Ivrea, San Savino 2022 – Cavalli e Carrozze rinfrescano le antiche tradizioni

In carrozza il Sindaco Stefano Sertoli con accanto il vescovo Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, la Vice Sindaco Elisabetta Piccoli con a fianco il Presidente del Consiglio Comunale Diego Borla.

In carrozza il Sindaco Stefano Sertoli con accanto il vescovo Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, la Vice Sindaco Elisabetta Piccoli con a fianco il Presidente del Consiglio Comunale Diego Borla.

Che dire di questo tiro a quattro? Anche se non è stato codificato in nessun testo “sacro” delle redini lunghe, va annoverato nella categoria degli attacchi spettacolo, una dimostrazione di abilità da parte del gudatore della pariglia e delle due amazzoni a sella che hanno saputo mantere “in tiro” tirelle, bilancia e bilancini con grande perizia. Un connubio particolare che ben si adatta al bel-mondo del cavallo, dove driver e cavaliere devono formare, nel limite del possibile, un binomio!
Noi di Carrozze & Cavalli abbiamo voluto approfondire il discorso a redini lunghe che coinvolge in maniera esemplare questa città e abbiamo chiesto al Presidente del Comitato Organizzatore Renzo Galletto, che in contemporanea è pure Sindaco di Montalto Dora, qualche informazione in più. Lo ringraziamo doppiamente perché ricoprendo due incarichi abbiamo l’assoluta certezza di parlare con una persona che ha le idee chiare ed è doppiamente capace di sbrogliare la matassa in un momento storico come questo dove è palpabile nell’aria un accanimento anomalo nei confronti del cavallo.
Renzo Galletto: “Partenza leggermente in salita a causa dei due anni di stop per covid e poche settimane fa i campionati mondiali di canoa a Ivrea che ci hanno costretto a posticipare i festeggiamenti in onore di San Savino. Nonostante tutto abbiamo già avuto oltre 50 adesioni le quali ci confermano il solito piacevole trend di questa manifestazione che anni fa ha sfiorato le 100 carrozze alla partenza. Sono profondamente convinto che il “brand” della città di Ivrea siano le carrozze, gli attacchi e il cavallo in genere che si trascinano dietro quella istituzione storica rappresentata dai “Cavallanti del Canavese”. Non c’è bisogno di inventarsi nulla, ma solo di proseguire l’antica tradizione che vedeva “Eporedia città dei cavalli”. A confermare le antiche usanze dei cavallanti di questi territori sono gli oltre 23 centri ippici e scuderie private che circondano il territorio ed i partecipanti che, tranne poche eccezioni, sono tutti del posto. Un mio sogno e desiderio potrebbe essere quello di trasformare Ivrea in una Fieracavalli Verona-2 seguendo la scia dei “Butteri della Maremma” o dei “Cavalli della Camargue” i quali stanno sfruttando da anni questo interessante brand che coinvolge oltre alle tradizioni anche il turismo e tutti sanno che turismo significa anche … euro! Ci tengo a precisare che tutti gli eventi equestri che si vedranno non sono da considerare in chiave elitaria ma solo una espressione della grande passione che coinvolge le persone legate a questi territori. Dunque non una manifestazione di élite o una normale Festa del zucchetto, ma un vero e proprio “Evento di carattere turistico-economico” capace tramite eventi mirati di creare del movimento turistico che possa interessare tutte le fasce d’età della popolazione ma che in contemporanea trasmetta anche la cultura e le tradizioni dei nostri territori.”
Nelle foto sottostanti Doriana Mino e la presentatrice e speaker della manifestazione Denise. Ma chi è Doriana Mino? La risposta è molto semplice: “Se non ci fosse dovremmo inventarla” e ad Ivrea lo sanno bene!

Per arrivare a grandi livelli e grandi risultati bisogna parlare poco e pedalare molto, come scritto in tanti geroglifici della Sfinge egizia.

Una immagine di oggi, che ritrae una normalissima abitudine del passato: c’è chi parte per un lungo viaggio e chi si ferma prima per un pic-nic nei dintorni sfruttando una bella giornata estiva

In carrozza le autorità ecclesiastiche e civili

Per poche ore Ivrea ha fatto un salto nel tempo. I cavalli si sono impadroniti del centro storico, le benevole “fiande” dei cavalli, insostituibile concime naturale per gerani casalinghi, hanno sostituito le polveri sottili e l’ossido di carbonio. Le nostre più sentite CONDOGLIANZE ai pedaggi autostradali e alle accise sui combustibili; con immensa felicità oggi da tutti noi non avete … incassato nemmeno un euro!

Un attacco di notevole bellezza e a nostro parere, impeccabile. D’altronde non poteva mancare in un contesto come quello di Ivrea la presenza del Gruppo Italiano Attacchi, qui degnamente rappresentato dall’intera famiglia Nicolotti

A Ivrea e in mezza europa i finimenti italiani di un certo pregio portano la firma di Moirano che qui vediamo insieme alla figlia Chiara durante la sfilata

Allegri, sorridenti, felici di fare un passeggiata con il proprio cavallo in compagnia di amici con la stessa passione
Da quanto udito prima, durante e dopo l’evento, il pensiero esposto nella didascalia qui sopra ad un equipaggio particolarmente “luminoso”, crediamo sia stato, e debba essere, il motivo trainante di questo evento. La dicitura sulla locandina parla chiaro; Passeggiata sotto le stelle. Se invece ci fosse stato scritto “Concorso di (estrema, super e impeccabile) Eleganza & Tradizione allora gli equipaggi avrebbero vestito gli altri cavalli che avevano a casa in un altro modo, il loro stesso abbigliamento avrebbe rispecchiato in maniera consona la datazione del “legno”, ecc. Con questa formula che potremmo battezzare “mista” il pubblico numeroso e curioso è stato accontentato: lo spettacolo di oltre 50 attacchi è (al momento) l’unico in Italia di questo genere. Da notare che in giro per l’Italia iniziano a fiorire tanti eventi a redini lunghe e in occasioni come questa, con una manifestazione internazionale di Eleganza a Milano tra pochi giorni, molti equipaggi hanno approfittato per eseguire qui le prove generali in modo da ben figurare davanti all’attenta e precisa giuria del prossimo Concorso. Chi poi attende solo un po’ di brezza per un allegro pic-nic in campagna si spera sia accontentato il prima possibile; nel frattempo in questa fresca serata leggermente ventilata ha potuto effettuare le prime sgambate in allegria dopo oltre due anni e mezzo di clausura per covid!
Per la Festa patronale di San Savino, anche un po’ di sana competizione
Nel pomeriggio di sabato 16 luglio, presso l’arena Parco Dora ad Ivrea, si è tenuta una dimnostrazione di attacchi in veste competitiva che ha visto la partecipazione di 23 equipaggi tra attacchi singoli e pariglie. E’ stato un pomeriggio divertente ed entusiasmante allo stesso tempo, dove il folto pubblico ha partecipato attivamente facendo il tifo e applaudendo i driver.
La formula adottata è stata quella del derby ma si è trattato comunque di un confronto puramente amatoriale, come si conviene nell’ambito di una fiera locale, una competizione il cui scopo era semplicemente quello del divertimento, sia da parte dei partecipanti che degli spettatori.

In alto a destra Stefano Formica, vincitore nella categoria Singoli
Alla fine della giornata è stata fatta una classifica e ai meglio piazzati di entrambe le categorie è stato assegnato come riconoscimento un trofeo offerto dalla Ditta Luca Cavallari.

Tutti insieme per un pomeriggio all’insegna del divertimento

Tutta una serie di eventi interessanti hanno fatto da corollario alla manifestazione equestre

L’anomalo tiro a quattro visto da un’altra prospettiva

Un nuovo turismo eco-compatibile si affaccia all’orizzonte
Sottolineiamo ancora una volta che è indispensabile promuovere il turismo ed in particolare quello legato al territorio, alle sue radici e alle sue tradizioni. Come una piccola oasi di serenità, leggermente fuori dalle solite traiettorie turistiche superaffollate, troviamo il Lago di Viverone, un territorio non ancora cementificato e neppure invaso dai mezzi motorizzati. A pochi chilometri da Ivrea, è il posto ideale per passeggiate rilassanti e, perché no, anche sicuramente terapeutiche per i nostri nervi iper-stressati. “Possiamo inoltrarci in mezzo alla natura con barche, biciclette, scarpe da tennis, cavallo e carrozza” – è quanto ci consiglia Gianna Cerchiaro, una delle partecipanti alla manifestazione di San Savino con i suoi cavalli che iniziano a scaldare i tendini per fare rivivere a chi lo desidera qualche attimo di tranquillità in mezzo alla natura.

Un’interessante proposta turistica in carrozza, curata da Gianna Cerchiaro

Erano anni che non andavamo a trovare l’amico e “uomo di cavalli” Renato Bruzzone: finalmente e con piacere è arrivato il momento
E dopo una “indigestione” di attacchi di tutte le tipologie, andiamo a sorseggiare un digestivo di classe, sempre a redini lunghe, presso la Casa Museo dell’Avv. Renato Bruzzone sita in Ivrea. Appena entrati l’occhio va ad un quadretto appeso con una vecchia foto che ritrae una piccola carrozza “Duc” con un asinello alle stanghe. Trattandosi di un ricordo esclusivo di famiglia, la curiosità è tanta, ma prima che partisse la domanda ecco che ci viene consegnato in mano uno scritto con il dettagliato racconto che vi proponiamo:
Da una vecchia fotografia ricordi, ricordi, ricordi … (di Renato Bruzzone)
A fine Ottocento il capo armaiolo del 4° Reggimento Alpini, Luigi Favretto da Susa, va ad acquistare in territorio di Eporedia un appezzamento di terreno “sul monte”, non distante dal centro città, boschivo, ameno, solatio e dal quale, soprattutto, si potesse scorgere in lontananza la maestosa austerità del Monviso. E va in una giornata ventosa perché, con il buon senso antico, costruirà la propria abitazione là, nel verde, dove si fermerà il cappello! La casa viene eretta in economia, come si addiceva allora, ma con qualche vezzo che la piccola borghesia si poteva concedere: ampie terrazze, colonnine ornate sorreggenti eleganti balaustre, vasi per fiori istoriati, bordi aiuole a ventaglio, ecc. ecc. All’interno camini, in una camera affreschi barocchi e, nella stanza da letto, soffitto a cielo azzurro con ampi voli di rondini concilianti dolcemente il sonno. Dopo l’acquisto, gran lavoro per trasformare il terreno roccioso a balconate per il vigneto tra cui quello a pergolato “topia” che dalla magione conduceva al cancello d’entrata con tralci fatti salire fin sul grande terrazzo ad ombreggiare i pomeriggi estivi fino al tramonto. Nella parte di levante facente corpo a sé, era ubicata la carrozzeria, termine altisonante per designare un locale con soprastante fienile adibito a ricovero della carrozza di famiglia.

Ritratto di famiglia
Il “legno” a me, bambino, pareva bellissimo: mi alternavo sulla serpa alla guida con l’importanza di un gran cocchiere e sul sedile dei passeggeri, con il sussiego del milord. Nella fantasia il cavallo era uno solo giacché mai avevo visto una pariglia, e, men che meno, un tiro a quattro. Nella realtà invece la carrozza era una specie di “duchino” per uso pratico, che, mi dissero, talvolta veniva attaccata ad un asinello di Cirene, ma io non la vidi mai al traino. Dopo la seconda guerra mondiale giaceva ancora nello stesso luogo, coperta di polvere, ricca di vicende, venduta poi a chissà chi e per quale misero corrispettivo. Come vorrei riaverla ora anche a caro prezzo! Non mi rimane invece che una sbiadita, cara fotografia con i personaggi ritratti, nonna, madre, zia, zio, tutti, grandi e piccoli, sereni in volto ed animo, auspice, ne sono sicuro, il motto che ancor oggi compare sulla facciata della casa avita “Domus Una Cor Unum”.

Gli interni di questa Casa-Museo ci lasciano senza parole. Interessante in basso a sin. il quadretto con relativa scritta sull’ospitalità; anche in questo caso, dopo tantissimi anni “Fatta la scritta, fatto l’inganno” infatti sono rimasti in pochi oggigiorno quelli che aprono le porte di casa con piacere!

Nelle immagini il nonno “Capo Armaiolo” e a fianco il morso da amazzone, capolavoro descritto nel racconto.

Ombrello o parasole da bambina con manico in avorio; nell’impugnatura troviamo il piccolo logo per incidervi il monogramma della bambina a cui sarebbe stato regalato. Incisioni molto raffinate dei primi ‘800. La gomma di scorta del cavallo. Antica ed elegante custodia che conteneva un ferro da cavallo e relativi chiodi. Pratica e poco ingombrante, risolveva il problema della perdita di un ferro

Altri ombrellini parasole e bastoni da passeggio

Un’altra bella fotografia datata 1895 che ritrae un piazzale pieno di vetture a cavalli con alle spalle l’Albergo Italia alle Terme di Acqui. In questa rinomata stazione termale confluivano visitatori e turisti sia dalla Liguria che dalla vicina Costa Azzurra. Renato Bruzzone ci confida che che nel 1998 rivestì la carica di Presidente delle Terme di Acqui. Nelle altre immagini uno scrittoio da viaggio e un contenitore di liquori con bicchierini in cristallo, sempre da viaggio. Nel vedere lo scrittoio finemente lavorato in radica capiamo oggi da dove hanno copiato i moderni “tablet”, molto più pratici ma terribilmente più brutti!

L’angolo del camino. Anche qui c’è da rimanere senza parole; il camino porta le balaustre originali dismesse del 1700, del ponte sul Po “Regina Margherita” di Torino. Il fondo in ferro del camino reca inciso un bassorilievo che ritrae una carrozza con guidatore con tanto di cilindro, una vera rarità. In alto alcune fatture di importanti Carrozzieri del tempo indirizzate ad altrettanti importanti personalità dell’epoca

Antica “Portantina” veneziana del ‘700. Nelle grandi città dal ‘500 al ‘700 per brevi spostamenti, chi se lo poteva permettere utilizzava la portantina, molto più pratica e veloce che vestire i cavalli e attaccare la carrozza per un tratto relativamente breve e un tempo limitato; era utilizzata in prevalenza dalle Signore. Per un certo periodo a Milano funzionò un servizio pubblico di portantine ma non ebbe grande successo per le problematiche che ben possiamo immaginare e per la grande praticità di cavallo e calesse che ebbero presto il sopravvento. Notevoli le finiture lignee e bellissima la tappezzeria ancora originale. In determinati punti di calessi, carrozze e portantine venivano posizionati piccoli ed eleganti portafiori in cristallo
Adesso forse qualcuno di voi inizierà ad essere stanco di tutte queste carrozze e relativi cavalli al seguito e gli verrebbe voglia di gustare un dolce, ma quale dolce? Il solito che troviamo in tutte le pasticcerie? No, qui a Ivrea si confeziona ancora la “Torta 900”, una tradizione eporediese ancora oggi avvolta nel mistero.

Gianna Cerchiaro non è solo un’appassionata di attacchi ma ha fatto presente a noi ed ai nostri lettori che se vi troverete a passare da queste parti esiste una vera e propria rarità dolciaria made in Ivrea.
Alla fine dell’Ottocento, per celebrare degnamente l’arrivo del nuovo secolo, Ottavio Bertinotti, celebre pasticciere di Ivrea, decise di creare un nuovo dolce da proporre ai suoi affezionati clienti. Nacque così la Torta 900 (nome scelto proprio in omaggio al nuovo secolo), una deliziosa torta realizzata con due sottili strati di pan di spagna al cioccolato, farcita con una leggera e delicata mousse al cioccolato e ricoperta da uno strato di zucchero a velo.
La particolarità di questo dolce è proprio la crema per la farcitura, la cui ricetta è segretissima e non è mai stata rivelata. Si narra che Bertinotti, durante la preparazione della crema usata per il ripieno, facesse allontanare tutti dal suo laboratorio di modo che nessuno potesse conoscere le dosi esatte ed i suoi ingredienti segreti. Questo segreto è stato mantenuto ancora oggi dalla famiglia Balla che, nel 1972, rilevò il laboratorio ed il brevetto. La torta, tengono a precisare nella pasticceria Balla, viene farcita solo al momento dell’ordine proprio per garantire la massima freschezza della farcitura dallo staff del locale sotto l’occhio vigile di Stefano Balla, titolare ed unico conoscitore al momento della ricetta originale.
Questa torta ha avuto nel corso del tempo numerose imitazioni, ma nessuno è riuscito ad uguagliare l’originale che continua ad essere venduta solo presso la pasticceria Balla. Se volete assaggiare questa delizia al cioccolato che ha oltre 100 anni (portati benissimo), allora dovete fare un salto ad Ivrea, per scoprire il mistero e la bontà della Torta 900.
https://www.guidatorino.com/la-torta-900-storia-di-una-dolce-e-misteriosa-tradizione-eporediese/
Il nostro soggiorno in terra eporediese volge al termine, scende la notte e in queste terre del Canavese piene di castelli e leggende cosa ci rimane da vedere o intravedere? I Fantasmi!
Fantasmi o illusioni ottiche? Leggende che narrano la realtà o realtà mai esistite che diventano leggende con il passare degli anni? Procediamo con le “narrazioni acquatiche” e nelle vicinanze di Ivrea, a Montalto Dora, incontriamo una vecchia fontana; la Fontana dei sospiri. I sospiratori, da non confondere con i cospiratori, erano Elena di Montalto e Guiscardo di Monferrato, di professione amanti segreti, e come aggravante, discendenti di famiglie nemiche, tanto per completare il copione. La storia è tragica e finisce nel sangue; per questioni di tempo ve la risparmiamo invitandovi ad una visita sul posto. Vi proponiamo solo uno scatto che siamo riusciti a cogliere fortunosamente nel cuore della notte.
Restiamo sempre in tema di acqua e ci spostiamo sulle rive del torrente Malone nelle vicinanze di Rocca Canavese dove i fantasmi, tutti al femminile, sono tre: Elide, Alicia e la madre Maura. La leggenda, che pare confermata da tanti avvistamenti notturni, descrive dettagli da fotomodelle del tempo: occhi azzurri con capigliatura rosso ramato o capigliatura bionda con occhi verde smeraldo, fisici slanciati, ecc. Queste tre bellissime donne avevano trasformato la loro casa in un ambito salotto intellettuale molto frequentato da persone colte e illustri del tempo. Le voci corrono, anche se alle volte dovrebbero “andare al passo”, e arrivò la notte in cui all’interno del casolare fecero irruzione dei banditi intenzionati a fare razzia di gioielli e danaro. Ne seguì uno scontro violento tra ospiti e banditi e all’indomani sotto le ceneri della casa andata a fuoco furono ritrovati tanti cadaveri, inclusi quelli delle tre donne.
Abbandoniamo le storie di acqua e passiamo ai castelli. La prima visita ci porta al castello di Malgrà di Rivarolo Canavese, la cui leggenda non ci dice nulla di nuovo e non ci sorprende affatto; infatti è la storia di una giovane e bella fanciulla fatta uccidere dal marito. Se anticamente poteva essere notizia degna di nota con fantasma Doc abbinato, ai giorni nostri con l’introduzione del reato di “femminicidio” anche il fantasma passa di terza categoria.
E’ quasi mattino, dunque, ultima tappa, ultimo giro e ultimo fantasma: quello di Madame de Soissons, che si aggira per le sale del Castello di Agliè tra gemiti e sospiri con il vizietto di frantumare i vetri delle finestre. Non si hanno notizie se a svolgere il lavoro di vetraio ai tempi fosse il marito o l’amante, vista la foga nel distruggere vetri e infissi. In attesa di indagini più accurate noi attraversiamo il fossato e ce ne andiamo velocemente, non prima di aver fatto uno scatto furtivo!
A seguire troverete il link che vi porterà all’ Album fotografico sulla pagina facebook di Carrozze&Cavalli. Non troverete scatti d’autore o artistici, una carrellata di foto a ricordo della serata trascorsa con tantissimi appassionati. La nostra speranza è di essere riusciti a fotografarvi tutti e nel migliore dei modi. Si potrebbe fare di meglio, questo è vero, però dato che ultimamente si sente troppo spesso polemizzare sulla mancanza di mano d’opera perchè 5/6 euro orari sono pochi, sappiate che noi informatori, quando torniamo a casa, contiamo solo quelli che abbiamo speso: di guadagni non se ne parla. Dunque non piangete troppo per i camerieri a 5 euro orari: c’è chi sta peggio di loro! Considerato che siamo gli unici in Italia che insieme alla foto della “carrozzella” vi diciamo anche chi c’è sopra, dove si trova e altre informazioni giornalistiche, in attesa di un cambiamento radicale non vi abbandoneremo. Buona visione a tutti!