Dressage in primo piano: (3) Le Varianti di Trotto
Continua l’interessante serie di articoli sul dressage pubblicati da Hippoevent che ringraziamo per averci concesso l’autorizzazione a tradurli in italiano per i notri lettori.
Ultimo aggiornamento di Hippoevent 04/03/2022
Senso e nonsenso dei movimenti del dressage analizzati da Reiner Wannenwetsch
Terza puntata: le varianti di trotto
“QUATTRO CAVAI CHE TROTTANO“ è una canzone popolare italiana. Anche nella canzone tedesca “Hoch auf dem gelben Wagen (in alto su una carrozza gialla)” troviamo già nella seconda frase “SPINGERE I CAVALLI IN AVANTI AL TROTTO” e forse anche l’aria ungherese “A JÓ LOVAS KATONÁNAK (Per il bravo soldato a cavallo )“ fu composta durante una trottata in carrozza. Da ciò si dedurrebbe che il trotto era l’andatura più conosciuta e praticata quando si parlava di trasporto di persone con le carrozze. Tutto al contrario di „hopp, hopp, hopp, Pferdchen lauf Galopp (hop, hop, hop, galoppa cavallino)“, che può essere attribuito piuttosto all’equitazione montata. Ma non esuliamo dal tema!
Il trotto nelle sue tre varianti – a prescindere dalla nuova introduzione del trotto medio – costituisce la gran parte delle figure del dressage attaccato.
A dire il vero non è assolutamente necessario a questo punto indicare quali siano i requisiti richiesti per il trotto riunito, il trotto di lavoro o il trotto allungato. D’altro canto, se sono chiari a tutti, da dove provengono le importanti differenze che vediamo sia nell’esecuzione che nelle valutazioni dei giudici?
Guardando indietro e ricordando le proprie esperienze o ancora oggi se ci si intrattiene con i guidatori dopo una ripresa di dressage spicca in particolare una frase: “Nel campo prova andava ancora tutto bene“.
Quindi nessun errore di ritmo nella riunione, non costantemente pesante in mano e dietro la verticale nel trotto di lavoro e sempre bene in avanti senza trotto in tre tempi o galoppo nell’allungo.
Santi numi, cosa ha messo così fuori dai gangheri i cavalli durante la prova di dressage? Una certa tensione del guidatore può sicuramente trasmettersi ai cavalli. Ma questo non può essere il motivo nella maggioranza degli atleti esperti. Le postazioni dei giudici ci sono in tutti i concorsi e fare una tale metamorfosi perché sono cambiati i volti dei giudici … non credo!
Affrontiamo allora il caso dall’altro fronte, esaminando l’attuale ripresa 3*HP2.
Per prima cosa si nota un fatto positivo ovvero che, contrariamente alle novità introdotte precedentemente, sembra esserci stato un dialogo tra chi disegna i grafici ed alcuni praticanti: le varie figure corrispondono in gran parte alla successione naturale dei movimenti e sono descritte in modo chiaro. Se tuttavia, dopo la buona esecuzione del trotto allungato da D a G guidatore e cavalli devono ancora una volta essere “smontati“ con un alt, rimanendo fermi e in contatto, forse la cosa andrebbe considerata meglio in futuro.
“Una strattonata in bocca – e il cavallo si immobilizza“ non è necessariamente un modo gentile di ringraziare i cavalli e di effettuare manovre atte a creare fiducia.
Sì, l’ho già sentito: chi critica deve anche offrire un‘alternativa. Ecco dunque una possibile variazione.
Figura 18: S-K Trotto riunito, deviazione di 15m.
Figura 19: K-A-D Trotto medio
Figura 20: D-X Trotto di lavoro
Figura 21: X-G Passo libero, G Alt e saluto.
Figura 22: Guidatore
Figura 23: Impressione generale e presentazione.
Con ciò verrebbero esauditi tutti gli auspici: un controllo completo della scala del training, un viatico per le due ultime valutazioni d’insieme e il tutto anche come lode e ringraziamento ai cavalli.
E se qualcuno dovesse dire che questo è noioso per gli spettatori, dovrebbe rendersi conto che sugli spalti non c’è comunque praticamente nessuno e che quindi possiamo benissimo rinunciare ad elementi da show nel dressage. E fortunatamente i due o tre ottimi fotografi presenti, a quel punto hanno già fatto da un po‘ le foto decisive.
Sarebbe anche auspicabile che si richiamasse alla memoria nuovamente la faccenda delle figure da eseguire con una mano. Non per far arrabbiare i guidatori, ma per verificare il contatto. I cavalli sarebbero sicuramente grati perché in base a quanto viene richiesto in gara si svolge anche l’allenamento. In generale, secondo me, fino ai punti di cui sopra, si tratta di una ripresa abbastanza buona, a cui come giudice assegnerei un sette. Di più è possibile, meno sarebbe da giustificare dettagliatamente.
Quando poi si arriva alle ultime due caselle delle schede del dressage con i criteri di valutazione, mi viene spontanea la domanda: per quale gruppo di persone è stata pensata questa raccolta disordinata di concetti tecnici?
Sarebbe adatto per un frequentatore occasionale con cognizioni di base. Questi però non li vede. Il guidatore come anche il trainer coscienzioso scuoteranno come me la testa. E un giudice che conosce il suo mestiere non farà dipendere né i suoi voti né i suoi commenti da questo testo. Come nel dressage anche qui il voto viene dato solo dopo la figura. Via il sette! Nessun problema, la prossima volta andrà eventualmente ancora meglio.
Rimaniamo sul tema odierno, “il trotto“.
In questa ripresa vengono richiesti tutti e quattro i tipi di trotto: il trotto di lavoro, il trotto riunito, il trotto medio e il trotto allungato, che sono descritti in modo dettagliato nel regolamento FEI a pagina 43, Articoli da 954.4 a 954.9. Descritti in maniera molto precisa fino al .7 e ripresi con descrizioni molto accurate anche nei regolamenti nazionali a me noti. Una ripetizione in parte incompleta in diversa sequenza – così come riportato nei criteri per il giudizio della ripresa – non è necessario per nessuno degli interessati e l’indicazione, sicuramente frutto di buone intenzioni, che vale per tutta la figura è quasi irragionevole. Anche per motivi di spazio e per una migliore panoramica possiamo decisamente soprassedere. Secondo me, per quelli che ritengono assolutamente necessaria una specifica, si può considerare il primo punto dei criteri di giudizio del movimento. Per esempio, per la figura 1 “qualità del trotto di lavoro” dice chiaramente cosa s’intende: un trotto con impulso, energico e assolutamente regolare con un stabile contatto con l’imboccatura ma non dietro di essa, sequenza dei movimenti elastica con buona attività dei posteriori e dorso decontratto, con ampia copertura, dove i posteriori si posano almeno nell‘orma degli anteriori. Questo non si può scriverlo tutto in un breve spazio, ma neppure si deve. E’ molto più importante, dopo aver indicato la qualità dell’andatura prevista, specificare individualmente gli altri criteri di valutazione. Per la figura 1 si tratta di “entrare diritti sulla linea mediana“. Questi sono criteri di valutazione specifici della figura che non possono essere standardizzati e ripetuti in modo monotono: qui è necessaria l’esperienza pratica che, grazie a Dio, è ancora presente – sempreché la si permetta!
Del trotto riunito abbiamo già parlato nella prima puntata di questa piccola serie. Le falcate nel trotto riunito diventano più corte ma contemporaneamente anche più energiche, tanto che deve essere ben riconoscibile un maggiore ingaggio delle anche. Pur mantenendo attività ed impulso la copertura si riduce ma le falcate diventano più elevate e cadenzate. Gli zoccoli posteriori arrivano fino a posarsi nelle orme lasciate dagli anteriori. Il collo rimante rotondo e si rileva visibilmente, la nuca rimane sempre il punto più alto e il naso non va assolutamente dietro alla verticale. I cavalli sono in contatto sicuro sull’imboccatura e il dorso che oscilla conferma la decontrazione. Anche qui, nei criteri di valutazione, dopo la “qualità del trotto riunito” vengono gli altri punti da esaminare, come per esempio nella figura 3 “figura, piego, flessione, cambiamento di flessione nelle volte”.
Relativamente nuovo nel panorama è il trotto medio. Applicato dapprima solo negli attacchi singoli dove è prevista per i cavalli la libertà di distendere l’incollatura, viene ora riscoperto anche qui: secondo me una buona idea per dimostrare ad esempio la qualità dell’addestramento. Questa variante di trotto rappresenta per tutti gli elementi dell’attacco un vantaggio se viene inserita tra altre due varianti, in modo che si notino chiaramente le differenze. Nel testo in esame secondo me la questione è stata risolta ottimamente nelle figure dalla 12 alla 17. Rispetto al trotto di lavoro la copertura del trotto medio è maggiore senza che questo comporti un’accelerazione. In questo caso gli zoccoli posteriori superano visibilmente l’orma degli anteriori. Attraverso la spinta dai posteriori il treno anteriore può, grazie ad un buon equilibrio, diventare leggero e libero come se fosse una molla. Il cavallo rimane costantemente in contatto e attraverso l’apertura dell’angolo collo-ganasce si vede chiaramente, attraverso la distensione dell’incollatura, l’allungamento del profilo richiesto. La linea fronte-naso va chiaramente davanti alla verticale.
Infine il trotto allungato, così osannato e decisivo. A molti fa letteralmente quasi scendere le lacrime dagli occhi: negli uni per commozione ed entusiasmo, negli altri per vergogna per un allungamento del profilo scarsamente visibile, errori di ritmo, orecchie basse, bocche aperte e ostacoli insormontabili durante la guida su linea retta, senza parlare di quelle curve! Il trotto allungato è la massima espressione del movimento in avanti al trotto. La massima spinta dai posteriori fornisce il maggior grado di impulso e copertura. Attraverso l’allungamento del profilo gli zoccoli posteriori oltrepassano visibilmente le orme degli anteriori. I cavalli rimangono in contatto senza appesantirsi sull’imboccatura. Tutto questo può avere successo solo se il ritmo è regolare, e i cavalli sono in grado di portarsi e di muoversi in equilibrio mantenendo la sequenza.
L’alto grado qualitativo raggiunto oggi dai nostri cavalli da attacco si riflette naturalmente soprattutto nelle allungate. Il pericolo al quale ci esponiamo io lo vedo quasi esclusivamente nell’impiego di diverse combinazioni di imboccature – ovviamente legali o permesse -, senza le quali non si otterrebbe tutto ciò nella misura desiderata o solo in maniera limitata. Soprattutto nelle pariglie e nei tiri a quattro oggi vediamo – non per ultimo grazie alla eccelsa tecnica fotografica – immagini brillanti che apparentemente mostrano un trotto allungato perfetto.
Tutti i cavalli con la stessa chiara cadenza, incredibile libertà di spalle e un’insuperabile spinta dai posteriori producono la maggiore copertura possibile. Con una tale prestazione non è difficile spuntare dai giudici estasiati un nove o anche un dieci. Chi però, accanto a questi elementi veramente perfetti, trascura che tutti i cavalli hanno la bocca aperta, si appoggiano pesantemente al morso, sono visibilmente dietro la verticale e restringono fortemente il collo, ha un problema serio: quel sei in realtà giusto in questo caso o, con tanta magnanimità, un sette farebbe di quel giudice una voce solitaria. E con questo non ho problemi solo io, ma soprattutto le Federazioni Nazionali e la Fei le quali, almeno per il momento, purtroppo, non sembrano prestarvi attenzione.
Secondo me però dovranno a breve prendere una decisione: o in futuro facciamo concorrenza agli Hackney e ai Tuigpaarden da Show e cancelliamo dal regolamento le specifiche relative al trotto allungato oppure non facciamo modifiche e permettiamo ai giudici una valutazione corretta in stretta aderenza a queste regole. E’ come con una vite: dopo “stringi forte” molto spesso viene “si è rotta”. E’ urgentemente necessario un riallineamento del pensiero, da preferire in ogni caso ad una modifica della definizione “trotto allungato”.
Da ultimo ancora una spiegazione personale: mi viene spesso chiesto che cosa c’entri Isenbart.
Ecco: Hans-Heinrich Isenbart – austriaco di nascita – era uno dei più conosciuti giornalisti di sport equestri e commentatore nei concorsi. In molti eventi importanti ho avuto spesso il privilegio di lavorare con lui – Isenbart per l’equitazione, io per gli attacchi. Il marchio distintivo di Hans-Heinrich Isenbart era, accanto alla sua enorme competenza professionale e alla sua retorica formulata fino nel più piccolo dettaglio, il fatto che alla fine di ogni manifestazione chiudesse con la frase: “E per favore non dimenticate i cavalli”. E questo lui lo prendeva molto seriamente – esattamente come me.
In questo senso,
il vostro Reiner Wannenwetsch