Attenzione, rallentare: cavalli al lavoro in vigna! Procedere adagio!
Un modo di dire che per forza di cose va aggiornato al presente è “La pratica vale più della grammatica”, e l’esempio pratico ci viene fornito oggi da questo stage organizzato da Roberto Di Filippo e Daniele Cardullo presso la “Cantina Plani Arche s.s.” situata sulla Strada Fontenuovo Piano Tevere – Perugia. L’aggiornamento doveroso riguarda la collaborazione o se preferite la sinergia, tra chi manualmente lavora la terra e suda insieme all’amico cavallo svariate ore al giorno e il Professore universitario che dopo aver raccolto i dati comunica se vale la pena continuare su questa strada e se ci sono miglioramenti da apportare.
Oltre 30 persone provenienti da diverse regioni italiane si sono presentate il 4/5 febbraio 2023 per assistere e vivere di persona questo appuntamento: tra di loro imprenditori agricoli, studenti universitari e proprietari di cavalli. La bella giornata di sole, favorita dalla location panoramica del posto, ha fatto da cornice a questo incontro non solo tra appassionati vogliosi di sapere, ma anche ad alcuni professionisti che già da anni lavorano le loro piccole aziende con la trazione animale. L’azienda vitivinicola Plani Arche di Roberto Di Filippo e l’azienda agricola dedita all’orticoltura di Francesca Zucchini di Terontola AR, hanno messo a disposizione dei partecipanti terre, attrezzature e due magnifici cavalli Comtois, Bebè e Diamante.

Ai numerosi presenti e interessati, Roberto illustra un’altra attrezzatura utilissima come l’avantreno a trazione animale, un piccolo e leggerissimo attrezzo che potremmo definire paradossalmente “trattore a due cavalli”.
Terminati i saluti e convenevoli, si inizia. Il primo a salire in cattedra è il titolare della Cantina Plani Arche, Roberto Di Filippo che illustra le metodologie di queste lavorazioni a redini lunghe con trazione animale e relativi vantaggi. Roberto, titolare di un’altra azienda simile, posizionata in Romania, dove l’utilizzo del cavallo è abbastanza usuale, rassicura tutti gli intervenuti che l’impresa è possibile, con i piedi e la testa puntati sul posteriore del cavallo sì … è possibile! Come confermato da anni in esperienze simili in Europa e altre nazioni, questo comparto della trazione animale interessa esclusivamente tre settori: lavorazioni in vigna, orticultura e lavori boschivi. Considerata l’importanza dell’argomento e per evitare i soliti discorsi da “bar sport” ai quali siamo tristemente abituati, lasciamo la parola a Roberto Di Filippo che ci fa una rapida e precisa sintesi di quanto si è detto.
“Siamo agricoltori da due generazioni ed abbiamo trascorso lunghe giornate di lavoro per le vigne in tutte le stagioni. Sappiamo, perché lo abbiamo vissuto, che dietro una bottiglia elegante e magari presentata in un ambiente patinato, c’è il lavoro nei campi, a volte in splendide giornate soleggiate a volte in giornate fredde e fangose. Tutto questo va in contrapposizione all’aspetto edonistico che oggi prevale nel mondo del vino. Per questo motivo vogliamo legare l’immagine dei nostri vini ai terreni da cui derivano e da cui prendono le caratteristiche. Il terreno non è il solo elemento a caratterizzare le uve e quindi i vini, è importante anche il lavoro e le scelte dell’uomo che influenzano la qualità dell’uva.
I cavalli in vigna: abbiamo introdotto da qualche anno l’utilizzo dei cavalli da lavoro, un po’ per il loro fascino ma anche perché hanno dei vantaggi sull’utilizzo dei trattori: sicuramente annullano il compattamento del terreno ed hanno una potenza sufficiente a lavorare superficialmente il terreno, come dovrebbe essere fatto nella vigna. L’utilizzo non è comunque così semplice, visto che abbiamo perso l’abitudine di usarli per i lavori in campagna: negli ultimi 50 anni i cavalli sono stati selezionati per la loro bellezza o produzione di carne, perdendo gran parte di quegli esemplari più adatti al lavoro. L’aspetto più importante di questo progetto è quella di lavorare con questi stupendi animali estremamente sensibili, autentiche meraviglie della natura con qualche milione di anni di evoluzione. Più razionali di così …”

Daniele Cardullo mentre addestra alcuni cavalli che saranno poi utilizzati per il traino e il lavoro a redini lunghe nei campi. Anche in questo caso indispensabile come primo approccio la consulenza dell’addestratore e Tecnico di Attacchi: il “fai da te” è una strada che porta velocemente in una corsia di ospedale con le ossa rotte!

Roberto e Daniele illustrano le attrezzature e metodologie per il loro utilizzo. Anche noi ribadiamo il concetto: “NO al fai da te!” infatti in basso vedete un’attrezzo con una ruota diversa dal solito: non dovete pensare che il fabbro che l’ha costruita si sia sbagliato a farla così, c’è un motivo chiaro e preciso derivato dallo specifico utilizzo. Quale? Prenotatevi per il prossimo stage pratico e lo imparerete perché dentro i moderni PC le “povere App” sono ancora troppo ignoranti per dirvelo!
Il “motore” Cavallo
Daniele Cardullo non ha bisogno di troppe presentazioni; un passato da agonista con gli attacchi in Fitetrec-Ante, promotore del 90% delle attività inerenti gli attacchi nel Centro-Italia, Giudice, Tecnico e Istruttore di attacchi, ex-responsabile per una decina di anni della disciplina. Presso la sua Azienda Agricola produce e commercializza ortaggi e ogni tanto lo troviamo sotto mentite spoglie nei panni di un consumato attore cinematografico in diversi film e documentari storici.
Ce n’è abbastanza per potersi fidare di quello che dice, e Daniele inizia a presentare e illustrare ai convenuti le varie tipologie di imboccature (morsi) e finimenti che meglio si adattano a queste lavorazioni. Il passato da agonista con le classiche carrozze da “maratona” è indispensabile per poter meglio illustrare le caratteristiche di queste lavorazioni agricole perché in questi frangenti non conta la velocità e la potenza, dove a prevalere sarebbe il trattore, ma conta la precisione, il passo tranquillo e l’andatura costante. Siamo di fronte ad una delle doti più importanti del cavallo che per antonomasia e nei fatti è un “abitudinario”, di conseguenza se un lavoro gli viene insegnato correttamente in giovane età, non lo dimenticherà mai più e, come dice con cognizione di causa Daniele, sarà il nostro prezioso “collaboratore”. Siamo di fronte ad una riproposizione del passato perché per oltre un millennio ogni lavoro della terra cessava se non c’era la presenza di uno o più animali a dare man forte all’agricoltore il quale era attentissimo e premuroso nei confronti del suo fidato e robusto compagno lavoratore!

Daniele Cardullo illustra i finimenti necessari che deve indossare il cavallo che lavora nel campo; in questo lavoro è assistito, come vediamo dalle immagini, dal Dott. Veterinario Vittorio Di Matteo. Se escludiamo le solite eccezioni e l’input per cui ognuno con il suo cavallo-oggetto fa ciò che gli pare, per il cavallo ferri sotto gli zoccoli e imboccatura con filetto spezzato, volendo con il tempo l’antica “nasiera” utilizzata per centinaia di anni dai carrettieri

Nei mesi estivi, quando Assisi e dintorni brulicano di turisti, Daniele Cardullo ha allestito uno dei suoi Break Wagonette con un piccolo tavolo per rilassanti degustazioni di vini e prodotti locali, al tranquillo passo della sua pariglia di cavalli.
CANTINA PLANI ARCHE s.s. – Strada Fontenuovo Piano Tevere n. 7 – Perugia
Contatti: elena.planiarche@gmail.com www.planiarche.it
Degustazione vini e spuntino in allegria
Sopra la collina nel prato antistante i locali della Cantina Plani Arche si odono in lontananza i dodici rintocchi di qualche campanile (forse) della vicina Assisi che si staglia nitida in lontananza davanti ai nostri occhi; riassumendo: è ora di posizionare i piedi sotto la tavola e “attaccare” coltello e forchetta alle mani. Scherzosamente Roberto Di Filippo, prima di fare accomodare i partecipanti nel locale adibito alla ristorazione, comunica: “Vi siete portati il vino da casa?” – era uno scherzo! Non capita tutti i giorni di poter pasteggiare degustando questi pregiati vini che racchiudono aromi, profumi e sapori che solo chi imbottiglia e produce con passione può proporre con giusto vanto.
Un’esclusiva che ci ha proposto Roberto e della quale vi vogliamo rendere partecipi, è rappresentata da due grandi botti in terracotta interrate che racchiudono del mosto di vino. Le anfore devono avere una certa dimensione (né troppo grandi, né troppo piccole) e il vino fermenta sotto terra per 4/6 mesi. Le bucce degli acini dell’uva lentamente si depositano sul fondo e daranno poi il colore al vino. Roberto Di Filippo è alla sua prima esperienza ed i risultati li vedremo in primavera all’apertura delle anfore; speriamo che, anche se a numero chiuso e su prenotazione … ci inviti alla prima degustazione! Roberto poi non è andato alla cieca in questo progetto, infatti questa tecnica di produrre vino di alta qualità in anfore interrate è antico di 6000 anni ed è una usanza tipica della Georgia, piccolo stato indipendente ai confini di Russia e Turchia che si affaccia sul Mar Nero. Gode di un clima temperato ed ancora oggi il 50% della popolazione è impegnata in agricoltura con grandi appezzamenti di terreno coltivati a vigna, agrumi, cereali e tè. Vocato da tempo per le villeggiature dei benestanti russi, sta cercando a fatica di ritagliarsi fette di buon turismo. Ha dato i natali ad un personaggio famoso: Vissarionovic Dzugasvili (Stalin).

Interramento e riempimento delle botti

DIAMO RETTA A … CONSUELO CASSICCI !
Tra i convenuti abbiamo conosciuto anche due persone che da anni frequentano sia Roberto che Daniele e producono nelle rispettive aziende varie tipologie di prodotti: Federico Buonacucina di Foligno che lavora dal 2017 la sua azienda di ortaggi con due cavalli TPR (Tiro Pesante Rapido) ed Emanuele Giorgetti che presso la sua Azienda a Montefalco (PG) lavora da oltre sette anni con un cavallo TPR. Nella sua azienda troviamo oliveto, frutteto e vigneto.

Nella foto da destra: Roberto Di Filippo, Federico Buonacucina, Emanuele Giorgetti
A pancia piena si lavora meglio
Tra i partecipanti “interessati” figurano anche persone che già posseggono uno o più cavalli e in stretta correlazione con i prodotti che vorranno coltivare chiedono consigli sulla tipologia di attrezzature da usare, come utilizzare queste attrezzature e con quali finimenti. Roberto e Daniele sono entrati in possesso di un raro finimento utilizzato dagli “Amish” d’America i quali vantano una grandissima esperienza nel settore e sono in condizione di dare a tutti il consiglio giusto. Tante le donne presenti che non si sono tirate indietro in queste dimostrazioni pratiche, forse consapevoli che quando di tratta di maneggiare con la giusta pressione redini e imboccatura del cavallo non sono seconde a tanti coetanei del sesso forte. Al termine di questi due giorni di teoria e pratica, la raccomandazione che con il cuore in mano proviene dalle bocche di Daniele Cardullo e Roberto Di Filippo è di non procedere con il fai da te o qualche racconto polveroso del bisnonno: purtroppo erano altri tempi che non torneranno più e al momento vincerà la sfida chi saprà adattarsi al presente (indietro non si torna!).
Alcune domande che muovono la curiosità dei lettori: risponde Roberto Di Filippo
Le lavorazioni del terreno: hanno diversi scopi, uno è quello di controllare le erbe infestanti che andrebbero in competizione con la vite e ne diminuirebbero la forza, ma allo stesso tempo sono utili ad arricchire il terreno di sostanza organica, non vanno quindi eliminate, ma controllate. Un altro scopo è quello di arieggiare il terreno e rompere lo strato duro che si forma con il passaggio dei trattori. Noi cerchiamo un equilibrio lavorando il terreno quando necessario, lasciamo parte della vigna inerbita per un arricchimento di sostanza organica oltre che di insetti di ogni tipo. Non dimentichiamo che lavorare con i trattori vuol dire anche consumare carburanti e compattare il terreno, abbiamo introdotto quindi i cavalli da lavoro (al momento in una parte dell’azienda) per diminuire questo problema. Inerbimento e sovescio: come già detto le erbe, se da una parte vanno in competizione con la vite, dall’altra hanno degli effetti benefici che non si fermano all’arricchimento in sostanza organica del terreno. Alcune erbe, in particolare le leguminose, arricchiscono il terreno di azoto, sostituendo una vera e propria concimazione; l’azoto che cedono è anche più stabile dei normali concimi (soprattutto quelli chimici) e viene utilizzato lentamente dalle piante. Le erbe possono addirittura sostituire le lavorazioni del terreno, perché con le loro radici smuovono e ammorbidiscono il suolo. Tra le piante migliori in questo senso ci sono le crucifere o le graminacee. Non meno importante è l’effetto che le erbe hanno sulla qualità dell’uva: possono influenzare aromaticamente il vino con le loro essenze. Di fatto l’inerbimento è una vera e propria arte, è uno dei modi più naturali per la gestione del suolo. Le oche in vigna, perché? In passato abbiamo suscitato la curiosità dei media per l’utilizzo delle oche nella vigna per pulirla dalle erbe infestanti. Continuiamo ad usarle in parte dei vigneti per continuare la sperimentazione e per avere comunque carne e uova di buona qualità per noi ed i nostri collaboratori. Siamo sempre alla ricerca di un equilibrio tra uomo-vigna-animali.

La sala conferenze gremita di aspiranti agricoltori con in alto la Dott.ssa Nicoletta Patrizi e sotto il Dott. Cesare Castellini
LE VOCI DALLE UNIVERSITA’ DI PERUGIA e SIENA
Un altro punto di forza interessante sotto tutti gli aspetti è stata la presenza dell’Università di Perugia – Facoltà di Scienze Agrarie – con il Docente Dott. Cesare Castellini e la studentessa Francesca Maria Ruggieri, la quale presenterà una tesi su questo argomento; presente anche la Dott.ssa Nicoletta Patrizi dell’Ecodinamics Group dell’Università di Siena.
I due professori, Nicoletta Patrizi e Cesare Castellini, dopo aver esaminato e valutato alcuni interessanti dati forniti a suo tempo da Daniele Cardullo e Roberto Di Filippo, hanno proposto al pubblico dei presenti le loro considerazioni tecniche le quali non si basano su impressioni o punti di vista, ma sono il frutto di dati e analisi precise confermate da fatti innegabili. E’ stato un piacere vedere il grande interessamento dei due professori nei confronti di una platea che oggi, 2023, in Italia racchiude due o forse cinque professionisti e un centinaio scarso di piccoli produttori, i quali con tutta la loro buona volontà difficilmente possono ribaltare le sorti dell’inquinamento globale, ma sappiamo benissimo che partendo con il piede giusto e senza fantasie si può arrivare lontano. Il destino delle energie fossili è oramai segnato ed ha fatto il suo tempo: ora è arrivata l’ora delle “rinnovabili” e nel nostro settore l’introduzione del bio-gas e fotovoltaico possono aiutare molto nel fornire una speranza di sviluppo per un prossimo futuro.

La svelta, rapida, efficente, nonchè braccio destro dell’Azienda; Consuelo Cassicci ci fa vedere come si veste e “attacca” un cavallo da lavoro. A differenza degli attacchi tradizionali più o meno eleganti, qui troviano due ripostigli in legno e ben coibentati all’aperto nelle immediate vicinanze, in modo da posizionare il tutto sul cavallo in pochi minuti. La praticità e utilità è doppia quando lo si deve svestire, infatti il cavallo sudato, se esposto per toppi minuti alle correnti d’aria, può avere grossi problemi di salute

Iniziano le varie lavorazioni del terreno con i vari allievi: in questa caso la vigna
Mentre scorrono le immagini continuiamo a fare domande a Roberto Di Filippo.
I trattamenti – In agricoltura biologica sono ammessi anticrittogamici a base di rame e zolfo, oltre all’utilizzo di batteri antagonisti alle malattie della vite. Nel tempo abbiamo messo a punto una tecnica che permette quasi di dimezzare i trattamenti, consentendo di diminuire il compattamento del terreno e diminuire la quantità di rame che è comunque un metallo pesante e al terreno a lungo andare non fa certo bene. Abbiamo sperimentato l’utilizzo del tè di compost (una soluzione ricca di batteri) sulle foglie che permette di controllare alcune malattie. Tutta la ricerca che stiamo facendo in azienda è comunque volta a mettere la pianta in condizioni di difendersi da sola dalle malattie e a diminuire i passaggi dei trattori in vigna.

CAVALLI “PART-TIME” – Facciamo presente che il cavallo “collaboratore & lavoratore” ha nel suo proprietario e amic0 un validissimo e intelligente “sindacalista” vecchio stampo, il quale lo farà lavorare sempre part-time a turni di 3/4 ore con altrettante ore di riposo. Il cavallo non è una macchina con pistoni, ma è più simile a noi esseri umani, e le regole che si applicano al mondo dei lavoratori vanno applicate anche a lui

Roberto e Daniele illustrano ai partecipanti le varie funzionalità di questo attrezzo multi-funzionale, trainato dal cavallo e in condizione di avere in dotazione diverse tipologie di attrezzature intercambiabili in base alle lavorazioni da effettuare

In tanti hanno voluto provare l’emozione del lavoro a redini lunghe
Daniele Cardullo ci ha comunicato alcuni nominativi di persone che hanno partecipato a questo Stage Teorico Pratico: Claudia Romanini, Vittorio Di Matteo, Rocco Grancioso, Adelina Giovannini, Gianni Tugliani, Cristiano Marenghi, Giulia Cenci, Carlotta Frattari, Valentina Dei, Silvia Geszler, Valerio Petricci, Laura Fiorani, Camilla Batolotti.

Tanti tra i presenti sono proprietari di cavalli da sella e da attacchi con una discreta manualità sull’uso delle redini e per loro (in futuro) unire l’utile al dilettevole potrebbe rappresentare un sogno che si avvera
Roberto Di Filippo
La vendemmia – In gran parte la raccolta viene fatta a mano, in cassette o in rimorchi a secondo delle necessità. Ricorriamo alla raccolta meccanica in casi di emergenza, quando le uve si stanno ammalando e vanno raccolte quanto prima: comunque non supera il 20% e la tendenza è di utilizzarla il meno possibile. I trattori: sono stati senz’altro una grossa innovazione del secolo scorso; oggi sicuramente nascondono qualche paradosso, soprattutto per coltivazioni come la vite che non hanno bisogno di grandi potenze, ma di precisione. Un trattore pesa facilmente dalle 2 alle 3 tonnellate ed ha una potenza che si aggira intorno ai 100 cavalli; a seguito della nostra esperienza possiamo dire che è sicuramente esagerato per molte delle lavorazioni che vengono fatte. Nella nostra azienda i problemi aumentano perché abbiamo dei terreni molto argillosi che si compattano diventando duri come la pietra in seguito ai passaggi con i trattori: da prove fatte si è visto che il terreno viene compattato fino a 60-100 centimetri di profondità; se consideriamo che l’80% delle radici sono nei primi 40 centimetri è ovvio che avremo un effetto negativo sulla vite! Non vogliamo trasformare i trattori in mostri: sono comunque delle meraviglie tecnologiche con più di un secolo di evoluzione che vanno razionalizzati.

Tra gli intervenuti troviamo una studentessa universitaria particolarmente interessata a queste tematiche: Francesca Maria Ruggieri. Da indiscrezioni raccolte pare sia al lavoro per presentare una tesi di laurea sulla “Trazione animale in agricoltura”
Roberto Di Filippo
Agricoltura biologica – Fin dall’inizio siamo certificati secondo le norme dell’agricoltura biologica: ormai per noi è un’abitudine a prescindere dalle tendenze del momento. Oggi è tra i modelli di agricoltura che meglio assecondano le esigenze della società moderna che chiede agli agricoltori di produrre buoni cibi, quanto più salubri possibile (quindi senza residui di pesticidi) e di produrli rispettando l’ambiente. L’agricoltura biologica rispetta questi 3 punti anche se non è l’unico modello in questo senso: anche un’agricoltura convenzionale fatta in maniera razionale rispetta quei principi. Non tutti hanno chiaro cosa sia l’agricoltura biologica, non possiamo qui spiegare il lungo disciplinare della Comunità Europea, ma possiamo comunque dire quale è il principio di base: tutto ciò che viene usato in agricoltura deve essere di provenienza organica o naturale e non di sintesi. Sono quindi ammessi concimi come lo stallatico, le alghe o i rifiuti organici, mentre sono vietati diserbanti e concimi chimici. Il regolamento è naturalmente più complesso ed in continua evoluzione perché non dimentichiamo che l’agricoltura biologica è comunque una convenzione sempre migliorabile.

Da svariati anni Consuelo Cassicci è la tutto-fare dell’Azienda Plani Arche, a dimostrazione che in lavorazioni di precisione come le vigne, la mano femminile sulle redini è particolarmente adatta.

Vogliamo chiudere con questa foto emblematica: tutti sorridono mentre sono al lavoro! E di questi tempi con quello che si vede e si sente, un sorriso è … merce rara!
A questo link troverete un album fotografico che illustrerà meglio di tante parole le due intense giornate di stage dedicate al cavallo in agricoltura. Buona visione!
Altri due articoli recenti che trattano le tematiche dell’agricoltura a trazione animale le troverete nei due link: