7 Agosto 2022: Il Bue di San Zopito e la sfilata dei “Carri fioriti” trainati da Buoi
Le Tradizioni Popolari, valori da non dimenticare.
Ringraziamo per le informazioni e immagini: Pasquale Chiappini, Antonella Di Matilde e Renato Di Addario.

Alcuni momenti della tradizionale festa in onore di San Zopito

Le tradizioni popolari, valori da non dimenticare, oggi più che mai!
Correva l’anno 1711, partivano vetturali e carrettieri per quei lunghi viaggi, con i loro cavalli, asini e muli da un antico borgo situato nell’Abruzzo pedemontano, Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, per andare a vendere nel Regno di Napoli o nell’Italia del nord (e oltre) un prezioso prodotto della loro terra: l’olio d’oliva. I rischi ed i pericoli cui si esponevano erano tanti: il brigantaggio era, in quell’epoca, molto diffuso e spesso venivano depredati di tutti i loro averi rischiando anche la vita. Per questo, prima della partenza, ci si raccomandava al Santo Patrono, invocandone la protezione contro i pericoli, promettendogli una sfilata di ringraziamento al ritorno. Nello specifico parliamo di San Zopito, patrono di Loreto Aprutino e ogni anno, il lunedì successivo alla Pentecoste, viene riproposta la rievocazione di un evento straordinario. Vediamo cosa ci raccontano gli scritti del tempo:
“Nel 1711, durante il transito delle reliquie del santo da Penne a Loreto Aprutino, durante la solenne processione, un contadino, impegnato nel lavoro dei campi assieme al suo bue, alla vista dell’urna, dove erano contenute le reliquie, tanto era accinto nel suo lavoro da non rivolgere attenzione alcuna alla processione; allora il bue si allontanò dal padrone, senza dar conto ai richiami di quello, e avvicinatosi alla processione si inchinò “sobriamente”
Ancor oggi, durante la processione che si tiene in suo onore, il Santo viene accompagnato dalla Corporazione dei vetturali e da quella dei bifolchi. Questi ultimi si portano dietro un grande bue bianco ricoperto da una gualdrappa rossa e bardato a festa con nastri multicolori, cavalcato da un fanciullo vestito di bianco, a rappresentare il Santo bambino, con un ombrellino bianco e un garofano rosso in bocca. Il bue al passaggio della statua di San Zopito si inginocchia e successivamente si accoda al corteo fino alla Chiesa parrocchiale. Fino al 1948 si usava condurre anche all’interno della chiesa il bue e farlo inginocchiare nella cappella del Santo Patrono e dallo sterco del bue, i contadini traevano auspici per il raccolto.

Il momento del Bue che si inginocchia
Nel 2002 nasce a Loreto Aprutino un’Associazione culturale chiamata “La Compagnia dei Vetturali”. Oltre a tener viva la tradizione dell’inginocchiamento del bue al passaggio di San Zopito, addestrando e curando durante l’intero anno l’animale scelto per la rievocazione descritta, la compagnia ha lo scopo di promuovere e favorire gli scambi culturali, le conoscenze delle tradizioni degli usi e dei costumi delle regioni italiane con particolare attenzione per le culture del mondo contadino della regione Abruzzo ed in particolare dell’area Vestina e di Loreto Aprutino.
L’associazione porta avanti un’accurata ricerca su canti, balli e strumenti musicali della gente della nostra terra. Alcuni brani in dialetto loretese realizzati dalla “Compagnia dei Vetturali” sono: “Salùte Luroete mé” di Simone Finocchio, “A mi s’à morte l’àsene” Li Vitturale di Luroete”.

18 comunità italiane unite in rete tra di loro nel lungo e complesso processo di candidatura UNESCO delle proprie processioni e cerimonie agrarie.
Loreto Aprutino candida a PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UNESCO il Bue di San Zopito.
Ieri, con la Compagnia dei Vetturali siamo stati ospiti a Larino, Comune capofila del progetto presenti l’Assessore di Larino Giovanna Civitella, la prof.ssa Letizia Bindi dell’Università del Molise e curatrice del progetto, la dott.ssa Elisabetta Lupotto del Ministero delle Politiche Agrarie e la dott.ssa Mariassunta Peci Direttrice Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura.
Un altro piccolo passo avanti è stato fatto.
www.uominibuoiefiori.it
Il prossimo appuntamento è fissato per il 07 Agosto 2022 a Larino, comune capofila insieme a Loreto Aprutino e altri 16 comuni della penisola, nel processo di candidatura al riconoscimento internazionale Unesco per l’inginocchiamento del Bue al passaggio del Santo Patrono. Saremo presenti all’evento con il bue “Galante del Belvedere”, cavalcato da un angioletto, una rappresentanza di vetturali con cavalli e cavalieri che, accompagnati dal coro e dai musicisti, riproporranno le canzoni tipiche dei trasportatori di olio del nostro amato territorio.
http://www.paesaggidabruzzo.com/it/reportage-fotografici/123?jjj=1657574599733
Loreto. Il bue di San Zopito verso il riconoscimento Unesco
Invitiamo tutti gli appassionati a non mancare a questo importante ed unico evento e tanto per restare in tema vi proponiamo qualcosa di molto simile, questa volta in Romagna.

Il più antico animale utilizzato dall’uomo per il traino: il bue
Siamo andati nel discorso buoi e tradizioni popolari con un esperto ed autore di vari libri a tema: Fiorenzo Montalti, il quale anche in veste di artista e allestitore di numerose mostre fotografiche a tema buoi in Romagna ci ha illuminato su di un altro “inginocchiamento miracoloso”.
https://www.santuariolongiano.org/il-santuario-tra-storia-e-fede

Il prodigio della “vitella”
Nel 1493 i Francescani romagnoli assistettero al prodigio della “vitella”
Longiano, provincia di Forlì-Cesena. Un paese noto per la presenza di un importante e antico santuario francescano, divenuto ancora più famoso dopo il cosiddetto “miracolo della vitella”. Il 6 maggio 1493 i frati francescani, riuniti nel convento di Longiano per celebrare il Capitolo Provinciale (una sorta di congresso), ricevettero in dono dagli abitanti della vicina Gambettola una vitella.
LA VITELLA
L’animale venne portato al convento e, passando in un cortile interno, si inginocchiò di fronte all’immagine del Santissimo Crocifisso, che allora si trovava sopra una porta laterale della chiesa. Nonostante molte frustate perché si rialzasse, la cocciuta vitella non ne volle sapere di muoversi da quella scomoda posizione, caduta in profonda venerazione.
IL PRIMO MIRACOLO
Alla presenza quindi dei frati partecipanti al Capitolo Provinciale allora l’animale venne benedetto dal padre provinciale e, solo allora, si rialzò. Questo fu solo il primo di una serie di miracoli che seguirono nei secoli, come particolari guarigioni di persone che si affidarono al Crocifisso per chiedere una grazia divina.
LA FESTA
Ogni anno la comunità dei frati francescani organizza una giornata di festa per ricordare il primo prodigio, con alla sera la messa solenne e la festa che coinvolge tutta la comunità.