Mystery! Mystery! Il significato delle lettere nel rettangolo del Dressage

Mirko Belli durante una prova di dressage a Sommacampagna

Sofia Ceccatelli su W-Icaro di Moscheta ai Campionati in Austria in un perfetto “Alt” in X

W-Icaro di Moscheta guidato da Paolo Lascialfari pronti per le prove di Dressage Attacchi
(Autore: Susanne E.L.Probst)
Mystery, Mystery, Mystery!
Il significato delle lettere nel rettangolo di dressage
Un enigma irrisolto?
A, K, V, E, S, H, C, M, R, B, P, F, D, L, X, I, G : sono queste le lettere che tormentano i dressagisti in tutto il mondo! Chi di noi pratica, sia da sella che con gli attacchi, questa bella ed elegante ma non proprio facile disciplina, si trova quotidianamente a contatto con alcuni misteriosi caratteri che regolano i nostri movimenti nei rettangoli di gara. Sono diciassette (dodici fisici e cinque virtuali), nel caso del grande rettangolo riservato a guidatori e cavalieri più esperti , mentre nel piccolo, per chi è alle prime armi, il loro numero si riduce a dodici (otto più tre).

Dressage equitazione: rettangolo piccolo (20×40) e grande (20×60)

Rettangolo grande e piccolo per dressage attacchi

In alto rettangolo per dressage attacchi in erba, sotto in sabbia.
Amate o odiate, in ogni caso rappresentano punti di riferimento indispensabili per eseguire correttamente i grafici richiesti nei concorsi, nonché per valutare da parte dei giudici la correttezza della ripresa. E con quasi un centinaio di riprese, suddivise secondo i gradi di difficoltà e che possono (mal-)capitare nel corso della nostra attività agonistica, le lettere costituiscono, nel vero senso della parola, “l’ABC” di ogni dressagista.
Necessita perciò impararle subito a memoria! Compito non facile in un’epoca dove le nostre menti sono permanentemente intasate da pin, puk, iban e password da ricordare. E se nel caso di questi ultimi ci aiutiamo con qualche escamotage come i nomi o le date a noi cari, la mancanza di ogni nesso logico che spieghi queste lettere rende la loro memorizzazione ancora più ostica! Infatti, sembra proprio che non esista nessuna sequenza alfabetica ragionata nel loro posizionamento, né si tratti di abbreviazioni del lessico in questione. Ad oggi i numerosi tentativi di spiegare le loro origini non hanno fornito alcuna soluzione plausibile.

* * * * * * * ALLE PRESE CON LE LETTERE DEL DRESSAGE! * * * * * * * Lorenzo Cini, istruttore federale FISE presso ASD Podere dell’Olmo
Vediamo allora cosa ci raccontano gli altri su questo argomento: per qualcuno le origini delle lettere si devono cercare proprio in Italia. D’altronde la penisola è stata la patria del “padre dell’arte dell’equitazione” ossia del napoletano Federico Grisone, che pubblicò nel 1550 “Gli Ordini di Cavalcare”. Il libro, un vero bestseller che uscì in ventuno edizioni e fu tradotto in ben quattro lingue, è considerato il primo manuale di dressage dopo l’opera di Senofonte.

Stampa antica del rettangolo di Grisone
Fu un suo allievo, Giovanni Battista Pignatelli, che aprì a metà del Cinquecento a Napoli la prima scuola di equitazione “pubblica” alla quale accorrevano allievi da tutta l’Europa. Anche le redini lunghe vantano un primato nel Belpaese, ossia uno dei primi, se non proprio il primo manuale sull’uso degli attacchi ad opera di Vincenzo Lombardi, stampato a Napoli nel 1778.

Copertina del libro di Vincenzo Lombardi
Dobbiamo però tornare ancora più in dietro nella storia, all’epoca degli antichi romani: anche se allora non si praticavano le gare di dressage, i cavalli da corsa delle bighe, soprattutto gli “introiugi”, cioè quelli che guidavano la quadriga, dovevano essere ben addestrati per poter girare stretto in curva a grande velocità. Inoltre sulla pista degli antichi ippodromi si trovavano già dei segnali, anche se erano ben diversi dalle nostre odierne lettere. Qualcuno tuttavia sostiene che queste non siano derivate dalle tradizioni equestri bensì che si tratti di iniziali delle città conquistate dall’Impero Romano, tra cui Azio, Colonia, Gergovia, Lutetia, Hispalis, Syracusae ecc.
La Francia, che ha dato il nome alla nostra disciplina, ritiene che il merito dell’invenzione spetti alla nazione transalpina. Fu il maestro e tutore di Luigi XIII, Antoine de Pluvinel, a trasferire il centro europeo del dressage da Napoli, dove il cavaliere francese aveva frequentato la scuola di Pignatelli, nella capitale francese. A Parigi egli fondò nel 1594 la sua famosa “L’Académie d’Equitation”, acclamata da tutti i nobili non solo in Francia ma anche oltre confine. Primato che si conferma nel Settecento con François Robichon de La Guérinière, direttore del “Manège Royal des Tuileries”, i cui scritti, “École de cavalerie” (1736) e “Éléments de cavalerie” (1740), non hanno perso nulla della loro attualità e sono tuttora da considerare tra i più importanti testi sul dressage.

Stampa antica De La Guérinière
Ma curiosamente anche i francesi non collegano le lettere alla loro prestigiosa storia dell’equitazione ma a una vicenda tinta di “rosa”: le famose maîtresse di Luigi XIV. Si racconta che fossero gli iniziali delle nove amanti del Re Sole che erano così potenti da influenzare le decisioni del governo, dettando ai francesi il buono e il cattivo tempo. Un’altra teoria insiste sul fatto che le lettere derivino dai nomi dei generali dell’immancabile Napoleone e che la X sta per il grande stratega corso posto al centro.
Accanto a queste supposizioni per lo più inverosimili, i primi a dare una spiegazione legata al mondo dei cavalli furono gli anglosassoni. William Cavendish, primo duca di Newcastle, è considerato il fondatore della scuola inglese del dressage moderno. Discepolo di Pluvinel, introdusse nel Seicento sull’isola britannica il metodo francese di cavalcare. Autore di due libri innovativi, “La Méthode Nouvelle et Invention extraordinaire de dresser les Chevaux” (1658) e la versione rivista in inglese “A New Method, and Extraordinary Invention, to Dress Horses” (1667), le sue scuderie erano considerate tra le più belle dell’Inghilterra. Secondo alcuni, ogni lettera dei nostri odierni rettangoli corrisponde ad uno dei nomi dei suoi più famosi stalloni di gran razza.
La maggior parte degli esperti di storia equestre concorda tuttavia che per trovare qualche risposta più attendibile si debba spostarsi in Germania. Sotto l’impero prussiano la cavalleria tedesca aveva raggiunto il massimo del suo splendore. A Berlino le nuove scuderie dell’imperatore, il “Neuer Marstall”, costruite alla fine dell’Ottocento ingrandendo la struttura precedente, ospitavano i trecento cavalli della corte insieme alle carrozze e alle slitte.

Cartolina primo ‘900 delle Scuderie Imperiali a Berlino
Lungo i muri del grande cortile, secondo un’altra teoria, vi erano segnati dei caratteri ben marcati che dovevano indicare le postazioni dei cavalli sellati in attesa di essere montati. Ognuna di queste lettere doveva corrispondere al rango del cavaliere tranne la A – Ausgang che indicava l’uscita: segue la B – Bannenträger – portabandiera; E – Edeling/Ehrengast – cortigiano o ospite d’onore; F – Fürst – principe; H – Hofsmarshall – cancelliere; K – Kaiser – imperatore; M – Meier – fattore; P – Pferdeknecht – groom; R – Ritter – cavaliere; S – Schatzkanzler – tesoriere; V – Vassal – vassallo. L’assenza di alcune lettera tra cui la C e la vicinanza del cavallo riservato all’imperatore a quelli dei personaggi di basso rango, come il fattore, il groom o il vassallo, confermano tuttavia l’assurdità di questa ipotesi.
Sembra più ragionevole un’altra spiegazione, sempre legata alle scuderie berlinesi: all’interno dell’edificio un grande cortile in sabbia serviva sia per il lavoro mattiniero dei cavalli che per le parate ufficiali. Questo cortile misurava 20m x 60m ed era perciò della stessa misura dei nostri odierni rettangoli più grandi di dressage montato. È molto probabile che lungo i lati vi fossero segnate delle lettere che indicavano il cambio di direzione, le transizioni delle andature o le figure da eseguire durante gli esercizi. Infatti, il testo in più volumi “Istruzione di lezioni d’equitazione per la cavalleria” (“Instruktion zum Reitunterricht für die Kavallerie”), stampato a Berlino nel 1882 dal Reale Ministero Prussiano della Guerra, contiene una serie di tavole che illustrano un maneggio di dimensioni a noi familiare, cioè quello del piccolo rettangolo: 20m x 40m. Nei quattro angoli sono segnate le lettere A, B C, D, mentre la E e la F marcavano la longitudinale. Sicuramente furono queste le indicazioni in uso nei rettangoli di allora che seguivano la logica alfabetica.
Di certo gli attacchi in quegli anni non facevano ancora uso delle lettere. L’ideatore del metodo più diffuso per la guida in sicurezza delle carrozze e universalmente riconosciuto dai regolamenti dei concorsi in tutto il mondo, Benno von Achenbach, non le menziona nel suo manuale “Anspannen und Fahren” (“Attaccare e Guidare”) del 1922. Chiamato a Berlino alle Scuderie Imperiali nel 1906, grazie al successo del suo libro che fu riedito ben nove volte ma purtroppo mai tradotto in italiano, l’autore venne insignito dall’imperatore Guglielmo II col titolo nobiliare. Achenbach non adoperò alcuna lettera per insegnare il suo metodo, che fu anche applicato dalle ordinanze militari per le norme degli attacchi degli eserciti di molte nazioni ed esse non appaiono né nel suo testo, né nelle illustrazioni.
Nel 1900, a Parigi, l’equitazione entra a far parte dei Giochi Olimpici. Si gareggiava solo in salto ostacoli ed è opportuno ricordare il conte Gian Giorgio Trissino, allievo di Federico Caprilli, che vinse per l’Italia su Orest la medaglia d’oro nel salto in alto e quella d’argento nel salto in lungo. Tre edizioni più tardi, nel 1912 a Stoccolma, finalmente anche il dressage, insieme al completo, diventarono discipline olimpiche. All’epoca la competizione era articolata in modo ben diverso rispetto alle versioni attuali. Ai cavalieri si chiedeva di mostrare i cavalli nelle tre andature riunite ed allungate, fare le piroette, i passi indietro e i cambi di galoppo al volo. In più dovevano superare cinque ostacoli di diversa natura, tra cui un grosso barile in movimento che veniva spinto contro il binomio. La partecipazione ai Giochi Olimpici era permessa solo ai militari di grado superiore, mentre le donne poterono gareggiare a cavallo soltanto a partire dal 1952 con l’edizione di Helsinki. Gli attacchi si confrontavano in gare di equitazione, come nel 1924 al prestigioso CHIO (Concours Hippique International Officiel) di Aachen in Germania. Inizialmente alle Olimpiadi i quattro angoli del rettangolo recavano le prime lettere dell’alfabeto, A – B – C – D, mentre a metà di ogni lato si trovavano le ultime, U – V – Y – Z; sulla longitudinale c’erano, naturalmente solo virtualmente, le lettere O – X – P.
Nel 1921 nasce la FEI, Federazione Equestre Internazionale e sotto la sua giurisdizione ricadono le competizioni di dressage, salto ostacolo e completo. Per gli attacchi bisogna però aspettare fino al 1970, quando la FEI li riconosce ufficialmente come disciplina sportiva. Tale riconoscimento si deve senz’altro al principe Filippo, allora presidente della Federazione, essendo il duca di Edimburgo un grande appassionato delle redini lunghe. Ed è sicuramente anche merito suo la revisione del regolamento del 1972 che ammette finalmente ai concorsi patrocinati dalla FEI la partecipazione dei “four-in-hand”, i tiri a quattro. Autore di un libro sull’argomento, “Competition Carriage Driving” del 1982, il consorte della regina Elisabetta II guida tuttora la carrozza a 97 anni.

Il duca di Edimburgo in una gara di dressage con il tiro a quattro.
Non sappiamo con sicurezza se le nostre famigerate lettere furono introdotte proprio dalla FEI durante le edizioni dei Giochi di Parigi del 1924 o in quelle del 1928 di Amsterdam. Con molta probabilità c’erano però in quelli del 1932 a Los Angeles, dove si adottarono per il dressage montato le dimensioni del grande rettangolo di 20m x 60m. Un’altra teoria vuole dimostrare che furono proprio le prestigiose gare internazionali il motivo per la scelta delle nostre attuali lettere: cavalieri, giudici e soprattutto il pubblico avevano la necessità di distinguerle facilmente durante l’evento e perciò dovevano essere ben visibili e udibili. Si tratta però di una tesi che subito si contraddice, perché molte, tra cui la E e la F, la C e la G o la B e la P, sono simili tra di loro sia per l’assonanza che per la grafia e perciò facilmente confondibili.
Per ultimo non ci manca che citare anche questa! Persiste la convinzione che si tratti di comandi abbreviati in tedesco degli esercizi da eseguire nei punti segnati. I fautori di questa proposta interpretano i caratteri così: V sta per Volte – volta; S per Schulterherein – spalla in dentro; H per Hilfe – aiuto; M per Mitteltrab – trotto medio; R per Rückwärtsrichten – passi indietro; F per Fliegender Galoppwechsel – cambio di galoppo al volo; K per Kurzkehrt – mezza volta sulle anche; la X invece sarebbe il punto centrale dove confluiscono tutti gli esercizi. E le altre tre o nove lettere? Come le spieghiamo?
In conclusione: niente di niente! Le lettere rimango un vero mistero! E svelarlo sarà impossibile quanto riuscire a scoprire il terzo segreto di Fatima! Allora come possiamo memorizzarle? In molti paesi si aiutano inventando delle filastrocche le cui parole iniziano con le lettere del rettangolo. Ma chi lo sa, forse sono nate proprio in questa maniera: canticchiando una bella filastrocca. Aspettiamo i vostri suggerimenti!

Susanne Probst (Autrice dell’articolo) impegnata in una prova di dressage a Cervia

Luca Cassottana durante una ripresa di dressage

Flavio Lunardon in un perfetto Alt
Sitografia di riferimento:
https://www.ofhorse.com/view-post/Dressage-Arena-Letters-Origins
https://www.horseandhound.co.uk/dressage/ask-hh-dressage-letter-markers-273717
https://cavalieredelouest.wordpress.com/2016/04/17/mais-dou-viennent-les-lettres-de-manege/
https://www.cavallo.de/know-how/buchstaben-zur-orientierung.467203.233219.htm

Dressage in puro stile … altoatesino!
N.B.
Per questo articolo devo ringraziare istruttori, amici e compagni di scuderia che con le loro idee e suggerimenti hanno contribuito a rendere più completo questo testo: Francesco Zanzotto Mirone per i preziosi riferimenti bibliografici; Massimo Bettarini per le revisioni del testo; Mirko Belli, Gloria Caffont, Sofia Ceccatelli, Lorenzo Cini, Paolo Lascialfari, Elvezia Ferrari, Valeria Nicolis e Hippoevent per le foto messe a disposizione; e naturalmente Ermes per tutto!
Susanne E.L.Probst