Fino a qualche decennio fa certi discorsi funerei potevano mettere una infinita tristezza d’animo in tutti i cuori; oggi, novembre 2020, con gli accadimenti degli ultimi mesi indelebili nelle nostre menti, credo che un po’ tutti siano disposti a prestare più attenzione riguardo agli ultimi momenti, o meglio, gli ultimi anni che ci separano dalla vita eterna. Un interessante viaggio attraverso i trasporti funebri dell’Ottocento e tante curiosità inedite, ce le offre come al solito la “Fondazione Emanuele Cacherano di Bricherasio”, che ospita presso i suoi locali il 14 novembre 2020 tutti gli appassionati di attacchi di tradizione che intendono arricchire il proprio bagaglio culturale in materia di Attacchi.  Relatore, Giudice di Tradizione ed esperto del settore il Sig. Alfredo De Paoli, forte di una antichissima tradizione di famiglia nel settore dei trasporti ippotrainati, anche funebri, che metterà a disposizione degli intervenuti il suo sapere, ma anche rara e pregiata oggettistica inerente le tematiche trattate. Ci sarà anche un approfondimento tecnico sulla conduzione di un tiro a quattro cavalli e relative fruste. Naturalmente la partecipazione non è riservata solo ai possessori di tiri a quattro o ad “aspiranti cadaveri” visto il tema trattato, ma l’ingresso è libero anche a chi vuole saperne di più su di un argomento come il trasporto funebre ippotrainato che sta tornando lentamente di attualità. Invitiamo dunque tutti gli interessati a prenotarsi per tempo e buon viaggio … di andata e ritorno, per chi arriva da lontano!

 

 

Nelle foto il Sig. Alfredo De Paoli nel 2019 in veste di Giudice di Tradizione nel Concorso di Eleganza e Tradizione “Città di Montecatini Terme”

 

Come siamo soliti fare, non vogliamo fermarci al solo comunicato con locandina allegata, ma abbiamo creduto bene spaziare sull’argomento perchè il nostro topo d’archivio della Redazione ha sempre delle novità da propinarci. In questi giorni ci siamo lasciati alle spalle la ricorrenza di Halloween. Tanti la credono importata dagli Stati Uniti d’America, invece pare si sia diffusa da Milano come leggeremo! Considerando l’argomento abbiamo poi pensato di intervistare un’appassionato di attacchi che se ne intende più di noi di esequie: Don Marino Dalè, che ci aprirà una nuova finestra sul periodo che stiamo vivendo.

 

CURIOSITA’ DAL PASSATO; LE CARROZZE FUNEBRI “TRASFORMABILI”

 

Lo specifico catalogo per “Carrozze Funebri Trasformabili” della Fabbrica di Carrozze “Francesco Belloni” di Milano (Foto Archivio Storico Comunale – BO)

 

 

La lettera di Francesco Belloni  (Foto Archivio Storico Comunale – BO)

 

Nella lettera (foto in alto) Francesco Belloni illustra e descrive con dovizia di particolari al responsabile del Comune di Bologna, la sua ultima specialità che consiste nelle carrozze per trasporti funebri trasformabili. Come si può notare dal catalogo, con una sola carrozza si potevano effettuare tutte e tre le categorie di funerali normali, I, II e III Classe lavorando esteticamente sugli addobbi più o meno sontuosi, inclusi i cavalli. Stessa cosa per i funerali dei bambini, dove era richiesta una carrozza funebre bianca.

 

In veste di costruttore di carrozze tra i più affermati del tempo, Francesco Belloni offriva in catalogo anche l’apposita “Carrozza di Seguito” ed un carro per gli Ospedali. Da tenere presente il periodo che dalla lettera risale al 1886.

 

Pare che il Comune di Bologna in seguito procedesse all’acquisto di alcuni carri funebri come testimoniato dalle foto dell’epoca. Appare evidente che lo schizzo a penna del Belloni è identico al Carro di 4° Classe fotografato alcuni anni dopo dal vivo a Bologna. (Catalogo fotografico del 1903 della Biblioteca Archiginnasio-BO)

 

Come si può notare, tra la foto del catalogo Belloni e alcune carrozze in servizio nell’anno 1903 pare non ci sia nessuna differenza, in particolare la “serpa” del cocchiere è assolutamente identica a quella del catalogo.

 

Carro Funebre II Classe

 

La divisa invernale dei “Necrofori” mentre svolgevano un servizio (funerale) di 4° Classe. Ai tempi era gratuito.

 

Per un funerale di I Classe ci volevano in data 1893 circa 100 lire. Diciamo circa perché potevano esserci delle varianti di prezzo per due o quattro cavalli. Nella foto in alto uno dei tanti funerali importanti datato circa 1923 dove si nota la Berlina funebre.

 

Questa la carrozza utilizzata per i servizi funerari di I Classe nel Comune di Bologna a restauro ultimato. Berlina donata dalla nobile famiglia Malvasia al Comune di Bologna

 

A questo punto si rende necessario riportare un po’ di cronaca dei fatti su questa carrozza funebre.

Come visto dai cataloghi di Francesco Belloni, erano presenti carri funebri molto belli e sontuosi per i funerali importanti di I Classe, e alcune ditte si erano offerte di importare dalla Francia carri funebri ancora più belli di quelli italiani del Belloni. Come però risulta scritto nei documenti dell’Archivio Storico di Bologna da noi consultato, in Consiglio Comunale vennero bocciati tutti e si preferì adattare allo scopo una elegantissima Berlina italiana donata al Comune dalla famiglia Malvasia. Una moda di fine ‘800 che si era fatta strada nel Veneto ed era poi approdata in diverse regioni, era quella di adattare le Berline con alcune modifiche per adibirle a carri funebri. Detto e fatto, i costi erano molto minori e a quei tempi dove nel Comune di Bologna e forse anche in altri Comuni, imperava la figura dell’Assessore Anziano, poco propenso a determinati Vizi & Comportamenti che nel 2020 sono all’ordine del giorno, venne deciso di affidare la modifica e il restauro della Berlina alla Carrozzeria dei Fratelli Gerri sotto l’attenta supervisione del Professor Dagnini, come risulta dai sottostanti carteggi.

 

Come evidenziato nel documento dei Fratelli Gerri, la Berlina il primo giorno di dicembre del 1922 tornò a risplendere nel vero senso della parola visto quanto scritto sul documento: “Doratura generale con vera foglia d’oro”.

 

Sicuramente quella Berlina fece onore a tanti illustrissimi personaggi fino a quando, e non lo sappiamo di preciso, venne soppiantata dai mezzi a motore. Sappiamo solo che attualmente è abbandonata a se stessa in un magazzino, come poi del resto tante cose del tempo che fù … pace e serenità ai ricordi dei trasportati.

 

Ecco la Berlina funebre, impolverata e inutilizzata da almeno 70 anni, però sempre bella nella sua sobria eleganza con le lamine dorate ancora splendenti.

 

Superfulo ogni commento sui quattro elegantissimi fanali dorati.

 

 

Trattandosi di una Berlina è stato sufficiente togliere i sedili e sistemare il coperchio di una cassa. Dalla parte posteriore la cassa veniva appoggiata e fatta scorrere dagli appositi rulli.

 

Trattandosi di una Berlina, le due portiere venivano bloccate dall’interno e aperte solo per la manutenzione ordinaria.

 

Una storia a lieto fine? Ad essere (come piace a noi) sinceri e obiettivi potremmo dire un lieto fine al 70%. Da una parte bisogna ammettere che il progresso ha i suoi diritti e le sue cose buone; infatti se in una grande o media città si dovessero inumare nei cimiteri tutte le salme trasportate con cavalli e carri funebri … auguri! Abbiamo però il restante 30% che viene rappresentato da tutti coloro che non vogliono seguire l’ultima moda fiammeggiante del sarto Lucifero e preferiscono effettuare il trapasso alla vecchia maniera: carro, cavallo, banda comunale e, sempre lentamente, tre metri sotto terra. Al momento, di Cocchieri-Funebri non c’è una grande abbondanza, possiamo contarli sulle dita di una mano in tutto il nord-Italia, con eccezioni al Centro-Sud dove il trasporto con carro e cavalli resta ancora una tradizione abbastanza viva.

 

 

 

Le ultime volontà del defunto vanno sempre accontentate

 

Sono in crescita le richieste di un tranquillo funerale con carro funebre e cavalli, peccato per la mancanza di cocchieri-funebri, in considerazione del fatto che molti appassionati di attacchi lavorano e sono liberi solo il sabato e la domenica mentre invece il triste destino arriva anche in mezzo alla settimana!

 

Il cocchiere in attesa non ha fretta: i cavalli riposano, senza fretta, quì nessuno ha fretta

 

Don Marino Dalè non solo è un appassionato di Attacchi, ma il suo diletto lo mette a disposizione degli altri, in particolare i ragazzi che frequentano la parrocchia e che una volta all’anno durante i Campus estivi usufruiscono di una bella gita in carrozza attraverso i meravigliosi paesaggi della pianura circostante

 

Caro don Marino  Tutti conosciamo la situazione attuale nel mondo a causa del Covid-19, siamo consapevoli che pochissime famiglie nel mondo detengono il monopolio della ricchezza  mondiale. Sembra che Regni la “Dottrina” del denaro , servita da  un esercito di corrotti dalla proporzioni bibliche.  Da statistiche recenti pare che solo la Chiesa Cattolica e i Carabinieri godano della fiducia, serietà e rispetto dalla maggioranza della popolazione. Da 15 anni a questa parte  sembra che un esercito agguerrito di Capitalisti abbia  iniziato a distruggere valori autentici come: matrimonio, reputazione, fiducia, onestà, insomma, tutti i valori descritti nei 10 Comandamenti.

 

Ermes: Don Marino non le pare che la storia si ripresenti in maniera ciclica riproponendo storie già viste nel passato?  Sarebbe anche  interessante un suo parere su come comportarsi per “L’ultimo-viaggio”, bruciati o in carrozza dentro una bara e sotto terra? Per il comportamento nei cimiteri cosa suggerisce?

 

Don Marino Dalè: Carissimo Ermes,
per rispondere alle sue questioni servirebbe un trattato di svariati volumi … evito pertanto di diffondermi in complicate analisi sociologiche e storiche che ognuno può trovare da sè, semplicemente invocando il santo più famoso di questi tempi : S. Google.

Non mi inoltro troppo in tali analisi anche perchè rischiano di essere come i pareri autorevoli dei virologi che quotidianamente vediamo e sentiamo interpellati nei vari programmi televisivi, cioè in contraddizione tra loro al punto che ci si chiede, come Pilato, ” cosa è la verità”?

Tuttavia è anche vero quello che lei dice che, generalmente, ci pare di notare una sistematica perdita di valori e uno smantellamento dei dieci Comandamenti, anche se talvolta si rischia di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Per evidenziare la perdita dei valori occorre chiederci se vi è mai stato un tempo in cui tutti i valori di cui lamentiamo la perdita erano amati e osservati scrupolosamente. Pare di no, perchè altrimenti non ci si spiegherebbe il numero esagerato di guerre e contrapposizioni di ogni genere che si sono registrate nella storia dell’umanità: da Caino ed Abele fino ai giorni nostri. Direi piuttosto che oggi pare di trovarsi in un paesaggio “liquido” dove i valori e il loro contrario hanno la stessa dignità e che quindi si alternano nella vita e nella considerazione degli uomini creando una sostanziale confusione che richiama molto l’immagine biblica di Babele. Nemmeno la Chiesa e, tantomeno, i carabinieri (da lei definiti come le due realtà che ancora godono della fiducia della maggioranza della popolazione) riescono a porre un argine concreto a tale situazione. Ci si chiede la motivazione. Probabilmente non sta nella migliore o peggiore qualità degli esseri umani ma nel tempo di cambiamento epocale che stiamo vivendo. Si racconta che il grande S. Agostino, mentre i barbari Vandali stavano invadendo la sua diocesi e lui si avviava a concludere i suoi giorni terreni, abbia detto espressamente così: “non è un mondo vecchio che muore ma un mondo nuovo che nasce”. Probabilmente noi oggi ci troviamo nelle stesse situazioni vissute al termine dell’impero romano. Cadeva una civiltà che lasciava lo spazio ad altri modi e mondi. Per quanto riguarda il recupero dei dieci comandamenti nel mondo di oggi la vedo dura, almeno finchè non ci si renderà conto che essi non costituiscono una serie di negazioni del piacere e della dignità dell’uomo ma intendono essere una serie di aiuti per camminare senza grossolani errori sulla via dell’autentica realizzazione umana. Di solito paragono i comandamenti a dei “paracarri” o indicazioni stradali che ci fanno evitare grossolani errori di tragitto.

 

Ermes : Un commento sull’ultimo viaggio: in carrozza, o tra le fiamme con le ceneri in salotto?

Don Marino Dalè: “, riguardo alla sua domanda circa l’ultimo viaggio – che ovviamente ci auguriamo per tutti sia il più tardi possibile – faccio fatica a rispondere. In questi mesi ho visto di tutto: dalla catasta di bare ammassate in obitori divenuti troppo piccoli, ai camion con il ferale carico diretti al crematorio, ai funerali “più veloci del West” con tanto di Carabinieri a controllare i minuti per la benedizione, alle preghiere riprese da una videochiamata perchè i parenti erano chiusi in casa in quarantena, alle ceneri dimenticate presso le agenzie funebri da mesi. Dopo una simile carrellata che tipo di ultimo viaggio ci si può augurare? Da prete rispondo che senza dubbio occorre prepararlo bene il nostro ultimo viaggio affinchè sia l’immagine terrena di un incontro celeste in Paradiso. Non sono molto amante della nuova moda, spesso indotta dalle Agenzie di Onoranze Funebri, della cremazione. Può sembrare una soluzione veloce e comoda ma rischia di farci perdere il senso della maestà e della serietà della morte. Ancor meno sono amante della conservazione delle ceneri dei defunti in casa. La nostra psicologia ha bisogno di elaborare il lutto e non è possibile che questo avvenga se ogni giorno ci troviamo ad avere le ceneri dei nostri cari nei luoghi della vita quotidiana. Per il resto naturalmente l’ultimo viaggio è auspicabile, per amanti di carrozze e cavalli, che avvenga con una bella carrozza trainata da cavalli neri infiocchettati e bardati come si conviene, con la non troppo celata speranza che vi sia anche qualcuno che prega sinceramente per l’anima del caro estinto e non si ferma solo a contemplare la solennità o meno del convoglio funebre.”

 

Ermes: Cosa suggerisce riguardo il comportamento nei cimiteri?  

Circa il comportamento nei cimiteri mi spingerei a sponsorizzare un recupero della visita. Peccato che oggi i cimiteri siano , come peraltro molti quartieri delle nostre città, il monumento al banale e al brutto piuttosto che il richiamo ( magari anche un po’ eccessivo) al mistero della morte come avveniva nei secoli scorsi. Oggi è sempre più facile trovarsi a percorrere stretti cunicoli o porticati stipati di loculi tutti uguali alla ricerca del caro estinto piuttosto che incedere tra viali alberati, inghiaiati e occupati da solenni monumenti. Nonostante ciò sono convinto che ci fa bene frequentare i cimiteri per ricordarci che la nostra vita non si esaurisce nei centri commerciali e negli uffici o nei viaggi di piacere. “Curiosare” nei cimiteri ci fornisce spesso molte indicazioni anche sul mondo dei vivi oltre che a quello dei morti. Famosissimi sono i cimiteri monumentali : Milano, Parigi, Firenze ecc. dove si invera, anche per i personaggi più illustri il detto: “ io fui quel che voi siete, sono quel che voi sarete”. Mi piace l’usanza di portare un fiore ai nostri cari  ( non un lume perché ci pensano già le apposite ditte appaltatrici che poi ti spediscono la bolletta a casa annualmente, con buona pace della mistica e della poesia legata al pio ricordo )  Ritengo bello compiere, almeno laddove è possibile in relazione alle situazioni sociali, il “giro del cimitero” per vedere chi si è aggiunto rispetto all’ultima volta, fare qualche considerazione sull’età, sulla bellezza della fotografia , mentre ci si augura che si reciti  ancora qualche prece, se non proprio i proverbiali 100 requiem dei tempi passati, almeno qualche pia invocazione per l’anima dei defunti prematuramente orbati delle spoglie mortali, quasi sempre bruciate non nel fuoco infernale ma nei più prosaici e meno danteschi forni crematori. Se l’entrata al cimitero può portare con sé ricordi e rimpianti, l’uscita può essere più utile: ci ricorda che un giorno non usciremo più da quel cancello, il tempo che abbiamo a disposizione prima che quel sacro recinto accolga anche noi, conviene  usarlo al meglio. Grazie.

Don Marino Dalè

 

Vi invitiamo a leggere alcuni articoli firmati Don Marino Dalè su eventi passati ma sempre di straordinaria attualità!

Cavalli, Carrozze … aldilà dell’ovvio e del retrò

 

Natale 2018 “L’asino cattolico”

 

In questo novembre 2020, nel bel mezzo di una Pandemia-Covid che non accenna a placarsi, è passato sotto traccia anche l’evento dedicato ad Halloween. Un bene? Un male?

Preferiamo non commentare, seguendo l’esempio del saggio ed arguto Don Marino, ma ne approfittiamo per segnalare una curiosità al riguardo, che probabilmente non tutti sanno. Da recenti ricerche pare che Mediolanum – Milano – si chiamasse in origine Medhelan, una terra di mezzo fondata dai Celti, dove sorgeva un potentissimo Santuario. Ai tempi, e qui andiamo indietro fino al VI secolo, la fine dell’anno cadeva alla fine di ottobre ed era quello considerato il periodo migliore per intraprendere qualsiasi tipo di attività. I festeggiamenti del Capodanno, allora chiamato Samain duravano tre giorni e tre notti, dal 3o Ottobre al 1° Novembre. A confermare la tesi alcuni indizi legati a usi e costumi tramandati da generazioni. A Milano tante persone anziane ricorderanno sicuramente la tradizione dei loro nonni di intagliare grandi zucche e inserirvi all’interno candele accese per poi andare in giro di notte a spaventare i passanti. Noi ci fermiamo qui ma per saperne di più: Halloween era un’antica FESTA MILANESE, ecco la sua storia segreta da:

Paola Perfetti   (31/10/2016)

 

Halloween era un’antica FESTA MILANESE, ecco la sua storia segreta

 

Termina qui la nostra carrellata di notizie che qualcuno potrebbe definire “macabra”: noi che siamo ottimisti preferiamo definirla una carrellata culturale di argomenti poco noti ma che … prima o poi, interessano tutti!