UN TRIBUTO A FRANCESCO MATTAVELLI
Erano veramente tanti, il 28 dicembre 2016, a tributare l’ultimo saluto a Francesco Mattavelli, perché veramente tanti sono stati coloro che nei 72 anni del suo cammino terrestre lo hanno apprezzato come uomo di cavalli e come icona del mondo degli attacchi a 360°, ma soprattutto come persona bella dentro, mai sopra le righe, dall’animo gentile, con una profonda dedizione alla famiglia e a quello in cui credeva e che amava. Introverso, educato, riservato ma non per questo, una volta accordata la sua fiducia, meno affabile e di compagnia, ha sempre dimostrato un fiuto raro nell’inquadrare doti e potenzialità di uomini e cavalli, un istinto naturale che gli è valso il massimo rispetto sia da parte dei suoi conterranei che dei numerosi guidatori stranieri.
Ma da dove proviene l’amore di Mattavelli per i cavalli?
Sulla scena dei concorsi a redini lunghe fin dai lontani anni ’80, affrontò la sua prima gara a Roma con quelle che, viste oggi, sembrano delle carrozze antidiluviane: in quell’occasione un ribaltamento e la distruzione del mezzo misero il primo tassello alla sua lunga esperienza.

La prima gara di attacchi disputata da Francesco Mattavelli a Roma negli anni ’80: carrozza e cavalli oggi impensabili per l’attività agonistica
A dire la verità non era un neofita, dato che si era già cimentato persino in pista col sulky in corse al trotto.

Un uomo di cavalli a 360°, qui in anni giovanili, ancora alla ricerca di quella che sarebbe stata la sua grande passione: gli attacchi
In seguito Mattavelli ha collezionato una serie interminabile di premi, titoli, riconoscimenti, con un’attività che lo ha portato spesso anche all’estero, sia per partecipare a competizioni internazionali, sia per l’acquisto di cavalli per la sua attività di commerciante, appunto, di cavalli.

Mattavelli colpevole di aver contagiato con il virus degli attacchi anche il nostro redattore Ermes vendendogli nel lontano 1988 la prima pariglia con tanto di finimenti e carrozza
Questa è un’eredità trasmessagli da lontano, visto che già suo padre prima di lui e anche suo nonno erano dediti al commercio di animali nei mercati del bestiame della zona. Con una certa dose di orgoglio Mattavelli era solito raccontare come spesso, da ragazzino delle elementari, venisse svegliato ancora prima dell’alba per aiutare a preparare il carro tirato dai cavalli che avrebbe trasportato al mercato i bovini da vendere. E alle redini c’era proprio lui, il giovane Francesco, mezzo intirizzito e all’erta, cercando di nascondersi se per caso incrociava il suo maestro che si recava a scuola – là dove lui, per quel giorno, non sarebbe andato!
Allora i cavalli che arrivavano a casa erano principalmente da tiro: le automobili e le motociclette erano poco diffuse nel circondario e bisognava accontentarsi di spostarsi in bicicletta, ricorrendo ai cavalli per qualsiasi necessità di trasporto. “Faccio parte della gente fortunata” era solito dire “perché ho sempre vissuto in mezzo ai cavalli e li ho sempre amati”.

Due foto ingiallite dal tempo a testimoniare che a “Casa Mattavelli” tutti i cavalli e pony dovevano essere testati dal giovane rampollo
Infatti non ha mai disdegnato alcun approccio al mondo del cavallo, anche se da giovanissimo, più che un piacere si trattava di ubbidire al severo genitore che lo esortava a saltare sul dorso di questo o quel soggetto per vedere se sarebbe stato adatto ad un futuro addestramento. Questo lo portò a cimentarsi più tardi anche in gare locali con cavalli montati, fino a sviluppare, passo dopo passo, la costruzione di propri impianti ippici con varie decine di box, campi da salto ostacoli, terreni per l’allenamento e maneggio coperto, al servizio della scuola di equitazione da lui fondata e portata avanti poi dal figlio al quale ha trasmesso la sua passione, e riservandosi comunque il piacere di coltivare tutto ciò che gravita intorno agli attacchi.

Il sogno di una vita: strutture proprie ed un’apprezzata scuola di equitazione e di attacchi
Il ricordo di quei tempi lontani è sempre rimasto impresso nella sua mente. Quando, circondato dagli amici, si lasciava andare a qualche confidenza, gli piaceva ricordare il profondo affetto che lo legava al padre. Si sentiva orgoglioso quando questi lo invitava ad andare con lui all’osteria dell’angolo per giocare a carte. “Ci andavamo con Pino, il mio cavallo preferito” raccontava. ”Rapiti dal gioco lasciavamo trascorrere le ore senza rendercene conto e Pino che era stufo di aspettare decideva di rientrare a casa da solo, obbligando mio padre e me a ritornare a piedi”.
Gli attacchi, sua vera passione
Dopo quella famosa prima esperienza di Roma, è solo verso la seconda metà degli anni ’80 che Mattavelli acquisisce la piena maturità nel campo del cavallo attaccato e incomincia ad avere una vera influenza sul settore. Certo, le gare, tante quante lo sono ora per numero, erano tuttavia poco frequentate: all’inizio esisteva solo la categoria pariglie e i nomi di coloro che gli contendevano la vittoria erano sempre gli stessi: Dorino Carminati, Carlo Mascheroni, Romolo Gamba, Piero Cinquini, Adamo Pasotti, Pietro Ghislandi, Franco Fenili e pochi altri. Scorrendo le classifiche però ci si rende conto di quanti premi abbia collezionato nella lunga carriera agonistica che si è fermata solo un paio di anni fa ed ancora riecheggia nell’orecchio il suo perentorio richiamo al fidato “Icaro!”, il cavallo polacco compagno di tante avventure.

Balatonfenyver, Ungheria, ovvero come vincere la maratona davanti agli ungheresi e per giunta a casa loro
Ma non sottovalutiamo il personaggio. Tutto può accadere durante una maratona. Gli ungheresi lo sanno bene. Li ha battuti tutti nel 1991 nel CAI di Szantodpuszta in Ungheria. “Fu una delle più grandi vittorie della mia carriera” commentava Mattavelli, “ma la cosa più buffa è stata l’espressione degli ungheresi quando sono salito sul podio dei vincitori”. Se il suo talento in dressage non ha mai potuto esprimersi al meglio, i suoi riflessi rapidi come il fulmine gli permettevano di guidare in qualsiasi maratona di livello internazionale. “Per essere franco”, affermava Mattavelli, “per primeggiare in competizioni di questo livello, bisogna avere dei cavalli eccezionali. Altrimenti potete addestrarli quanto volete, non otterrete mai i risultati sperati”.
Indimenticabile la partecipazione, insieme a Carlo Mascheroni e con Capo Equipe Francesco Ajosa, ai Campionati del Mondo di Pariglie 1993 a Gladstone, negli USA, al cospetto del Principe Filippo di Edimburgo.

Gladstone (USA): tante emozioni e non ultima quella di stare a fianco del Principe Filippo di Edimburgo
Quante impressioni da riportare a casa: dalla partenza dei cavalli in aereo da Francoforte, alla perfetta organizzazione “tutta americana” dell’intera manifestazione, dagli spettacoli di contorno davvero entusiasmanti, ad un aneddoto su cui tutti i presenti hanno sicuramente favoleggiato a lungo. Contattati poco dopo l’arrivo da un signore che, parlando in perfetto italiano, si presentò come il signor Luigi Piancone, l’intero team fu invitato a casa sua, in quanto anche lui, trasferitosi da oltre 30 anni dalla natia Puglia in America, era un appassionato di attacchi. L’arrivo della lunghissima Limousine nera con tanto di autista nel “campo nomadi” formato dalle roulotte delle 23 squadre nazionali in gara, ha fatto immediatamente scaturire nei presenti un ironico sorrisino con cui i nostri portacolori venivano associati ad un certo ambiente “mafioso”. Niente di più falso: giunti nella fiabesca residenza del signor Piancone, circondata da paddock delimitati da staccionate bianche a perdita d’occhio, durante la squisita cena il padrone di casa ebbe modo di spiegare che, oltre ad un magnifico tiro a quattro, era uno dei quattro maggiori sponsor ufficiali del Campionato, essendo il proprietario della catena di prodotti alimentari “Roma”, un’impresa da lui creata partendo da casa con 50 dollari, una valigia legata con una corda, tanta voglia di lavorare, di emergere, e tanta fantasia.

Gladstone (USA) 1993: Campionati del Mondo Pariglie
Molte altre sono state le esperienze agonistiche di Mattavelli che può vantare 5 medaglie d’oro ai Campionati Italiani di Completo tra il 1988 ed il 1997, due di bronzo nel 2005 e 2008 e una d’argento nel 2009. A queste vanno aggiunte 4 partecipazioni ai Campionati del Mondo Pariglie dal 1987 al 1993. Cimentatosi nel frattempo anche con i Tiri a Quattro, ha partecipato per 3 edizioni consecutive, a partire dal 1994, ai Campionati del Mondo in questa categoria.

Campionati del Mondo per Tiri a Quattro 1996, Waregem (Belgio)

WEG Roma 1998: Campionati del Mondo di Tiri a Quattro, qui con i fedeli groom Pietro Ghislandi e Domenico Fumagalli
Recentemente, sia per mancanza di cavalli competitivi, sia perché consapevole che c’era tutta una generazione di guidatori più giovani che chiedevano spazio, aveva optato per attività più tranquille, partecipando a circuiti amatoriali ma soprattutto a Concorsi di Tradizione, in cui la sua signorilità e destrezza nella guida, oltre alla conoscenza acquisita in tanti anni di cosa significhi “l’arte del ben attaccare” lo vedevano sempre ai primi posti in classifica.

Concorsi di Tradizione: la giusta cornice per dimostrare cosa significhi veramente “arte del ben attaccare”

Pochi legni ma di grande qualità, perfettamente in linea con il suo modo di essere: sostanza, non ostentazione
Questo il ricordo di Carlo Mascheroni, il suo amico di tante avventure

Estate 2016: con l’amico Carlo Mascheroni per un’ultima messa a punto alla vigilia dei Campionati del Mondo di Tiri a Quattro
Innanzitutto grazie Signore per questi miracoli …
Credo di interpretare il pensiero e le emozioni di tutti noi: grazie Francesco Mattavelli di aver vissuto con noi. Se non c’eri tu, non c’ero neanche io, non c’eravamo neanche noi.
Ci hai donato la tua vita, le tue esperienze e le hai condivise con noi e noi le abbiamo condivise con te nei momenti di euforia, di vittorie e di sconfitte.
Sei stato, senza che tu te ne accorgessi, e senza ombra di dubbio, un esempio di serietà, di impegno, di decisione e di scaltrezza di vita.
Sei stato un vero uomo di cavalli, capace, intelligente ed esperto.
Sei stato un guidatore numero uno di tiro a quattro, pariglia e di tutti i singoli che ti capitavano in mano, buoni, belli e brocchi.
Tu eri Coppi il campionissimo, io – forse – Bartali.
Insieme a Dorino, a Romolo, a Bianchi, a Pietro Ghislandi e a tantissimi altri abbiamo tirato su una bella squadra di giovano e di matti come noi che sicuramente diventeranno più bravi di noi … e tanti lo sono già.
Tu parlavi poco … ma quando parlavi la tua parola valeva un discorso. Azzeccavi le parole per tutti.
“Fenomeno – cottolengo – pidocchioso – Giuda – giudeo – sgiachel via – cagadübi – Mascheroni sü, sü, nem nem nem – pelegroso – inferocito – pidocchio ammaestrato – tüt bal de fa bui – tutte le inculate ti sviluppano – potente potente – ciuffetöla – ma va a da via el cü – speciale speciale”.
Ora basta … vicino al nostro Potente potente potente, ma soprattutto Onnipotente e Misericordioso Padre, tienici il posto, che vogliamo, quando ci chiameranno, stare vicino a te.
Ciao e grazie, Francesco Mattavelli. Tu sei stato veramente speciale, speciale, speciale!

Francesco a Gladstone/USA, orgoglioso di essere inaspettatamente affiancato dalla figlia Daniela: mai una mise improvvisata ha sortito un esito così perfetto!
Ed ecco l’accorato saluto della sua tanto amata famiglia
Ci teniamo, come famiglia, ad esprimere la nostra profonda gratitudine per il grande affetto che ci ha circondato in questa dolorosa occasione. Ringraziamo tutti voi per la vostra presenza qui e le tante persone che ci sono state vicine in questi giorni e hanno voluto pregare con noi, piangere con noi, condividere ricordi o semplicemente portare un saluto ed esprimere la loro partecipazione al nostro dolore. Grazie di cuore perché tutto questo ci conforta e ci aiuta a elaborare la perdita di Francesco marito e padre.
Un altro grazie, invece, lo vogliamo dire, da figli, al nostro papà.
Ci ha mostrato come si può vivere, con semplicità e con passione, coltivando i propri talenti e mettendoli a disposizione degli altri con generosità.
Il tuo modo disincantato di guardare in faccia la realtà e di esprimerti con grande franchezza, senza mezzi termini, a volte ironico e pungente ma sempre profondo, ci ha insegnato la forza della verità.
Il coraggio e la forza di volontà che hai dimostrato in ogni situazione, anche nella malattia, ci hanno insegnato che nella vita si può affrontare qualunque ostacolo, non importa quanto possa farci paura.
Grazie per queste lezioni di vita che ci hanno fatto crescere e ci aiuteranno ad affrontare il dolore e il grande vuoto che lasci.
Avremmo tante altre cose da dire, ma ci fermiamo qui. Sappiamo che non ami i discorsi e starai già sbuffando spazientito perché non hai bisogno di tante parole, tu sai già tutto. Allora grazie papà.
Ti sentiremo sempre vicino e ti immagineremo scorazzare libero e felice negli spazi celesti con cavalli da favola, finché un giorno, quando saremo lì con te, potrai portarci a fare un giro tutti insieme.