La Festa (solo) del Cavallo di Cherubine di Cerea anno 2022
Lara Fadini
È stata una domenica piena di appuntamenti quella appena trascorsa: alzabandiera, conclusione della Festa del Cavallo e Centro per la Carità. La mattina abbiamo assistito alla bellissima sfilata dei cavalli nel centro del nostro paese. Un grande grazie all’organizzazione, alla Fanfara della Polizia di Stato e ai Carabinieri della biodiversità di Belluno. Un pensiero in questa occasione va a Maurizio Cagalli, storico organizzatore della festa che ci manca molto. Nel pomeriggio, con il Sindaco Marco Franzoni e tutta l’amministrazione abbiamo accolto l’invito di Don Giuseppe Andriolo per il secondo anniversario dalla fondazione del Centro per la Carità “Madre Teresa di Calcutta” e per il 25° anniversario della sua morte.
L’Arena
La frazione di Cherubine piange per la scomparsa di Gilberto Faben, morto ieri all’età di 75 anni dopo una breve malattia. A Cerea Faben era conosciuto per il suo grande impegno nel campo ricreativo-culturale, storico membro dell’associazione di quartiere dei Cherubine, è stato assieme a Maurizio Cagalli, ex vicesindaco di Cerea deceduto all’inizio di quest’anno, e Giampaolo Brasioli, uno dei fondatori della storica «Festa del Cavallo» conclusasi pochi giorni fa. Con il suo impegno aveva contribuito a rendere la manifestazione uno degli appuntamenti più attesi dell’estate nella pianura veronese, portando non solo le grandi orchestre del liscio ma impegnandosi a rendere sempre più bella l’attesa sfilata di carrozze e cavalli della domenica, un appuntamento imperdibile per molti. Quest’anno a partecipare all’evento c’era anche la fanfara della Polizia di Stato. L’evento era stato intitolato alla memoria dell’amico Cagalli.
Cherubine
La “Festa del Cavallo” di Cherubine-Cerea anno 2022, 43^ Edizione.
Un ringraziamento doveroso e caloroso al tempo stesso, a tutti coloro che avvolti da un caldo soffocante hanno lavorato nelle cucine e intorno ai fornelli e bracieri. Qualche anno anno fa erano l’Associazione Genitori di Cherubine poi da quest’anno si è semplificato con Associazione Cherubine che sostanzialmente indica che da queste parti regna uno spirito di corpo ed un altruismo che difficilmente si trova da altre parti. Migliaia di persone durante gli otto giorni della Festa hanno affollato gli stand gastronomici alzandosi poi completamente soddisfatti del servizio e dei menù proposti sempre e solo a km-zero e con prodotti di prima qualità.
Arrivati a questo punto non c’è più nulla da dire, c’è solo da fare per colmare il vuoto rimasto. Adesso censuro la parola “Festa” e procedo a raccontare un po’ di cronaca di questo evento dedicato all’amico cavallo.
Tenuto conto della overdose di immagini che tempesta i centri nervosi della gente via internet, molte delle quali non corrispondono alla realtà dei fatti, ecco la dimostrazione pratica messa in atto dagli abitanti di Cherubine, di Cerea e dei tanti spettatori occasionali arrivati da più parti, i quali non si fidano più dei racconti fantasiosi di giornalai senza scrupoli, ma vogliono vedere con i loro occhi gli accadimenti reali. Vedere per credere.
Il corteo viene aperto dai Carabinieri a cavallo, a seguire la Fanfara a Cavallo della Polizia di Stato comandata dall’Ispettore Superiore Silverio Mariani, poi uno dopo l’altro gli equipaggi delle carrozze che presentano a loro volta svariati modelli e tipologie in relazione all’uso per le quali erano state costruite in tempi a noi lontani. Molte di queste carrozze sono state costruite ex-novo ai giorni nostri con materiali più robusti e resistenti, con freni a disco più pratici e sicuri in modo da offrire una maggior tutela a chi guida e anche ai passeggeri. Naturalmente la linea e il design ricalcano i modelli della Belle Epoque dei primi del ‘900 e gli occupanti in tante carrozze oggi hanno voluto sfoggiare anche abiti in sintonia con il passato.
Ringraziamo Alberto Barbon, fotografo ufficiale della manifestazione di Cherubine, per le belle immagini che ci propone a seguire e nel frattempo noi vi terremo anche desto il cervello con alcune curiosità storiche poco note ai non addetti ai lavori.
Partiamo con la ruota, inventata nel 3000 a.C. nella grande vallata del fiume Indo (oggi Siria) che rivoluzionò in poco tempo il modo di vivere degli esseri umani, all’epoca agricoltori e cacciatori stanziali, limitati cioè negli spostamenti. La ruota era formata inizialmente da tavole di legno inchiodate tra loro, poi lentamente arrivarono le ruote con i raggi, sempre in legno ma più leggere e successivamente vennero ricoperte da un cerchione in ferro per contrastare l’usura con il terreno. Questa strabiliante invenzione non subì altre modifiche dal 3000 a.C. fino alla fine del 1700. Queste ruote sostenevano carri e birocci senza alcun sistema di molleggio e con le strade che non erano strade ma sterrati di campagna, ogni buca era un sobbalzo e viaggiare era un po’ come soffrire. La svolta arrivò dall’Inghilterra, che nel ‘700 e negli anni a seguire fu la massima potenza economica mondiale e regina dei mari. Tra le tantissime invenzioni inglesi che segnarono il progresso, quella dell’acciaio, verso la seconda metà del 1700, diede una svolta storica che immediatamente venne utilizzata per produrre le balestre innovative (1753) che sostituirono con successo quelle di ferro, meno flessibili e meno robuste.
A seguire sempre un inglese, Obadiah Elliot nel 1804 rivoluzionò la meccanica delle carrozze con le balestre “a biscotto” in lamelle di acciaio per sostenere e abbassare la cassa delle carrozze. Invenzione ancora oggi utilizzata per tanti scopi. Restava solo la ruota da migliorare e una trentina di anni dopo, nel 1839, dagli Stati Uniti d’America arrivò l’invenzione decisiva: la gomma piena che sostituendo l’antiquato cerchione in ferro rendeva il viaggio più silenzioso, la ruota più elegante e meno rumorosa. L’inventore ai tempi nostri lo conoscono un po’ tutti, in particolare chi possiede un’auto, ma non sanno chi possa essere di preciso: si chiamava Goodyear.
I nomi delle carrozze non sono frutto di fantasia o leggende popolari, il loro nome ha precisi riferimenti che potevano essere solitamente abbinati al nome del costruttore, alla città che costruì il primo esemplare o all’utilizzo che se ne faceva, per esempio la Berlina fu costruita inizialmente a Berlino nel 1663, il Landau prende il nome dalla città tedesca dove vennero realizzati i primi modelli nel 1790. Abbiamo poi il Brougham che prende il nome dal suo inventore, Lord Brougham, nel 1838, seguono poi modelli inventati da persone abili e dedicate o intitolate se preferite, ad illustri personaggi del tempo, tra questi il Clarence costruito appositamente per Lord Clarence divenuto poco dopo Re d’Inghilterra o la Vittoria costruita nel suo primo esemplare dal carrozziere inglese J.C. Cooper per il Principe di Galles nel 1869 e venne intitolato alla Regina Vittoria. Un modello molto diffuso una volta ma anche oggi qui nella sfilata a Cherubine è il Break-Wagonette; il nome deriva dall’espressione inglese “to break a horse to harness” che significa “abituare un cavallo ad essere attaccato” e comprende vari modelli dai quattro ai dieci posti a sedere ma sostanzialmente hanno tutti i medesimi requisiti: vetture di carattere sportivo da campagna, guida alta, grande robustezza e panche per i passeggeri disposte longitudinalmente. Un modello poi diffusissimo nelle campagne italiane erano il classico calessino e il militarino, appartenenti alla categoria dei due ruote, la vettura a trazione animale più pratica, più economica e più facile da attaccare. In Inghilterra questi due ruote si chiamavano Gig ed erano così ampiamente utilizzati da un gran numero di persone per i loro spostamenti giornalieri che nel XIX secolo avevano ottenuto il diritto ad una tassazione modestissima in virtù della loro utilità; infatti altri modelli di carrozze a due ruote erano sottoposti ad una tassa annua di 3 sterline e 12 scellini mentre il Gig aveva una tassazione ridotta a soli 12 scellini. (Solo a pensare che negli ultimi anni a casa nostra bolli, assicurazioni, passaggi di proprietà e pedaggi autostradali seguono regole democratiche all’opposto per quanto concerne gli euro, verrebbe da dire, pensando ai tempi passati … W il Re!)
Un accenno al cavallo “Hackney”, il re dei “carrozzieri”.
Nella odierna sfilata a Cherubine non ne era presente nessun esemplare, forse perché sono cavalli con molto sangue, grande temperamento, tanta energia da spendere, poco adatti a fare una sfilata quasi a passo d’uomo. Chiamato anche “trottatore inglese” si fa risalire la sua origine al diciottesimo secolo in Inghilterra e subito venne considerato come una Rolls Royce dell’epoca. Da testimonianze documentate sappiamo che questo cavallo era in grado di compiere anche 80/100 chilometri al giorno portando calesse, agricoltore e carico in giro per i mercati. Tra i tanti episodi dell’epoca si potrebbe citare una giovane puledra di nome Narpareil che percorse al trotto 160 km in poco meno di 10 ore senza mostrare segni di fatica. (Il mio pensiero vola al 2021 quando il venerdì alle ore 13 mi recai in un ufficio postale a Bologna per spedire un plico a Milano, ovvero a 200 km. Mi dissero che sabato e domenica il servizio era limitato e che velocizzando l’iter burocratico martedi mattina, dopo tre giorni abbondanti, quindi circa 72 ore, il plico sarebbe arrivato a destinazione. Peccato che i cavalli trottatori non possano girare in autostrada!)
Nella speranza di non avervi annoiati, un arrivederci alla prossima edizione, la numero 44 del 2023.
Per chi gradisse una carrellata di fotografie dell’evento è possibile contattare Alberto Barbon al cell. 333.3772111 oppure scrivere alla mail: barbongrafica@gmail.com