Mancano ormai pochi giorni al 6 maggio 2023 quando le campane suoneranno a festa per la cerimonia di incoronazione di Re Carlo III e della Regina Camilla, un evento del quale già si pregusta la stessa spettacolarità che ha caratterizzato tutte le maggiori solennità ufficiali della corona britannica, ultimo baluardo dell’antico sfarzo monarchico.

A dire il vero re Carlo III non avrebbe neppure bisogno di essere incoronato, in quanto è già stato ufficialmente acclamato re ed è, per così dire, entrato in servizio, tre giorni dopo la morte dell’augusta madre, tanto è vero che anche Edoardo VIII regnò senza mai essere stato incoronato. Ma come la mettiamo con la tradizione che ha tenuto incollato agli schermi televisivi il pubblico di mezzo mondo ad esempio in occasione del matrimonio del principe William con Kate Middleton? In tali cerimonie si sa che carrozze e cavalli occupano prepotentemente la scena e quindi qualche anticipazione è doverosa.

La tradizione va dunque rispettata – ma fino a che punto? Agli occhi del pubblico tutto ricalcherà schemi già visti e rivisti, ma per chi si occupa di carrozze una novità c’è, e non da poco.

I reali percorreranno infatti il tragitto di andata da Buckingham Palace fino all’Abazia di Westminster nella cosiddetta “Processione del Re” – più modesta rispetto a quella successiva alla cerimonia – a bordo del Diamond Jubilee State Coach, l’ultima carrozza entrata a far parte della collezione dei reali inglesi e in uso solo dal 2014. Ebbene, nonostante l’aspetto decisamente tradizionale, questa carrozza di gala ha subito una profonda evoluzione in chiave super-tecnologica. Vi sveliamo alcuni particolari che non potranno fare a meno di sorprendervi. Partiamo però dall’inizio.

 

Il DIAMOND JUBILEE STATE COACH, ultima aggiunta alla collezione delle Royal Mews

Diamond Jubilee State Coach (photo credit Grahamedown da Wikipedia/dominio pubblico)

Quello che ora è ufficialmente designato come il Diamond Jubilee State Coach nacque come State Coach Britannia ed era destinato ai festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno della regina Elisabetta II nel 2006.

La carrozza è opera di un australiano, Jim Frecklington, che per molti anni era stato alle dipendenze della corona inglese e che, ritornato in patria, ne progettò la costruzione a titolo personale come omaggio alla regina. Jim Frecklington ne aveva già costruita una nel 1988, nota come l’Australian State Coach, ma quella era stata commissionata dalla regina ed era stata ultimata in soli 11 mesi di lavoro.

Per la nuova carrozza il costruttore ricevette $ 250.000 dal governo australiano ma questi non potevano ovviamente essere sufficienti per terminare il progetto e quindi si iniziò una raccolta di fondi privati che fecero dilatare i tempi di costruzione di svariati anni, non da ultimo perché gli investitori vollero in qualche modo essere ricambiati chiedendo di inserire nella costruzione materiale proveniente da vari artefatti legati alla storia della Gran Bretagna, e per mettere d’accordo tutti… Pare che alla fine il Coach sia costato 4,5 milioni di dollari, è stato acquisito dal Royal Collection Trust inglese grazie da una donazione privata che ne permise il completamento ed il trasporto in Gran Bretagna ma se venisse venduto oggi la stima si aggira intorno al doppio della cifra spesa.

La carrozza entrò definitivamente nelle scuderie reali nel 2012 e da allora è stata usata solo per trasportare la regina, sola o in compagnia di membri della famiglia o di capi di stato in visita ufficiale, la prima volta nel 2014 per l’apertura del Parlamento.

 

Caratteristiche peculiari di un’opera antica e moderna al tempo stesso

Se l’estetica parla vistosamente di tradizione, molte sono le concessioni alla tecnologia moderna, volte a rendere la carrozza molto più confortevole e in linea con il periodo di costruzione, senza voler scimmiottare ciò che appartiene ad altre epoche dove le conoscenze di tecniche e materiali erano ben diverse.

Innanzitutto, a differenza di tutte le sue precorritrici in legno, la cassa è in alluminio, cosa che le conferisce maggiore robustezza e stabilità.

In quanto agli optional, i finestrini delle portiere scorrono elettricamente, è dotato di impianto di illuminazione e di riscaldamento/aria condizionata.

All’esterno sei stabilizzatori idraulici impediscono l’ondeggiamento della cassa ai cui lati quattro sospensioni con molle a C in acciaio tubolare opportunamente camuffati con l’impiego di foglia d’oro provvedono ad un molleggio piacevole. Le ruote, progettate da Terry Sainty, famoso campione australiano di “drag-racing”, sono fabbricate usando proprio quei materiali e quella tecnica che hanno permesso alle auto di stabilire il record del mondo di velocità ed ottenendo manufatti estremamente robusti e leggeri in alluminio aeronautico.

(a sinistra, all’esterno) Corona scolpita con il legno dell’ammiraglia HMS Victory di Nelson, sistema di illuminazione, pannello dipinto con l’emblema del re. (a destra, all’interno) Particolari della tappezzeria e dell’inserimento di reperti da oltre 100 luoghi o legati a persone di primaria importanza per il regno

La carrozza, nonostante le concessioni alla modernità, può tuttavia essere considerata un piccolo museo su ruote. Infatti nelle intenzioni del costruttore doveva racchiudere la storia e il patrimonio del Regno Unito incorporando materiale proveniente da edifici storici, navi e altri manufatti britannici affinché risultasse una rappresentazione particolarmente ampia di grandi eventi, figure e oggetti di oltre 1000 anni di storia, elementi direttamente correlati a più di trenta re e regine d’Inghilterra, Scozia e Irlanda e ai personaggi più influenti della Gran Bretagna. Ad esempio la corona dorata sopra l’imperiale è stata scolpita nel legno di quercia proveniente dall’ammiraglia di Lord Nelson, la HMS Victory, costruita intorno al 1760. L’interno di questa è stato predisposto per alloggiare una telecamera in grado di riprendere la scena circostante da una posizione privilegiata. L’intera modanatura decorativa interna alla carrozza, che fa da cornice alle parti in tappezzeria dei sedili e delle portiere in seta color paglierino, è costituita da una lunghissima serie di piccoli quadrati in legno, tutti identificati da targhette in ottone, provenienti ad esempio dalla Torre di Londra, dall’Abbazia di Westminster, dalla Cattedrale di St Paul, dal Castello di Edimburgo e da tutti gli altri castelli di proprietà della monarchia, da chiese, navi, reperti di battaglie storiche – ad esempio Waterloo – e oggetti legati a tantissimi personaggi famosi tra cui Shakespeare e Darwin, oppure ricavati dalle basi antartiche del Capitano Scott e di Sir Ernest Shackleton nonché uno in particolare ricollegabile a Sir Isaac Newton, il cui melo diede origine all’idea sulla legge di gravità e che non poteva mancare in questa collezione. Così anche i braccioli erano parte dell’arredamento dello Yacht Britannia. In tutto sono oltre 100 i particolari di provenienza da fonti certe.

Il Diamond Jubilee State Coach tirato da sei cavalli guidati alla D’Aumont (photo credit Michael-Garnett/attribution CC BY-NC-SA-2.0-e1682327060554)

Infine la decisione di re Carlo di servirsi del Diamond Jubilee State Coach per il primo trasferimento è stata dettata dal desiderio di incorporare nella cerimonia un elemento di provenienza del Commonwealth, non solo per il luogo di costruzione, ma anche per gli innumerevoli particolari, facenti parte dei doni ricevuti dai reali britannici da parte di nazioni appartenenti a quella sfera, come ad esempio il Canada. Per analoghe ragioni di inclusione, durante la cerimonia una parte dei canti sarà in gallese, verrà suonata musica greco-ortodossa in ricordo del padre, Principe Filippo che di quel paese era originario e si esibirà anche un coro gospel.

Per gli amanti delle cifre, il Diamond Jubilee State Coach è lungo circa 5 metri e mezzo, alto 3 metri e pesa più di 3 tonnellate.

 

Dopo l’incoronazione la tradizione si ripete con il GOLD STATE COACH

Gold State Coach

Terminata la cerimonia all’interno dell’Abazia di Westminster, la coppia reale ripercorrerà in senso inverso lo stesso tragitto, di soli 2 km rispetto agli 8 km percorsi da Elisabetta II nel lontano 1952, salendo a bordo del Gold State Coach, l’enorme cocchio dorato, per quella che viene detta la “Processione di Incoronazione”.

Si tratta di un ammirevole capolavoro dotato di sculture elaborate ricoperte da foglia d’oro e pannelli rivestiti di pitture: una vera opera d’arte.

Usata per la prima volta da Re Giorgio III per l’apertura del Parlamento nel 1762, ha accolto a bordo per la cerimonia di incoronazione tutti i monarchi britannici a cominciare da re Guglielmo IV nel 1830 per terminare nel 1926 con la regina Elisabetta II. In considerazione dell’età, del peso e della limitata manovrabilità, il suo impiego è stato riservato solo alle occasioni più importanti come appunto le incoronazioni, i matrimoni reali e i giubilei del re o della regina. Disegnata da William Chambers e costruita dal carrozziere londinese Samuel Butler, risale agli anni intorno al 1760 ed è al terzo posto per vetustà nel patrimonio di carrozze conservate nel Regno Unito, la seconda se si considerano solo quelle in grado di viaggiare.

I pannelli furono dipinti da Giovanni Cipriani e le sculture dorate che decorano l’esterno comprendono tre cherubini sull’imperiale che rappresentano l’Inghilterra, l’Irlanda e la Scozia, mentre i tritoni ai quattro angoli stanno a significare la potenza imperiale britannica. La cassa è appesa a cinghioni in cuoio marocchino, dello stesso colore dei finimenti dei cavalli, fissati con fibbie dorate e senza ulteriore molleggio. La tappezzeria all’interno è in velluto e seta di colore rosso. In origine veniva guidato dalla serpa e solo successivamente si passò alla guida alla D’Aumont con i cavalli che, dato il peso, possono procedere solo al passo.

Una delle caratteristiche che ne limitano molto l’uso è la conclamata scomodità per i passeggeri. Re Gugliemo IV, da buon ufficiale navale, la paragonava alla sensazione di chi, a bordo di una nave, viene “sballottato nel mare in tempesta”. La regina Vittoria si lamentava della sconfortante oscillazione della cassa, non solo in avanti e indietro, ma anche in senso trasversale, mentre re Giorgio VI definì il trasferimento da Buckingham Palace all’Abazia di Westminster per la sua incoronazione come “uno dei passaggi più scomodi mai provati nel corso della sua vita”. Pur non ovviando al poco incoraggiante scricchiolio di tutte le parti della carrozza, Re Giorgio VI, subito dopo la seconda guerra mondiale, ordinò la gommatura delle ruote fino ad allora dotate di cerchioni in ferro, il che ne migliorò leggermente la comodità per i passeggeri. Ciononostante, pochi anni dopo, nel 1953, la regina Elisabetta II non disdegnò di affermare che viaggiare a bordo di quella magnificenza era “orribile” e “per niente confortevole”. In ogni caso la manutenzione del Gold State Coach è continua, garantendone una condizione ottimale per l’utilizzo, anche se poco frequente, soprattutto se si pensa che per uscire dalla rimessa reale ogni volta deve essere tolta una parete con tanto di finestra e spinta fuori dall’edificio da 20 membri dello staff.

Alcuni particolari del Gold State Coach (in senso orario): uno dei 4 Tritoni che ornano le ruote, l’interno in velluto e seta color rosso, pannello centrale della cassa dipinto da Giovanni Cipriani, particolare dei finimenti del tiro a otto

In cifre, il Gold State Coach pesa 4,5 tonnellate, è lungo 7,3 metri e alto 3,7 metri. Sarà accompagnato durante la processione da 6.000 membri delle forze armate, da personale dipendente proveniente da ogni angolo della Gran Bretagna e del Commonwealth, mentre migliaia di veterani e 450 rappresentanti di associazioni caritatevoli potranno seguire l’arrivo del corteo da una piattaforma loro dedicata davanti a Buckingham Palace: sembra che si stia parlando di una quantità enorme di persone implicate, ma in realtà i numeri sono molto inferiori ai 16.000 partecipanti che accompagnarono la Regina Elisabetta II lungo gli 8 km che la riportarono in circa 45 minuti a palazzo dopo l’investitura.

 

I CAVALLI e i loro addetti

Entrambe le carrozze verranno guidate alla D’Aumont, il Diamond Jubilee State Coach da 6 cavalli, il Gold State Coach da 8 cavalli, tutti definiti come “WINDSOR GREY”. In effetti non si tratta di una particolare razza ma vengono selezionati tra esemplari di Cleveland Bay e razze tedesche o olandesi, per il loro temperamento e ovviamente per il tipico mantello grigio. Questi sono diventati i cavalli ufficiali della corte inglese a partire dal 1920, quando andarono a rimpiazzare i “Royal Honoverian Creams”, cavalli di razza Hannover con un rarissimo mantello color caffelatte, coda dai crini arricciati e profilo montonino. In occasioni meno importanti e con carrozze di minore prestigio, vengono impiegati cavalli bai di razza Cleveland Bay, l’ultima razza di cavalli mezzosangue tuttora allevata nel Regno Unito.

In alto il tiro a sei del Diamond Jubilee State Coach, che può procedere al trotto e quindi non è attorniato da personale a piedi, in basso il tiro a otto del Gold State Coach che rimane sempre al passo e si avvale di un gran numero di aiutanti a piedi

I cavalli vengono dapprima addestrati sotto la sella e tuttora, se si passeggia in St. James’s Park alle 5 di mattina, è possibile vederli passare per la loro sgambatura giornaliera.

L’oro e il rosso predominanto non solo nel Gold State Coach, ma anche nelle uniformi di tutti coloro che ricoprono una funzione ben precisa in relazione all’attacco (fonte Royal Collection Trust)

Nel caso del Gold State Coach, un particolare che pochi hanno notato è la dotazione, per ogni jockey, di una specie di bastone da passeggio con un uncino in fondo: in caso di bisogno, serve a tenere sollevata in curva la tirella. In quanto al freno, dietro a questa carrozza procederà al passo l’ultimo discendente di quattro generazioni della famiglia Oates che ha svolto mansioni legate ai grandi eventi dei monarchi inglesi, dal trisavolo che prese parte all’incoronazione di Giorgio VI, al nonno presente all’incoronazione di Elisabetta II, al padre che operò durante il giubileo d’argento di quest’ultima nel 1977 e adesso Martin Oates che ricoprirà in questa occasione la funzione di “brakeman” (l’uomo-freno). Essa consiste nel controllare che il cocchio, in posizione di arresto, non avanzi e non indietreggi.

In quanto all’attuale capo cocchiere, Matthew Power, afferma che in simili occasioni gli si rizzano i capelli per tutti gli imprevisti che possono rovinare l’evento anche se i cavalli sono stati selezionati per temperamento e perfettamente addestrati.

A parte i jockey, per tradizione con i capelli corti, senza baffi né barba, accanto ai cavalli che procedono al passo camminano 8 groom, mentre a fianco della carrozza procedono 6 valletti e 4 guardie del corpo.

Il monumento ai Windsor Grey Storm e Daniel, inaugurato nel 2014 a Windsor alla presenza della famiglia reale

Una curiosità: due dei Windsor Grey molto amati dalla regina Elisabetta e diventati beniamini del pubblico, Storm e Daniel, che hanno tirato anche la carrozza in occasione del suo giubileo di diamante, sono andati in pensione all’età di 20 anni e ora scorrazzano nei verdi prati di Windsor. Lì, sul lungo e famoso rettilineo che conduce al castello, è stato inaugurato nel 2014 un monumento, opera dello scultore Robert Rattray, che li ritrae in grandezza naturale, con tanto di finimenti da attacco, quale ringraziamento per il lungo e proficuo servizio prestato. Tutti i cavalli dei regnanti inglesi appartengono al popolo che, riconoscendo in loro l’assoluta affidabilità e il carattere dolce e mite nonostante la loro robustezza, è sicuro che, come erano entrati nel cuore della regina, presto saranno i beniamini anche della popolazione che farà loro visita.

L’invito ufficiale alla cerimonia di incoronazione che vedrà, nella sola Abazia di Westminster, oltre 2.000 presenze

 

Lo SPETTACOLO

Dato che lo splendore spinto ai massimi livelli non può essere descritto efficacemente a parole, ma va visto in tutta la sua magnificenza perché rimanga impresso indelebilmente nella mente di chi vi assiste, non ci addentriamo in ciò che sarà oggetto della diretta televisiva, dove verranno svelati anche tutti i gossip su chi c’è e chi non c’è, sull’opportunità o meno di certi abbigliamenti, sulle critiche seppur velate di chi trova sempre qualcosa da ridire: a questo punto cessa la nostra anteprima.  Lasciamo ad altri il racconto di tutto quanto esula dagli argomenti trattati su queste pagine che si concentrano su esseri viventi dove le news, più o meno fake, non attecchiscono.

Dopo che per settimane, nel pieno della notte, si sono svolte le prove delle varie manovre, per non lasciare nulla al caso, a Buckingham Palace tutto è pronto per il grande evento