“Niente piede, niente cavallo”
“No foot, no horse”: chi non ha mai sentito l’antico proverbio inglese? Ebbene, l’usanza di ferrare i cavalli è valida a tutto’oggi, sia che si sia usato il cavallo in passato vuoi per sopportare l’ingente peso di un cavaliere con tanto di armatura vuoi per compiere lunghi tratti di strada come unico propulsore di pesanti mezzi di trasporto. Oggi il cavallo viene impiegato principalmente per lo sport o per il trekking, montato o attaccato: la ferratura è una pratica trasversale che interessa tutti in un’ottica di benessere del cavallo. Nonostante la recente diffusione di teorie che privilegiano il cavallo sferrato, la cui applicazione è rimasta in ogni caso entro limiti molto modesti e senza sufficienti testimonianze della sua efficacia nella salvaguardia del benessere del cavallo – anche perché bisognerebbe poter chiedere il parere direttamente al cavallo – l’ampia diffusione della ferratura è suffragata dalla lunga esperienza raccolta in centinaia d’anni da parte di proprietari ed utilizzatori, veterinari e maniscalchi che possono facilmente testimoniare come, soprattutto data la natura dei terreni di cui disponiamo oggi e la necessità di stabulazione, i ferri forniscano una protezione la cui assenza limita fortemente l’impiego del cavallo e la garanzia di una sua vita lunga, sana e felice.
Sempre per rimanere in tema di tradizione, c’è un’antica filastrocca inglese che recita: “For want of a nail the shoe was lost. For want of a shoe the horse was lost. For want of a horse the rider was lost. For want of a rider the battle was lost. For want of a battle the kingdom was lost. And all for the want of a horseshoe nail”. (Tradotto: Per la mancanza di un chiodo un ferro fu perso, per la mancanza di un ferro il cavallo fu perso, per la mancanza di un cavallo la battaglia fu persa, per la mancanza di una battaglia il regno fu perso. E tutto per la perdita di un chiodo del ferro).
A questo punto sorge spontanea la curiosità sulla collocazione storica delle origini dei ferri di cavallo e relativi chiodi e questo ha dato modo al nostro studioso per eccellenza, il sig. MARCO ZANE, di documentarsi nella sua immensa collezione di volumi antichi, alla ricerca di dati inconfutabili e conferme.
Ecco quindi che vi proponiamo oggi, quale insolito regalo per le prossime feste pasquali, un’interessante lettura volta ad arricchire l’indispensabile bagaglio culturale di chi si picca di essere un “uomo di cavalli”. La minuziosa ricerca del sig. Zane, di cui riportiamo a seguire solo alcune pagine, viene allegata in calce nella sua interezza, soprattutto per comodità di stampa.
Monografia di Marco Zane su “Il piede del cavallo”