Testo e immagini a cura del sig. Marco Zane

 

Dettaglio della copertina del volume “I viaggi nel Medio Evo” di Norbert Ohler, Edizioni Garzanti

 

Riprendiamo il racconto che ci ha portati qualche tempo fa ad illustrare i finimenti nella storia antica per parlare della loro evoluzione a partire dall’inizio del Medio Evo.

 

Dopo la caduta dell’Impero Romano, anche la grande rete stradale da essi costruita con grande perizia e mantenuta efficiente per secoli, cadde in parte in rovina, sia per mancanza di fondi per la manutenzione che per la mancanza di tecnici esperti.

Le strade erano oramai deteriorate e piene di buche che venivano riparate alla meglio riempiendole di terra e questo comportava che con la pioggia e le intemperie esse diventavassero pantani, mentre con il caldo ed il sole erano invase dalla polvere.

Nonostante ciò, carri e carrette non smisero mai di circolare, ma si dovette attendere l’inizio del Medio Evo per vedere finalmente una rinascita ed una evoluzione nei trasporti e quindi migliorie anche nei finimenti; questo tuttavia è difficile da documentare in quanto non si trovano testi dell’epoca che parlino in modo soddisfacente di tale aspetto.

Il Medio Evo segnò una grande ripresa nell’evoluzione delle società con fermenti nuovi e sviluppo tecnico in ogni settore; di conseguenza soprattutto i trasporti ne furono influenzati perché sempre maggiori quantità di merci ma anche di persone andavano spostate con sicurezza e velocità.

E’ in questo periodo che l’uomo si liberò del ruolo di motore ed iniziò a sfruttare la forza motrice dell’acqua che muove i mulini e i magli che diventarono molto più produttivi di quelli a trazione animale; si riaprirono dunque i cantieri per grandi opere, si costruirono chiese, castelli, abbazie, si sfruttarono le cave di marmo e di pietra.

Tutto questo rese necessaria la riparazione delle grandi vie consolari e di tutta la rete stradale per sopperire alle nuove esigenze.

Qui avvenne la trasformazione del finimento che avrebbe poi dato all’attacco moderno la necessaria forza motrice, cosa già abbozzata dagli antichi ma mai veramente sviluppata.

(a sin.) “Iliade de l’Ambrosienne”, manoscr. greco, V secolo; (a des.) Sarcofago di Trèves, VI secolo

(dall’alto a sin. poi in senso orario) “Biges du Pentatheuque de Tours”, VII secolo; Manuscr. greco, IX secolo; “Attacco moderno”, manuscr. Biblioteca Saint-Gall, X secolo;

(a sin.) “Attacco moderno”, manuscr. latino 8085, Biblioteca Nazionale, X secolo; (a des.) “Attacco moderno”, manuscr. Latino 8085, Biblioteca Nazionale, prima metà del X secolo

L’attacco antico, organo troppo costrittivo, venne abbandonato; nacque il finimento completo e con esso anche le stanghe, il bilancino, la ferratura del cavallo, il cerchione in ferro per le ruote, lo sterzo mobile (avantreno) per carri a 4 ruote, l’assale a grasso.

(dall’alto a sin. poi in senso orario) Attacco antico, XI secolo, manoscr. lat. 8318, Bibl. Naz.; Attacco moderno, XI secolo, Bruxelles, Bibl. Reale, manoscr. 9968-72; Attacco moderno, XII secolo, Cattedrale di Borgo; Pettorale, XII secolo, Inghilterra (manoscr. Admont, Bibl. Doucet)

Tutto questo segnò profondamente il cambiamento e lo sviluppo dei trasporti e del commercio.

Il primo ed importante miglioramento del finimento moderno fu il pettorale seguito dal collare da spalla, quindi il sellino, la braga, la nuova briglia ed infine più tardi le redini a crociera per le pariglie.

Questi finimenti erano costruiti grossolanamente in cuoio ed in alcune parti in corda intrecciata.

(dall’alto) Contadini con carro “Sachsenspiegel”, XIII secolo; Finimenti e carro del XIII secolo (Libro d’amore delle Virtù); Carro del Sole e Faraone con Auriga

Tutto il finimento era mal costruito ma funzionale e questo si nota dai disegni di seguito riportati che mostrano al meglio la differenza tra questi primi rudimentali manufatti e quelli ai quali siamo abituati.

Il cavallo così equipaggiato poteva finalmente erogare tutta la sua potenza con minore fatica, senza più la postura anomala e convulsa nella quale era costretto dal giogo; la trazione veniva così esercitata da tutto il corpo dell’animale che si appoggiava in modo rilassato al pettorale.

In questo modo venne naturale attaccare sia alle piccole carrette per i trasporti destinati alle città che ai carriaggi agricoli un solo cavallo ma per far questo fu necessario dotare i rotabili di stanghe e di conseguenza anche del bilancino che, dando un ulteriore appoggio sul petto, si dimostrò indispensabile nei lavori agricoli.

Utilizzando il bilancino, in caso di necessità si poteva aggiungere all’attacco un secondo cavallo, aumentando ancora la potenza di tiro.

(dall’alto) Tombarello con route protette da chiodi (miniatura di Johan de Vrive, Biblioteca Bodleian, Oxford); Vettura da viaggio francese, illustrazione da “Vita di San Dionisio”, 1317 (Biblioteca Nazionale, Parigi); Prima metà del XVI secolo (Heinrich Gross, Bibliot. Doucet); Cavallo da lavoro, XIII secolo (Bruxelles, manuscr. 1175)

Tutta la maggiore forza esercitata dal cavallo portava però con sé un problema: lo sforzo nel lavoro portava ad una maggiore usura dei suoi zoccoli.

Già i romani ed altri antichi prima di loro avevano cercato un rimedio che proteggesse il piede del cavallo usando “l’ipposandalo”, soluzione ingegnosa ma di scarsa efficacia, tanto che venne poco sfruttato.

Fu l’introduzione del ferro a chiodi sullo zoccolo a migliorare la protezione del piede del cavallo a tal punto che questo sistema è usato in modo identico ancora ai giorni nostri.

(dall’alto) a sin. Ferratura con chiodi, XIII secolo, Cattedrale di Borgo e a des. Esperimento del 1900 a Sant-Germain-en-Laye; a sin. Ferratura “ondulata” XIII secolo, cavallo di Corrado II, Cattedrale di Bamberg e sotto Ferri carolingi, IX secolo (Lago di Paladru, Museo Archeologico di Grenoble); a des. Ipposandali (Museo di Saint-Germain)

(in senso orario) Ferro del XII secolo (Museo d’Epinal); Ferro del campo di battaglia di Crécy (Museo di mascalcia, Saumur); Ferri del Medio Evo (Museo di Colmar)

Per conseguenza naturale si giunse alla ferratura anche della ruota con lamoni di ferro e ciò si rese necessario per le aumentate capacità di carico dei nuovi carri e della maggiore usura del legno delle ruote stesse.

Prima di arrivare all’utilizzo dei lamoni, si tentò la chiodatura delle ruote ma il sistema non si dimostrò efficiente.

I Romani addirittura proibivano la protezione in ferro delle ruote per non danneggiare la lastricatura delle strade e a questo scopo il Codice Teodosiano stabiliva con regolamenti precisi anche i carichi consentiti con i vari tipi di carriaggio.

In alto carro medievale da viaggio, in basso carro agricolo

Queste nuove invenzioni tecniche aggiunsero altra efficienza ai trasporti ma l’invenzione più importante di tutto questo periodo fu senz’altro l’introduzione dell’avantreno sterzante.

Fino ad allora infatti i veicoli a 4 ruote non potevano sterzare e questo era un grande problema perché li rendeva poco pratici.

Naturalmente per montare l’avantreno sterzante fu necessario ridurre il diametro delle ruote anteriori e ciò rese possibile finalmente ai carri una migliore circolazione su ogni tipo di strada ed in ogni contrada; il neonato sterzo rimase tuttavia con un limitato raggio d’azione fino al XIX secolo quando i miglioramenti tecnici consentirono ai veicoli di girare fino a 180 gradi.

Assale a grasso

Con la nascita dei nuovi assali (la parte che entra nel mozzo della ruota) questi vengono torniti in modo da poter essere ingrassati riducendo perciò sia l’attrito che il fastidioso cigolio.

Incidente di viaggio; Entrata a Parigi della regina di Sicilia; La famiglia del barone di Guitschard in viaggio verso Berna

Interessante è notare come nei secoli il finimento si sia evoluto lentamente ma costantemente con modifiche pratiche ma anche estetiche per arrivare fino al XIX secolo, periodo d’oro per i trasporti a trazione animale quando, grazie ai miglioramenti nella conciatura e qualità delle pelli ed ai nuovi macchinari, i mastri sellai arrivarono a produrre opere d’arte per praticità, bellezza e ricchezza di decori.

Giunti al termine di questo breve racconto sul finimento aggiungiamo di seguito i disegni che illustrano e rendono più chiari tutti i cambiamenti avvenuti dal Medio Evo fino al X1X secolo.

In alto VI-VII secolo, sotto X secolo

XI secolo

XII secolo (da Ginzrot)

in alto XIV secolo, al centro e in basso XV secolo

XVI secolo

XVII secolo

XVIII secolo

XVIII secolo

XVIII secolo

Come prendere le misure per i finimenti

Nomenclatura per i finimenti da pariglia e da singolo

Per il XIX secolo seguono alcune tavole del magnifico volume “La Sellerie Française et Etrangère” di Léné, Sellaio in Parigi – Disegni di Albert Adams (1878)