle transenne che circondano ogni ostacolo, in particolare i due con l’acqua ai numeri cinque e sei, sullo sfondo dell’iconico Castello.

Marcel Luder, una rimonta incredibile (photo credit FEI)
La maggior parte degli atleti porta tre cavalli a una gara di pariglie, quindi è normale utilizzare combinazioni diverse per le fasi. Martin ha concesso ad Eppie un giorno di riposo il sabato e ha utilizzato in maratona un nuovo cavallo acquistato all’inizio dell’estate dal driver olandese Theo Timmerman, dopo essere rimasto impressionato dalle sue prestazioni nella prova di fondo. Utilizzare un cavallo così nuovo in un Campionato del Mondo è un azzardo, e Martin aveva guidato King’s Gambit solo in due eventi prima dei Mondiali. Tuttavia il tredicenne si è accoppiato bene con Juventus e i due sono volati attraverso gli ostacoli, facendo registrare alcuni dei tempi più veloci della giornata e concludendo al terzo posto con 101,03, un punteggio che ha contato anche per il successo di squadra.

Erik Evers, uno splendido esordio in un mondiale (photo credit FEI)
A batterlo nella Maratona sono stati il suo compagno di squadra György Fekete Jr. (HUN) con 100,90 e Marcel Luder (SUI) che ha vinto la prova con l’unico totale inferiore a 100 della giornata (99,14). Alla guida dei suoi cavalli svizzeri Freiberger, Marcel ha impressionato per tutta la durata dell’evento e ha mantenuto la calma vincendo anche i Coni di domenica, portando così a casa la sua prima medaglia d’argento individuale.

Il podio a titolo individuale. 1° Martin Hölle (Hun), 2° Marcel Luder (Sui), 3° Erik Evers (Ned) (photo credit FEI)
Con l’attenzione rivolta all’Ungheria per le medaglie d’oro, quando la squadra svizzera è arrivata a Le Pin si diceva che sarebbe stata particolarmente forte nella fase di maratona. Il veterano della squadra, Werner Ulrich, anch’egli già guidatore di tiro a quattro e plurimedagliato nei suoi quasi 30 anni di carriera agonistica, è stato affiancato in squadra dal figlio Stefan. Come Marcel, anche padre e figlio Ulrich hanno guidato costantemente bene nelle tre prove e si sono piazzati sempre nei primi dieci posti, conquistando la medaglia d’argento a squadre. È stata la prima volta che gli svizzeri hanno vinto una medaglia a squadre dopo il bronzo ottenuto a Poznan (POL) nel 1995.
Gli olandesi avevano puntato a un podio a Le Pin e, anche se non è stato così per la squadra, che ha chiuso al quarto posto, Erik Evers (NED) ha siglato il suo bronzo individuale arrivando secondo nel Coni dietro al percorso vincente di Luder (0,37). Piazzato all’8° posto dopo le prime due prove, Erik ha condotto un giro coni superbo con solo 2,39 penalità sul tempo e si è potuto sedere a guardare mentre quelli dopo di lui accumulavano errori, mentre lui risaliva mano a mano in classifica.
Prima dell’ultima prova la squadra francese si trovava in seconda posizione ed ambiva all’argento, con Frank Dutilloy secondo anche a livello individuale, mantenendo vive le speranze dopo la deludente maratona di Franck Grimonprez. Tuttavia la pressione si è fatta sentire, visto che ha accumulato penalità durante i Coni e ha perso posizioni, così come è successo all’australiano Tor Van Den Berge, che dopo la Maratona si trovava in terza posizione.

Il podio a squadre: oro all’Ungheria, argento alla Svizzera e bronzo alla Germania (photo credit FEI)
I tedeschi hanno tenuto alta la testa conquistando il bronzo a squadre e superando olandesi e francesi. Pur arrivando ai Coni con la possibilità di una medaglia a titolo individuale, non hanno ottenuto risultati tali da permettere di centrare l’obiettivo. Non ci sono stati doppi netti, perché le ripetute curve lungo il percorso hanno fatto sì che, se si aumentava il ritmo per rimanere nel tempo, c’era più rischio di far cadere le palline. Nonostante la forte sfida svizzera, i rossocrociati sono stati tenuti a bada dalla brillante performance individuale di Martin e dall’estro degli ungheresi nella Maratona, una fase in cui sono specialisti da lungo tempo.
È stato un evento trionfale nel rinnovato Haras du Pin. Le strutture, in particolare i 300 box che hanno ospitato i 270 cavalli durante l’evento, erano spettacolari. La superficie per il Dressage e i Coni nell’arena principale in sabbia era ideale, mentre i campi di riscaldamento si trovavano lontano dalla competizione principale. Il bellissimo Parc du Hautbois ha offerto uno scenario bucolico e l’erba ha retto bene durante la maratona per i 91 atleti provenienti da 25 nazioni che si sono riuniti in Normandia per un evento di livello mondiale (fonte FEI/Sarah Dance).
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Dal canto nostro qualche riflessione a margine.
Che il 26enne Martin Hölle fosse irraggiungibile non è una novità. Passato dai pony ai cavalli nel 2017, sui 21 CAI/Campionati disputati, ne ha vinti 18, aggiudicandosi già da quell’anno la sua prima medaglia d’oro ai mondiali di categoria, titolo che non ha più mollato. Una carriera iniziata da agonista a 11 anni nel lontano 2008 e costellata di successi, prima come vincitore del Junior World Trophy nel 2010, in seguito oro nella categoria Juniores nel 2012, oro nei Seniores Pony Singoli nel 2013 e argento nel 2015. Fino al 2023 la sua pariglia di punta è stata costituita dai mitici Dior (classe 2008) ed Eppie (2009), la pariglia con cui Claudio Fumagalli aveva vinto il dressage ai precedenti campionati del mondo di Lipiça del 2015, contribuendo alla conquista della medaglia d’argento da parte della squadra italiana. Da allora sono stati proprio Fumagalli e Mieke van Tergouw a forgiare il campione e ad assisterlo costantemente nelle gare. Quest’anno, messo a riposo Dior, ha affiancato al grigio Eppie i due bai oscuri Juventus (2014) e King’s Gambit (2010), quest’ultimo specialista in maratona. Nel dressage le valutazioni dei giudici sono state concordi tanto che Martin ha collezionato anche più di qualche 9. In vantaggio di soli 5 punti dopo la prima prova, con un ottimo percorso di maratona, dove si è piazzato 3°, si è distanziato dagli altri di quasi 20 punti, situazione difficilmente ribaltabile nei coni tanto da permettergli di affrontare il percorso con serenità: a nulla è valso un abbattimento e qualche penalità sul tempo: ormai era predestinato a vincere l’oro.
Anche l’argento del 34enne svizzero Marcel Luder non è stato un fulmine a ciel sereno. Infatti nel test event di luglio aveva già vinto sia la maratona che la prova coni, piazzandosi 2° nella classifica finale. E’ stato il padre, guidatore e allevatore di Franches Montagnes, a lanciarlo nell’agonismo ed i suoi cavalli sono stati allevati per così dire “in casa”. Da notare che la sua vittoria nelle due prove ad ostacoli hanno completamente ribaltato il risultato meno eclatante ottenuto nel dressage, facendolo risalire dal 29° posto iniziale alla conquista della medaglia d’argento.
Del vincitore della medaglia di bronzo, il 43enne olandese Erik Evers, si hanno poche notizie. E’ alla sua prima partecipazione ad un mondiale e quest’anno aveva ottenuto con i suoi KWPN un promettente secondo posto a Windsor, classificandosi 9° e 10° rispettivamente a Kronenberg e a Beekbergen. Un ottimo esordio, non c’è che dire!

Passerella d’onore per la squadra vincitrice, l’Ungheria (photo credit Krisztina Horvath/Hoefnet)
Passando alla classifica a squadre, la performance superlativa di Martin Hölle è stata affiancata dai buoni risultati ottenuti dagli altri due ungheresi György Fekete Jr. (12° individuale, 35 anni, già membro della squadra ungherese vincitrice dell’oro nel 2021 ) e Kristof Osztertag (19° individuale, 31 anni, già vincitore con la squadra ungherese di un argento e di un bronzo), ognuno dei quali ha dato il suo apporto come secondo risultato valido per la formazione del risultato finale, ovvero l’oro a squadre.
La compagine svizzera, oltre al magnifico risultato di Marcel Luder, ha potuto avvalersi degli altrettanto buoni piazzamenti ottenuti dalla famiglia Ulrich, con papà Werner (7° individuale, 64 anni, fino al 2016 guidatore di tiri a quattro, noto agli appassionati italiani per aver vinto l’oro ai WEG 1998 di Roma) e figlio Stefan (8° individuale, 25 anni, alla sua prima medaglia ai mondiali), bissando l’argento a squadre ottenuto per l’ultima volta nel 1995.
Il bronzo a squadre è andato invece alla Germania, che ha mantenuto il terzo posto in classifica dalla prima prova in poi. Merito di Marco Freund, (6° individuale) con 3 risultati validi ai fini del punteggio finale, di Dennis Schneiders (5° individuale), che ha contribuito con le sue buone prestazioni in maratona e coni, e di Anna Sandmann, il cui ottimo risultato di 48,82 nel dressage che le è valso il 4° posto nella prova, è stato determinante per il successo della squadra.

Eccoli i campioni da battere tra due anni: (a sx) gli ungheresi Martin Hölle, György Fekete Jr. e Kristof Osztertag; (a dx in alto) gli svizzeri Marcel Luder, Werner Ulriche e Stefan Ulrich; (a dx in basso) i tedeschi Anna Sandmann, Marco Freund e Dennis Schneiders, qui con i rispettivi Capi Equipe (photo credits Krisztina Horvath e FEI)
Purtroppo è stato un anno nero per la Francia che, seconda dopo la maratona, ha visto sfumare nei percorsi coni ogni speranza di vincere una medaglia. Da notare a proposito del concorrente francese Franck Grimonprez, 2° nel dressage alle spalle di Hölle, come anche un grande campione possa incorrere in due errori di percorso corretti durante la maratona, collezionando 40 punti di penalità che lo hanno fatto scivolare dall’Olimpo alla 69^ posizione dopo le prime due prove. Così è lo sport: anche le giornate NO vanno messe in conto!
L’arrivederci al Haras du Pin è per la seconda metà di settembre 2024, quando andrà in scena il Campionato del Mondo di Attacchi Singoli, ricordando che con l’occasione al Haras ci sono tante cose da ammirare!

L’Haras du Pin è anche tutto questo! (foto di Doriana Mino)
Per le immagini segnaliamo il sito di Swingletree Photography che ci ha fornito le foto professionali inserite in questo articolo. Per ogni concorrente ne sono state scattate un numero consistente che possono essere visionate a questo link
Un particolare ringraziamento anche alla super-efficiente e zelante Doriana Mino che ci ha fornito tutte le altre foto qui pubblicate a perenne ricordo di un grande evento del quale è sempre un onore far parte.
Classifiche finali a titolo individuale