Non pare vero, eppure sono già passati più di due anni e non si sono viste circolare belle ed eleganti carrozze trainate da cavalli da nessuna parte. Finalmente il 6-7-8 maggio 2022 a Firenze un nutrito gruppo di equipaggi italiani e di tante altre nazioni europee ci faranno godere di un meraviglioso “Ritorno al passato”; carrozze rigorosamente d’epoca attaccate a Singolo, Pariglia e Tiro a quattro cavalli avranno il piacere di deliziare il pubblico presentando la loro grande passione agli occhi di tutti. Il grande palcoscenico degli Attacchi d’eleganza firmato GIA, AIAT e Parte Guelfa, approda in questo mese di maggio a Firenze, prima tappa in Italia dei tanti appuntamenti internazionali di Attacchi di Tradizione che coinvolgono quasi tutte le nazioni europee.

Domenica 8 maggio verso le ore 15 tutto il lungo corteo che si prevede formato da oltre 20 carrozze, arriverà nel centro di Firenze per poi sostare in Piazza Santa Maria Novella per le premiazioni ed i doverosi ringraziamenti da parte delle autorità locali.

 

Come si conviene per tutti i grandi appuntamenti e in particolare quelli internazionali, l’organizzazione dell’evento è meticolosa e riservata ad un ristretto team di esperti di settore. Uno di questi risponde al nome di Mirko Belli, che da alcune settimane è all’opera con documenti, permessi e scartoffie varie al fine di non avere brutte sorprese pochi minuti prima della partenza. Sarà lui che dovrà curare la parte più delicata che comprende la sfilata degli equipaggi attraverso vie e piazze del centro storico di Firenze. A grande richiesta – e ci confermano, non solo in Italia – la maggioranza della gente, turisti inclusi, le carrozze le vuole vedere attaccate a dei cavalli veri come le fece madre-terra e non all’interno di un buio scantinato con i ragni che ballano e le atmosfere del castello di Dracula. Per accontentare la grandissima platea di persone che sarà presente, Mirko Belli, lo staff di Parte Guelfa e la macchina organizzativa del Gruppo Italiano Attacchi saranno sicuramente all’altezza della situazione. Tutta la Toscana a redini lunghe conosce il pluri-vincitore di tanti concorsi sportivi che hanno visto salire sul podio Mirko Belli, proprietario e guidatore dell’unico tiro a quattro cavallini “Monterufolini” circolante in Toscana e … non solo. E proprio grazie a questa esperienza di vita vissuta a redini lunghe tutti, spettatori ed equipaggi, potranno trascorrere una domenica indimenticabile!

 

Volendo potremmo anche terminare qui, lasciandovi all’oscuro di tante cose interessanti ma noi non lo faremo. Sappiamo cosa trasmettono da due anni a questa parte le lobby dell’informazione pilotata e il perché: si rende dunque necessario intervenire, nel vostro interesse, con un buon “vaccino culturale” che vi faccia stare meglio. La cronaca che segue, datata 1764, ripercorre gli stessi luoghi e “quasi” gli stessi eventi di questo nostro 2022 con solo qualche (fortunata) differenza.

Dalla mia biblioteca personale (Ermes) un libro interessante dell’inglese Edward Gibbon con la traduzione di Orsola Nemi edito da “Le Edizioni del Borghese”, Milano 1965

 

 

Giuseppe Zocchi – La Festa degli Omaggi

 

Soggiorno di Luglio, Agosto e Settembre 1764 a Firenze

Oggi è stata celebrata la festa di San Giovanni protettore di Firenze che quest’anno, non si sa il perché, era stata rimandata al giorno di San Pietro. Alle sette di mattina siamo andati in Piazza del Granduca (ora piazza della Signoria) per assistere alla cerimonia di presentazione degli omaggi. Sotto un grande colonnato (ora Loggia dei Lanzi) in fondo alla Piazza, avevano costruito un grande palco dove avrebbero preso posto i principali governanti. Nel mezzo, avevano drizzato un trono vuoto per l’Imperatore, Granduca di Toscana. Alla sinistra v’era una poltrona dove sedeva l’abate principe de’ Neri, Capo della Reggenza, che rappresentava il principe. Dalla parte della piazza era schierato in armi il reggimento Reale Toscano e il fondo, di fronte al trono, era occupato dal corpo dei dragoni. Un gran numero di cavalieri, a due a due ha aperto la sfilata. Ciascuno portava in mano uno stendardo, e quasi tutti portavano lo scudo nel braccio sinistro. Erano i feudatari del territorio di Firenze che venivano a fare omaggio per le loro terre, erano venuti in persona, invece di mandare una banda di servi mal montati e peggio equipaggiati, la cerimonia avrebbe potuto risultare meschina. Si vedevano poi avanzare quattro torri di legno, simboli delle quattro fortezze conquistate dalle armi della repubblica. Seguiva le quattro torri la nobiltà di Siena equipaggiata come quella di Firenze. Infine avanzava la torre di San Giovanni più alta e più ornata delle altre, che la figura del Santo coronava sulla sommità. Questa torre era seguita dai cavalli barberi che corrono dopo pranzo, e si portavano qui con molta solennità le ricche pezze di velluto ricamato d’oro che saranno il premio del vincitore. Pare che la lunga pezza di stoffa di velluto vinta dal cavallo primo classificato, venga ceduta ai mercanti per 100 luigi che poi vanno a venderla ai Turchi.

Dopo pranzo abbiamo veduto la Corsa dei Barberi che si fa nel Corso, grande e bella strada, ma in alcuni punti non abbastanza larga, né abbastanza dritta.(La corsa partiva dal Ponte alle Mosse, dietro la Porta a Prato, seguiva la via del Prato, Borgo Ognissanti, via della Vigna Nuova, via Strozzi e proseguiva in linea retta sino a Porta alla Croce.) Verso le sei di sera il Corso era già pieno da centinaia di carrozze che andavano su e giù per sfoggiare tutto il fasto della maggior festa fiorentina. Bisogna convenire che abiti ed equipaggi erano magnifici e di buon gusto e che l’insieme formava la più bella visuale che si potesse immaginare. Tempo mezz’ora le carrozze si sono ritirate e ciascuno ha raggiunto la sua finestra, il suo balcone o il suo palco. Una folla innumerevole di ogni condizione occupava i due lati della larga strada, lasciandone il centro perfettamente libero. Bisogna dire che tutto si svolse senza confusione e che un pugno di granatieri bastò a mantenere nell’ordine quel popolo immenso. Si fecero passare allora i cavalli in processione per condurli “alle mosse”, una corda tesa per la larghezza della strada dove i cavalli vi “corvettano” davanti impazienti di partire.

Erano quindici, parati di nastri dai diversi colori e condotti da palafrenieri e dai lacchè de loro padroni. In genere, parevano belli, ma sebbene si chiamino Barberi, possono essere di ogni paese. Ve n’era uno specialmente, un vecchio inglese dell’età di ventitre anni, che per solito vinceva il premio, e anche dalle acclamazioni del popolo si vedeva come era il favorito. Arrivati in cima, furono schierati sulla stessa linea, per quanto era possibile, poi fu tagliata la corda: partirono. Li vidi passare con una rapidità che l’impeto naturale del cavallo, incitato dal “pungolo” che portava mi spiegava benissimo. Questo “pungolo” era formato da due staffili di corda legati sotto il garrese che sostengono alcune palle di sughero appesantite nell’interno da palle di ferro e guarnite di punte, che battono contro il fianco del cavallo. Mi stupivano però la costanza e la calma con la quale proseguivano a correre, come se fossero stati montati dai più abili cavalieri. Presto li perdemmo di vista e tutta l’assemblea fissò gli occhi sul campanile della Cattedrale per leggervi il nome del vincitore nei segnali luminosi che vi ripetevano, e che rispondevano al numero del cavallo. Per tenere sospesa più a lungo l’impazienza del pubblico bisognò aspettare, per caso, sino al numero tredici. Il Principe Neri dichiarò al popolo che la vittoria era stata riportata dal puledro del cavalier Alessandri e il silenzio si mutò d’un tratto nelle acclamazioni tumultuose di trentamila spettatori. Il premio prima di essere consegnato al vincitore, viene benedetto con molte cerimonie nella chiesa di San Giovanni. Da quanto ho potuto giudicare, i cavalli hanno fornito una corsa di oltre due miglia in cinque minuti. Tuttavia, l’antichità della istituzione, l’ardore di un popolo intero che vi assiste, l’intervento del Principe e anche la religione le danno una ben maggiore solennità. Si vede che i fiorentini amano questa usanza come il solo vestigio della loro antica libertà.

 

Giuseppe Zocchi – La Festa della Corsa dei Cocchi

 

Sabato 30 Abbiamo visto le corse dei Carri che si fanno in una grande piazza (Piazza Santa Maria Novella). Quel che v’era di più bello era lo spettacolo di una grande folla, molto meno adornata di ieri, ma più raccolta e che occupava palchi, balconi, finestre e perfino i tetti delle case intorno alla piazza. Quattro carri aperti su quattro ruote con la parte posteriore arrotondata a conchiglia si disputavano la vittoria. Erano quattro casse aperte di cartone dipinto (rosso, giallo, verde e bianco) ciascuna sopra un treno di quattro ruote, con un cocchiere vestito da attore tragico che guida due cavalli ineguali, attaccati a un lungo e pesante timone. Bisognava facessero tre volte il giro della Piazza, e tre volte girassero intorno a due “mète” collocate come i fuochi dell’ellisse. Si sarebbe potuto fare qualcosa di bello ma lo spazio è troppo rinserrato per permettere a un cocchiere di riguadagnare il più lieve vantaggio quando l’ha perduto. D’altra parte, i cavalli erano quelli della Posta e tutti di un medesimo padrone. In una tale corsa v’è poca nobiltà e anche minore emulazione. I Barberi di ieri appartenevano tutti all’Imperatore, o ai primi signori di Firenze e perfino ai principi romani che venivano a concorrere per il premio.

 

Giuseppe Zocchi – La Festa del Calcio

 

Anno 1764 – Commenti dei presenti sulle carrozze.

Sig. De Brosses: Due file eterne di carrozze che vanno lemme lemme. Non posso digerire questa insulsa maniera italiana di passeggiare in carrozza in mezzo a una città soffocante di caldo e di polvere. Abitualmente escono a passeggio in carrozza per un quarto di miglio e arrivati alla porta San Gallo si fermano. Da qui tornano in Piazza del Duomo dove rimangono fino a che cominci l’opera.

Sig. Smollet: Appena fuori da una delle porte di Firenze si trova un arco di trionfo e da qui, nelle sere d’estate, l’aristocrazia viene a prendere aria con le sue carrozze. Ogni carrozza si ferma e forma un piccolo separato ricevimento. Le signore sedute nell’interno e i cicisbei presso il predellino le intrattengono con i loro discorsi.

Sig. Guiguer: La Porta a San Gallo. Un bellissimo arco di Trionfo si trova davanti alla Porta. Fra l’uno e l’altra v’è una piazza dove è elegante andare e fermarsi in vettura per vedere ed essere visti … Ogni vettura arrivando, prima di prendere il suo posto fa un giro di passeggiata.

Firenze – Luglio 1764 – Un commento.

Nel dopopranzo abbiamo visto un’altra corsa dei Barberi, la carriera era meno lunga, i cavalli meno numerosi, gli equipaggi con abiti meno magnifici; il popolo non era tanto infervorato e noi non avevamo la medesima curiosità. Ha vinto il premio un cavallo dell’Imperatore. I colpi di bastone che i granatieri facevano piovere sulla folla e soprattutto i tre o quattro colpi che un ufficiale ha dato col bastone da passeggio a un borghese dei meglio vestiti, ci hanno offerto una qualche idea del despotismo austriaco. Il popolo l’ha guardato con una tranquillità che faceva ben vedere come vi fosse abituato.

 

 

Firenze 1764 – Visita alla Galleria degli Uffizi

Abbiamo percorso quei vasti corridoi dove eserciti di statue sono schierate in battaglia, abbiamo gettato un’occhiata di ammirazione sui tesori della Tribuna; infine abbiamo veduto la Venere de’ Medici e la Venere del Tiziano. Si direbbe che pittura e scultura siansi cimentate sulla medesima figura per vedere chi meglio animerebbe la più bella delle donne, se la tela o il marmo. Credo che la scultura abbia riportato la vittoria. Al nostro piacere si è mescolata l’amarezza. Abbiamo visto i pezzi informi del famoso Cinghiale della Galleria. La statua perì nell’incendio che la consumò con due pezzi moderni, ma di grande pregio; si parla di restaurarla, ma il lavoro mi sembra difficilissimo sebbene i pezzi non siano calcinati ma soltanto spezzati dalla caduta di una imposta di ferro. Il signor M. Bianchi, al presente conservatore della Galleria provocò questa disgrazia, accendendo il fuoco in un caminetto che aveva costruito all’insaputa del Governo e dove gli era stato vietato espressamente di riscaldare. Sebbene egli avesse avuto la vigliaccheria di accusare parecchi innocenti per discolparsi; la sventura fu per costargli cara; ma le grazie della moglie e la bontà dell’Imperatore gli salvarono la vita e lo ristabilirono nel suo posto. Il popolo fiorentino dimostrò la più grande indifferenza e non volle nemmeno lavorare a spegnere il fuoco, la Galleria, dicevano, apparteneva all’Imperatore, che gliene importava ai fiorentini? Senza il soccorso della Guarnigione, questo gran tesoro sarebbe perito.

 

Giuseppe Zocchi – La Processione del Corpus Domini

 

Ma come avevano viaggiato E. Gibbon e W. Guise?

“Il modo migliore per andare da Ginevra o Losanna a Torino è di mettersi d’accordo con un vetturale che vi porti, fornendovi la carrozza per tutto il viaggio, quelle comprate in Francia raramente servono sulle stade dell’Italia, se non sono fabbricate espressamente.” (Nel 1764 le carrozze in uso sulla strada fra Ginevra e l’Italia erano senza dubbio le “sedie da posta”, come le descrive J.G.Keysler: “Vi sedevano due persone, con un riparo sopra la testa, avevano due sole ruote, il posto per due bauli dietro, uno dei due cavalli correva dentro le stanghe e portava il peso del carico”) 

 

LA REDAZIONE di Carrozze&Cavalli Vi ringrazia per l’attenzione e per chi può permetterselo o per chi ne ha voglia, l’appuntamento è a Firenze il 6-7-8 Maggio 2022 e di seguito un programma più dettagliato.