L’ultima edizione di Caccia del 2019, svoltasi l’8 dicembre per la festa dell’Immacolata in una splendida giornata di sole nella storica tenuta di Alberese nel cuore del Parco Naturale Regionale della Maremma, ha visto la presenza record di oltre 50 binomi ai quali si erano aggiunte le carrozze messe a disposizione da Carrozze di Maremma.

Susanne E.L.Probst accanto alla pariglia di Enrico Cheli

 

Tutti a caccia a cavallo….e soprattutto in carrozza!

autore Susanne E.L.Probst

Siamo a febbraio e pian piano le giornate si allungano, la natura fa i suoi primi timidi tentativi di affacciarsi ad una primavera in arrivo e le volpi lasciano le loro tane. Tempo perfetto per inaugurare la nuova stagione di caccia, quella simulata ovviamente! Perché anche per il 2020, la Società Toscana Caccia alla Volpe presenta un ricchissimo calendario pieno di eventi e soprattutto rinnova l’invito a tutti gli appassionati del mondo equestre di partecipare. E non solo in sella ma anche in carrozza!

TUTTI PRONTI PER LA PARTENZA

 

NATURA, CAVALLI, ARIA PULITA E … ZERO AUTOMOBILI!

 

SEMPRE EMOZIONANTE UNA GALOPPATA IN COMPAGNIA DI AMICI CHE CONDIVIDONO LE STESSE PASSIONI

 

L’ultima edizione di Caccia del 2019, svoltasi l’8 dicembre per la festa dell’Immacolata in una splendida giornata di sole nella storica tenuta di Alberese nel cuore del Parco Naturale Regionale della Maremma, ha visto la presenza record di oltre 50 binomi ai quali si erano aggiunte le carrozze messe a disposizione da Carrozze di Maremma. Grazie a questo servizio, in molti “appiedati” hanno potuto percorre una parte dell’ itinerario dei “cacciatori”, vederli così galoppare per la campagna e saltare gli ostacoli naturali come i tronchi d’albero caduti e i fossi che caratterizzano questo terreno. Il tutto comprendeva la passeggiata attraverso i recinti con le mandrie di bovini maremmani, tra cui era possibile ammirare, naturalmente a dovuta distanza di sicurezza, gli enormi ed impressionanti tori di questa razza, fare la sosta al mare con passeggiata sulla spiaggia e, come gran finale, godersi la spettacolare “cattura della volpe”, finta ovviamente. E le volpi vere? Curiose e per nulla spaventate da cavalli, cavalieri e carrozze, in molte hanno incrociato i percorsi, facendosi fotografare nella bellezza della loro pelliccia invernale.

In senso orario dall’alto a sin.: butteri maremmani e cacciatori all’inglese in perfetta sintonia, Gianluca Gabbriellini fa gli onori di casa, Guido Gasparro e Gregorio Savio, Presidente e consigliere del CONMAR, posano nello storico granaio dei Lorena e per finire la simpaticissima volpe per nulla spaventata

 

Quando l’unione fa la forza

L’ottima riuscita dell’evento si deve non solo al bellissimo tempo che dopo un lungo periodo di pioggia ha regalato finalmente giornate di sole, ma soprattutto alla collaborazione di varie associazioni. La Società Toscana Caccia alla Volpe, rappresentata dal suo presidente Giuseppe Cicirello e coadiuvato dalla vicepresidente Monica Gasperini e dal consigliere Gianluca Gabbriellini, si è distinta come sempre per un’organizzazione impeccabile. http://www.cavallocacciaallavolpe.it/

Momenti di una giornata memorabile

 

La Tenuta di Alberese e L’Ente Pubblico Terre Regionali Toscane che hanno ospitato l’evento, hanno offerto un’ottima accoglienza ai visitatori in un territorio incontaminato dove le antiche tradizioni sono considerate parte del patrimonio storico culturale e naturale dell’Italia da preservare. http://open.toscana.it/web/terre-di-toscana/la-tenuta-di-alberese

La partecipazione del Consorzio Nazionale per la Valorizzazione dei Cavalli di Razza Maremmana (CONMAR) e il presidente Guido Gasparro hanno sottolineato il ruolo che il cavallo di razza Maremma occupa oggi nell’equitazione italiana. http://www.conmar.org/index.php?id=13

“Last but not least”, un grande ringraziamento va al buttero Enrico Cheli, fondatore di Carrozze di Maremma che con il suo planwagen trainato da una pariglia di splendidi sauri da tiro pesante salvati dai macelli, non solo ha accompagnato per tutto il percorso della Caccia chi non aveva la possibilità di cavalcare, ma è stato anche un eccellente cicerone sulla plurisecolare storia del Parco. http://www.carrozzedimaremma.it/

Enrico Cheli e Susanne E.L.Probst

 

La carrozza che passione!

 

Un po’ di storia

La caccia alla volpe nasce nell’Inghilterra del Cinquecento, quando a causa dello sterminio dei lupi, le volpi non avevano più nemici naturali e proliferavano sull’isola. Ma all’epoca erano soprattutto i contadini a piedi a mandare i propri cani al loro inseguimento, mentre il passatempo preferito dei signori era la caccia a cavallo del cervo. Comunque già nel 1668 il duca di Buckingham iniziò ad allevare nello Yorkshire il “Bilsdale Hunt“ quella che oggi è considerata la razza più antica di “fox hounds”, cioè di cani da volpi.

Alla fine del XVIII secolo la popolazione dei cervi si ridusse drasticamente e divenne sempre più difficile trovare soggetti da abbattere. La pratica della Caccia alla Volpe come evento codificato si attribuisce tradizionalmente al V duca di Beaufort, che intorno al 1786, avvilito dopo una battuta infruttuosa, incitò la sua muta di cani all’inseguimento di una volpe che sfortunatamente attraverso la sua strada. Suo discendente, il X duca di Beaufort, ereditò dall’antenato tale passione e mantenne per 60 anni il titolo di “Master of Hunt”, entrando così nella storia come il più longevo “Master” in carica.

Tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo si creano dappertutto in Europa ed oltre oceano le “Società di Caccia alla Volpe”. La prima in Italia fu fondata nel 1836 a Roma, grazie al conte di Chesterfield, appassionato cacciatore e grande amante della campagna romana, che donò al suo amico, il principe Odescalchi, una muta di cani inglesi.

Al centro della foto il Presidente della STCV Giuseppe Cicirello, primo a sinistra con il mantello verde il buttero che impersona la volpe

 

La Caccia simulata: Paper Hunts

Già nel corso del Settecento, durante il periodo dell’Illuminismo, in molti criticavano questa crudele e devastante attività venatoria. Il poeta tedesco J.W.Goethe in una lettera del 1797 intima al suo caro amico e compagno di caccia Carlo Augusto di Sassonia, di prendere subito provvedimenti contro il malessere della popolazione locale dovuto ai gravi danni subiti alle coltivazioni dopo il passaggio della caccia granducale. Anche nell’Italia post unitaria le voci di disapprovazione si fanno sempre più sentire, al punto da rischiare vere e proprie rivolte popolari. Nascono così le associazioni di Paper Hunts o Paper Chases (in italiano da tradurre come “cacce con i coriandoli”), che praticano una sorta di caccia “Cruelty Free”. In origine, un cavaliere travestito “da volpe” correva con un vantaggio temporale seminando sul suo percorso coriandoli di carta o trucioli che potevano essere intrisi di urina di animale, facendosi inseguire da cavalieri e amazzoni e talvolta anche da mute di cani finché non veniva raggiunto e “catturato”. Questo tipo di attività ludica della quale già Shakespeare parla nel suo Amleto, era praticato da secoli nei collegi inglesi della nobiltà come evento sportivo per tenere in forma i giovani allievi durante i lunghi mesi invernali nonché a prepararli per la vera caccia alla volpe. Si trattava di una specie di maratona cross attraverso la campagna dove un allievo fungeva da lepre o da volpe e gli altri lo inseguivano di corsa come cani da caccia.

In Italia la prima “Società di Paper Hunts” è quella Torinese che venne fondata nel 1890, grazie ad un gruppo di militari tra cui il comandante e alcuni istruttori e colleghi di Caprilli della scuola di Cavalleria di Pinerolo, ma anche molti civili appassionati di equitazione. Con il tempo, le regole cambiano e viene prestabilito un percorso per contenere il più possibile i danni alle campagne coltivate e in seguito fu abbandonata la pratica di segnalare il tracciato con i “papers”.

La bellissima campagna maremmana

 

Il plastron questo sconosciuto!

Dal regolamento della Società Toscana Caccia alla Volpe relativo all’abbigliamento si legge: “Per il Field: abito da caccia grigio ferro o nero oppure giacca in tweed, camicia e plastron bianchi”. L’origine del nome deriva proprio dall’italiano, ossia “piastra” che era la parte metallica più importante dellarmatura medievale e rinascimentale perché doveva proteggere il petto vulnerabile del cavaliere. Nella moda maschile invece il foulard bianco annodato al collo con un nodo particolare e ben vistoso, chiamato appunto plastron, diventa, a partire dal 1860, un must indispensabile da indossare dai frequentatori del famoso ippodromo inglese di Ascot.

Oggi, a portare il tradizionale plastron a foulard sono soprattutto i partecipanti alla Caccia alla Volpe. E non si tratta solo di una questione estetica ma, come si legge in un manuale inglese di fine Ottocento: “…è molto pratico perché può servire come benda per bloccare le fratture o fermare le emorragie in caso di incidenti sia dei cavalieri che dei cavalli e dei cani, …può essere adoperato per riparare i finimenti o usato come guinzaglio per i cani!” Allora vada per il plastron!

Butteri nella pineta

 

Abolizione di Caccia a cavallo alla volpe viva, fine di una pratica crudele e inutile?

Nel Settembre del 2002 quattrocento mila persone della cosiddetta “Upper Class” protestano nelle strade della Gran Bretagna: contro la partecipazione nella guerra in corso contro l’Irak? No, assolutamente no, si tratta di un argomento molto più grave ossia l’abolizione di un privilegio secolare: la Caccia alla Volpe a cavallo con le mute di cani! Ci vogliono altri due anni e più di 700 ore di sedute parlamentari affinché la legge “Hunting Act” finalmente venga votata dalla maggioranza. Un grande successo ed esempio di civiltà? Sembra proprio che in molti la pensino diversamente. Infatti la House of Lords si rifiuta di firmare l’atto e lo stesso giorno delle votazioni un gruppo di sostenitori di questa antica tradizione assaltano la House of Commons, fatto successo nella storia britannica l’ultima volta nel 1641. Contemporaneamente sulle strade e sulle piazze della capitale si scatenano furiosamente le battaglie tra i simpatizzanti della caccia e le forze dell’ordine. Solo applicando il pugno di ferro l’allora premier Tony Blair ottiene nel febbraio del 2005 finalmente la firma, suscitando però così l’indignazione di sua Maestà. La regina se la prende con l’ex premier e tuttora non gli ha perdonato questo affronto ma continua ad accusarlo di aver spaccato in due la nazione. Anche i suoi familiari non tardano a manifestare il loro disappunto e il principe Carlo minaccia di lasciare per sempre l’Inghilterra per dedicarsi da questo momento solo e soltanto allo sci, mentre sua sorella, la principessa Anna, notoriamente grande amazzone ed appassionata cultrice della tradizione venatoria, viene subito beccata qualche tempo dopo a dare la caccia a delle volpi vere.

E le volpi del Regno Unito da allora se la godono? Purtroppo no, e qualcuno sostiene che oggigiorno si uccidono perfino più animali di prima, a causa di una legge troppo lacunosa che permette di farla facilmente franca. L’esistenza di quasi 200 associazioni di “Packs” o “Hunts”, cioè di mute di “foxhounds” presenti sul territorio, sta a testimoniare che anche oltremanica non è mai stata più veritiera la frase di un altro nobile appassionato cacciatore: “… se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.

Una puntatina sulla spiaggia è d’obbligo