Alessia Rivalta

 

 

 

Bastia di Ravenna dal 17 al 20 Agosto 2022 –  FESTA DEL GRANO

Dopo alcuni anni di stop forzato causa Covid, è tornata in campo, nel vero senso della parola, La Festa del Grano. Solitamente in tante Fiere o eventi simili si tende a sottolineare le novità, gli ampliamenti, le nuove acquisizioni e tante new-entry che si moltiplicano anno dopo anno: qui al Podere Sansoni di Bastia di Ravenna non è così! Anzi, quasi quasi potremo dire che è il contrario; qui, ostinatamente e con fermezza, si ripropongono le antiche tradizioni contadine che illustrano nella maniera più integrale possibile gli antichi usi e costumi di queste terre di Romagna ancora oggi vive e vegete nel cuore e nella mente di tanti romagnoli doc! A dire il vero una edizione di questa Festa del Grano si era tenuta anche nel 2021; si era in piena emergenza Covid ma essendo un posto all’aperto e con grandi spazi si riuscì egualmente a dare continuità a questo importante appuntamento. Chiaramente era mancata l’atmosfera “alla romagnola”, fatta di allegria, quattro parole in compagnia davanti ad un buon bicchiere di Sangiovese, e soprattutto con le maledette mascherine che davano l’idea di essere tutti una massa di appestati mantenendo le distanze gli uni dagli altri.

 

 

 

La carrozza turistica messa a disposizione da Gianluca Rivalta ha fatto più volte il giro turistico del Podere Sansoni per accontentare i visitatori più curiosi ma anche per provare l’emozione di una passeggiata a trazione animale come 100 anni fa. Inutile dire che la simpatia del Cocchiere Gianluca non è passata inosservata alle donne romagnole!

 

 

 Per i tanti, anzi tantissimi, che non sono stati informati correttamente, ci teniamo a precisare che nella settimana dedicata alla Festa del Gano a Bastia di Ravenna presso il Podere Sansoni, il Comitato Organizzatore gestito da Roberto ce l’ha messa tutta e si è impegnato al massimo per fare capire l’importanza della parola Grano! Grano significa pane, pane vuole dire mangiare e se non si mangia o si mangia male si fa una brutta fine o una pessima esistenza. Nel corso delle quattro giornate della rievocazione storica della trebbiatura in un piccolo fazzoletto di terra del podere Sansoni, si è visto uno spaccato dell’Italia agricola di 200 anni fa dove la prima regola di vita era lavorare per sopravvivere.

 

Durante la battitura del grano tutti erano impegnati a dare il loro contributo: talvolta poteva essere una lotta contro il tempo, un temporale, una tempesta che potevano significare un inverno da fame

 

 

Una carrellata di lavoratori del Grano

 

 

Un’asinella era pure lei un grande contributo all’economia familiare. Tutti gli anni ce la ripropongono Ivo Fabbri e Filomena Rufolo

 

Roberto, mente e anima pulsante di questo evento in costante movimento da un’angolo all’altro di questo fazzoletto di terra romagnola, ci racconta la sua soddisfazione per questo evento il quale, con le ben note vicende Covid, e tutte le vicissitudini infelici che lo hanno seguito, era nato all’insegna dell’incertezza, ma con la ferma convinzione che qualcosa potesse cambiare o quantomeno migliorare, e così è stato!

RobertoPosso dire di essere veramente contento non solo per me, ma per tutto il mio staff che come al solito si è impegnato al massimo in quello che noi consideriamo uno dei nostri fiori all’occhiello: la ristorazione vecchio-stile alla “contadina”. Tutto il contrario del mordi e fuggi a cui milioni di persone sono abituati oggi. Qui ci si siede sopra presse di fieno e si mangia su un tavolaccio di legno in compagnia di persone mai viste prima ma che diventano amiche al terzo bicchiere di buon vino rosso. Tutte le carni sono cotte alla brace e sono di nostra produzione a km zero e a metà serata arriva in tavola il pane fresco appena sfornato dal forno mobile di Cappelletti & Bongiovanni. Per accontentare tutti, visto che in questo 2022 i visitatori sono quasi raddoppiati, abbiamo pensato di aprire lo stand “Paglia&Legno” anche a mezzogiorno e pure questa si è rivelata una mossa vincente visto il periodo prettamente estivo e vacanziero in cui si svolge la Festa. Una Festa che racconta dei valori veri e autentici che intendiamo riproporre a tutti coloro che ci verranno a trovare perché abbiamo visto che ce n’è una grande necessità. In questa nostra era dell’immagine falsificata e della notizia taroccata, la gente, ed in particolare i ragazzi, hanno bisogno di qualcuno che gli dica in maniera veritiera come stanno le cose. Abbiamo fatto vedere l’autentica filiera di come nasce una ricotta di capra: latte munto alle ore 19, lavorato e bollito nel paiolo a fuoco lento, le ricottine poi servite in tavola ai prenotati e fortunati con un cucchiaio di miele alle ore 21. Tanti ragazzini pensavano fino al giorno prima che latte e ricotta nascessero nel laboratorio-alchimistico del Supermercato! Altra sorpresa per quasi tutti i presenti: il profumo di pane che riempiva l’aria in sostituzione del solito ossido di carbonio al quale in tanti siamo tristemente abituati.”

 

In basso a sin. Roberto con il “trenino” per i bambini e sopra le immagini della lavorazione dal vivo della ricotta

 

Alcune immagini dello Stand gastronomico e in basso a des. l’antico ristorante “Paglia&Legno” con la sua architettura antica ma … avveniristica! Sopra quei tavoloni gli agenti chimici e cancerogeni non arriveranno mai!

 

Ringraziamo Roberto per le sue delucidazioni in merito e ne aggiungiamo una sola noi, come acuti osservatori; la mancanza di cartelloni pubblicitari con ipotetici e fantomatici sponsor che nulla hanno a che fare con questo mondo ha dato a tutti l’impressione di un salto nel passato, di essere catapultati nelle campagne romagnole di fine ‘800, con uomini, donne e ragazzini intenti alle infinite operazioni manuali e faticose della trebbiatura, mentre gli anziani e le donne erano indaffarati nelle cucine a preparare il meglio delle vivande a disposizione per la mangiata in compagnia di fine lavoro. E fine lavoro voleva dire aver riempito i sacchi di grano che si trasformava in pane il quale poi, fino al successivo raccolto, garantiva la sopravvivenza. Quanto detto oggi alla luce del nostro periodo consumistico sicuramente lascia tutti indifferenti e in tanti casi fa pure un po’ ridere, viste le pessime abitudini alimentari inculcate dal Professor Smartphone per 7/8 ore al giorno, dunque si rende necessario a questo punto focalizzare l’argomento pane.

 

Si caricano i covoni sul carro

 

Il carro viene poi portato al fianco dell’antica macchina da battere

 

Un piccolo salto culturale nel passato si rende necessario per inquadrare velocemente la differenza con la nostra attuale società dell’eccesso e degli sprechi con una del passato che potremmo definire un po’ più parsimoniosa. Alcuni cartelli propagandistici che vediamo ritratti nel collage sottostante, alla luce dei fatti e della ragion del poi, andrebbero catalogati non come propaganda di “regime” ma come programmi di buon senso civico!

Questa apparente propaganda di regime datata circa 1930 conteneva dosi molto elevate di buon senso condivise dalla grandissima maggioranza della popolazione la quale sapeva benissimo cosa volesse dire alzarsi dalla tavola con la fame ancora da quietare. Negli anni trenta l’invito alla parsimonia e al rispetto per il cibo era un argomento che aveva ben poco di ideologico. Il pane, in fondo, era la meta, lo scopo e l’obbiettivo di tutte le “battaglie del grano” che ogni contadino combatteva nei campi di una Italia ancora largamente agricola. Nel corso di una delle ricorrenze più importanti che si svolse il 14 e 15 Aprile 1928, dedicata alla “Celebrazione del Pane”, venne diffuso copiosamente una sorta di poema a slogan, vergato e firmato personalmente da Mussolini che vediamo di seguito.

 

Crediamo sia arrivato il momento di tornare a valorizzare il pane ed i valori che si porta dietro

 

 

Alessia Rivalta con la sua inseparabile cavalla “Margot”

 

Nel 1931, solo sei anni dopo il lancio della campagna, grazie alla battaglia del grano il regno d’Italia riuscì ad eliminare un deficit sulla bilancia commerciale di 5 miliardi di lire ed a soddisfare quasi pienamente il suo fabbisogno di frumento, arrivando ad una produzione di 81 milioni di quintali. Nello stesso anno per l’Italia si registra anche il primato per la produzione di frumento per ettaro: la produzione statunitense fino ad allora considerata la prima, raggiungeva infatti 8,9 quintali di frumento per ettaro, mentre quella italiana era quasi doppia, contando 16,1 quintali per ettaro. Secondo uno studio pubblicato nel 2020, lo stimolo della battaglia all’adozione dei concimi e dei perfezionamenti tecnici nella produzione di grano ebbe effetti inattesi. In particolare, inducendo un’accelerazione della transizione della forza lavoro dall’agricoltura all’industria. L’aumento di produttività agricola generato dalla Battaglia del Grano favorì anche lo sviluppo economico locale nel lungo periodo.

 

Il pane fresco appena sfornato in esclusiva per la “Festa del Grano”. A destra Fabio Cappelletti del Forno “Cappelletti&Bongiovanni” e Enrico De Lorenzi dell’Azienda Agricola “De Lorenzi”

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Enrico Lorenzi inizia a sfornare il caldo pane di Romagna

 

Il Panificio “Cappelletti & Bongiovanni” è attivo a Dovadola (FC) dal 1979 e si appresta a divenire un punto di riferimento non solo in Romagna ma in tutta l’Italia. Il loro segreto? E’ stampato sulle loro locandine pubblicitarie ed è in linea con le più avveniristiche e tecnologiche correnti di pensiero della nuova robotica ingegneristica applicata alla pagnotta: Lavoriamo con le migliori e più moderne tecnologie: le nostre mani!   https://www.nelnomedelpane.it/

Per contatti: Dovadola in Piazza Vittoria, 6 (FC) – Tel. 333.41.24.710

 

Come tutti gli anni presente lo Stand attrezzatissimo “Cappelletti & Bongiovanni” per la vendita dei prodotti di loro produzione

 

Il Panificio “Cappelletti & Bongiovanni” utilizza solo farine di grani antichi e cereali a taglia alta, coltivati prima degli anni ’60, non selezionati per il contenuto di glutine e tutti coltivati con metodo bio.

Biologico – Ci confermano che “dal 2009 siamo un Panificio Certificato Biologico. Garantiamo, quindi, che le materie prime utilizzate non contengono sostanze chimiche ed inquinanti per la madre terra”.

Locale – “Preferiamo materie prime prodotte, coltivate e lavorate nel nostro territorio, per alimentare, implementare e sostenere l’economia locale creando progetti di filiera”.  https://www.nelnomedelpane.it/

 

 

Anche in questo caso ci pare doveroso spendere due parole sul significato e l’origine di parole come grani antichi, senatore Cappelli, ecc.

Il grano Cappelli o grano del senatore Cappelli è una varietà di pregio non tanto antica ma piuttosto centenaria, risultato di una selezione fatta dal genetista marchigiano Nazareno Strampelli, agronomo tanto geniale quanto riconoscente e modesto, che infatti la dedicò al senatore nonché marchese di origine abruzzese Raffaele Cappelli, che per primo lo aveva incoraggiato e sostenuto nelle ricerche, mettendo a sua disposizione una masseria e alcuni terreni nel foggiano. Siamo in pieno Regno d’Italia, tra fine Ottocento e il 1915. È il momento in cui viene sancita la distinzione tra grani duri e grani teneri, oggetto della cosiddetta Riforma Agraria.

Una cosa che forse non tutti sanno è che qualche anno più tardi Mussolini, dopo aver conosciuto Strampelli ed esser stato da lui rassicurato che l’Italia avrebbe potuto essere autonoma nella produzione di frumento, promulgò le leggi della cosiddetta battaglia del grano, con cui si puntava all’autarchia e all’autosufficienza alimentare.
Per decenni il Cappelli restò il grano duro più coltivato, soprattutto nelle regioni del Sud e nelle isole (fino al 60%, leggo da varie fonti). Dopo gli anni Cinquanta la varietà scomparve a favore di grani duri più precoci nella maturazione, con una resa più alta e dal fusto più basso (l’allettamento è un problema in sede di mietitura). Con il passare dei decenni questi stessi grani recenti, inseguiti come più redditizi, scenderanno poi talmente di prezzo da affamare i cerealicoltori, costringendoli a inseguire la monocoltura e la quantità. Quando si ammazza l’agricoltura tradizionale, le conseguenze non sono mai solo alimentari. Lo stelo alto del Cappelli  (può arrivare fino a 180 cm) era ottimo da intrecciare e per questo ricercatissimo dalle cestinaie di Sinnai, in Sardegna; si vede bene come un tempo artigianato e cultura agricola fossero strettamente connessi.

Oggi 2020 utilizzata la stessa macchina da battere della vecchia foto del 1930, ancora in perfette condizioni

 

Una vecchia foto di una festa di fine trebbiatura del 1930

 

Battaglia del Grano

Dal 1925 al 1938 la “Bonifica Integrale” rappresentò un’opera ciclopica che si inserì in un contesto definito dagli storici come “Anni del Consenso”. L’agricoltura fino al 1920 era bloccata da una pesante arretratezza con milioni di ettari di terreno impaludati in aquitrini malarici, una infinità di braccianti poveri e affamati costretti in tantissimi casi all’emigrazione, in pratica una grande desolazione e stato di abbandono.

L’imperativo categorico del nuovo regime consisteva in una vera e propria guerra di conquista delle campagne, volta a migliorare le colline e riappropriarsi delle pianure. In questa operazione adottò una tecnica ripresa anche ai giorni nostri da alcuni governi nazionali: una squadra dei migliori cervelli disponibili. Il Duce si affidò ai consigli di persone di straordinario talento come il Ministro Arrigo Serpieri, Edmondo Rossoni, Giuseppe Tassinari, Luigi Razza e numerosi altri di pari talento. La rivoluzionaria legge voluta dal Ministro Arrigo Serpieri sancì una visione organica nuova, e all’epoca sicuramente all’avanguardia e socialmente scomoda. Si migliorarono i pascoli e il rimboschimento delle montagne, di pari passo alle grandi opere di sistemazione idraulica inclusa la bonifica delle paludi. Fu dichiarata guerra a ogni condizione di arretratezza e di abbandono, fu tracciato un grandioso programma che obbligava i proprietari a consorziarsi e a provvedere alle opere anche quando non avessero avuto la volontà di realizzarle, assistendo i lavori con adeguate dotazioni economiche. Nei 121 articoli del Codice della Bonifica emergeva prepotentemente una nuova formulazione sociale del concetto di proprietà che impegnava lo Stato a sostituirsi all’individuo e a defenestrare i proprietari inadempienti. Secondo la nuova legislazione fascista infatti, il padrone non poteva disinteressarsi della propria terra solo perché non non ne aveva le convenienze economiche, per cui preferiva abbandonare i terreni ad infecondi pascoli. La nuova legislazione stabiliva un nuovo concetto sul bene “terra” che doveva dare benefici a tutta la comunità! Gli interessi del singolo non dovevano prevalere rispetto a quelli della Patria, cioè … di tutti!

 

 

Manifesti e foto d’epoca atti a valorizzare il lavoro dei campi, i lavoratori della terra con i loro diritti e la grande importanza del pane quotidiano.

 

La Battaglia del Grano

In questo contesto si inserì anche la “Battaglia del Grano”, volta ad incrementare la produzione di questo cereale che rappresentava una voce pesantemente deficitaria nella bilancia commerciale con l’estero. In tutta la nazione prevalse un nuovo sentimento nazionale che portò a miglioramenti a volte incredibili; si passò dai 45 milioni di quintali trebbiati nel 1921 agli 82 milioni del 1938. La produzione media per ettaro passò da 10 a 16 quintali con un incremento del 60%. I miglioramenti sociali di quelle buone leggi non si fecero attendere; le terre bonificate vennero “appoderate” per famiglie di poveri braccianti trasformatisi così in piccoli proprietari. I dati statistici testimoniano questi progressi: nel 1931 i braccianti agricoli erano ancora il 43% della popolazione impegnata in agricoltura, nel 1940 si erano ridotti al 20%. Fu istituita la Federazione dei Consorzi Provinciali tra produttori agricoli e la Milizia Forestale per la tutela e la promozione del patrimonio arboreo. Fu istituita la Festa degli Alberi in tutte le scuole, iniziativa altamente educativa ripresa da qualche anno anche ai giorni nostri.

 

Oltre ad usufruire dei testi e dell’archivio fotorafico “Fiorenzo Montalti” ecco di seguito alcuni link interessanti dai quali abbiamo tratto piccoli spezzoni informativi.

https://www.considerovalore.it/grano-cappelli-cosa-cambia-con-la-licenza-esclusiva-sulla-semente/

https://altreconomia.it/il-pane-del-vicino/

https://www.panorama.it/news/problema-grano-italia 

 

 

La necessità aguzza l’ingegno. Nelle immagini un tipo di freno di stazionamento che non avevamo mai notato; ce lo illustra Gian Paolo Calderoni il quale, tanti anni fa, ancora bambino lo vedeva funzionare dal vivo. Un bilancino con catena e un uncino (1) veniva posizionato al fianco della ruota (2 e 3) poi stretto intorno al cerchione (4). Con questo sistema anche se il cavallo faceva un passo in avanti o indietro, la ruota restava bloccata.

 

Il carico dei covoni sul carro

 

Personaggio oramai storico di questa Festa del Grano è Gian Paolo Calderoni che vediamo a sin. in compagnia di Paolo Santandrea. Calderoni propone anche ai visitatori della Festa tutti gli anni una campionatura della sua vasta collezione di carri, calessi e birocci della tipica tradizione Romagnola.

 

A sin. Nevio Mazzavillani, noto collezionista, espone alcune rarissime “Caveje” romagnole che anticamente erano utilizzate nella parte terminale del timone sul carro trainato da buoi

 

E sempre a proposito di “Caveje” romagnole, in carrozza per concedersi un giro rilassante vediamo il Direttore del Museo Etnografico “Sgurì” di Savarna, Romano Segurini, proprietario all’interno del suo Museo di una delle più importanti collezioni di Caveje di tutta la Romagna. Il Museo è visitabile tutto l’anno. Alle redini Gianluca Rivalta con la cavalla “Margot” in primissimo piano

 

Chi sarà il cocchiere misterioso della prossima Festa del Grano 2023?

 

Ci comunica Roberto che è già stata fissata la data per la Festa del Grano del prossimo anno 2023 che sarà prolungata di un giorno: dal 16 al 21 agosto 2022. Ci comunica anche un evento di solidarietà firmato AVIS, il prossimo 11 settembre 2022, che si svolgerà sempre nel Podere Sansoni come la Festa del Grano a Bastia di Ravenna. Se siete nei paraggi, siete i benvenuti!