Defilè in Carrozza alla Kermesse F.I.S.E. di Sommacampagna
Se è vero che il bel giorno si vede dal mattino, possiamo affermare con tranquillità che la stagione F.I.S.E. Attacchi è partita, anzi, è “decollata” nel migliore dei modi!
Per quanto riguarda i cavalli, gli esperti dall’occhio lungo & fino, sanno benissimo che la salute e la qualità della vita-da-scuderia di un cavallo traspare ad occhio nudo dalla bellezza del suo mantello.
Noi curiosi foto-reporter, sepolti tra la polvere ed immersi nei cespugli di bordo-campo, abbiamo voluto (per una volta) puntare gli obbiettivi sui “mantelli “ di Guidatori e Guidatrici F.I.S.E., per vedere se pure loro, come i cavalli, godono di buona salute.
In questa nostra “inchiesta-fotografica” non appariranno nomi, indirizzi, pubblicità e tantomeno le inutili e stupidine graduatorie sulla più bella, il più magro, il più ricco e così via. L’esperienza dei giorni nostri ci insegna che questi argomenti non fanno più divertire neppure i polli nel pollaio!
Abbiamo invece pensato di arricchire e incorniciare le nostre immagini con alcune pennellate di Cultura sulla Moda Maschile e Femminile che era in uso tra i nostri Bis-nonni quando ancora la vita di tutti i giorni era regolata dal battito degli zoccoli di un cavallo.
Non essendo del settore-Moda siamo andati a consultare un sito-web molto interessante che tratta l’argomento in maniera semplice e chiara: Belle èpoque-Geometriefluide Possibile consultare anche questo link : www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=belle-epoque I due articoli sulla moda Maschile e Femminile sono stati scritti da A. Cocchi.
LA MODA FEMMINILE “Bella èpoque” (di A. Cocchi )
Nella moda femminile della Bella èpoque, rispetto al periodo precedente si nota un completo cambiamento. Gradualmente scomparvero lo strascico, il busto e il colletto alto (ancora usato nei primi anni del secolo). Compare il tailleur, adatto alla nuova “linea ad S”. Inoltre, con l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro l’abbigliamento diventò necessariamente più pratico e in armonia con il corpo. Tra i capi di abbigliamento di questo stile si trovano: il tailleur, usato per il mattino, era composto da giacca lunga con maniche strette sugli avanbracci e larghe con sbuffo alle spalle (en gigot).
La gonna era morbida sui fianchi, svasata a campana, lunga fino a terra con pieghe, drappeggi e un breve strascico dietro. Sotto la giacca, priva di guarnizioni la camicetta aveva un collo alto e aderente con pizzo rigido per mantenere eretto il collo e la testa, sulla quale spiccava il cappello. Sul davanti era ornata con pizzi e ricami.
Per il pomeriggio si scelsero “vestiti a S” decorati con merletti, balze di tulle volants, spesso portati con il bolero.
Per il giorno si preferirono tessuti di lino, velluto o lana. Le tinte potevano essere scure, soprattutto il blu o nei colori pastello, come il rosa e il malva.
Per la sera gli abiti della Belle èpoque erano senza maniche e presentavano ampie scollature e ricche decorazioni di paillettes e perline. Erano realizzati con tessuti di seta, pizzo o chiffon. I cappotti seguivano la linea dell’abito, erano rifiniti con bottoni dorati, passamaneria, alamari. I soprabiti potevano essere bordati o foderati con pelliccia.
Le calzature femminili più usate erano quelle accollate, chiuse con lacci e tacco “Luigi”, ispirato alle scarpe rococò, ma più basso e comodo, dalla tipica forma a rocchetto. Per le donne più dinamiche e con la diffusione delle gonne più corte, come quelle fino alla caviglia, vennero proposti gli stivaletti Balmoral, dal laboratorio inglese di Crockett and Jones di Northampton. Si tratta di una calzatura con tomaia a punta allungata e forma affusolata, collo alto molto aderente, chiuso con bottoncini davanti.
Per la sera e soprattutto per il ballo, vennero ideate scarpe più comode e al tempo stesso eleganti. Sono dotate di cinturino, la tomaia ha una forma a punta ma non troppo affusolata, scollate davanti e tacco “Luigi”.
I cappelli erano provvisti di tese ampie, portati su acconciature voluminose, leggermente inclinati sul davanti. Avevano fogge molto diverse e si ornavano con guarnizioni fantasiose e spettacolari, utilizzando i materiali più diversi, come nastri, piume di struzzo, uccelli del paradiso (aigrettes), pizzi, fiori ecc. Tra il 1808 e il 1814 il cappello da signora divenne un accessorio di grande importanza, fino a rappresentare un simbolo di prestigio e ricchezza. Su di esso si veniva a concentrare tutta la fantasia e la ricchezza decorativa di abili modiste, che crearono pezzi unici. Per sostenere i grandi volumi di questi copricapi si usavano grossi spilloni, anch’essi di fogge fantasiose e spesso molto preziosi, che venivano fissati ai capelli. A volte per i cappelli più voluminosi era necessario un sostegno per il collo, che divenne anch’esso un ornamento: il collier de chien, colletto alto di stoffa rigido e decorato con perle, paillettes o ricami.
Tra gli accessori, le calze erano di seta, esistevano guanti per tutte le occasioni (da sera lunghi per tutto il braccio), si portavano ancora gli ombrellini da sole, i ventagli, le borsette, il bastone da passeggio. Verso il 1905 vennero introdotti i primi abiti da automobile. Si tratta di soprabiti dal taglio dritto che parte dalla spalla fino a dieci centimetri sotto la vita, con gonne “corte” fino alla caviglia. A partire dal 1905 viene gradualmente abbandonata la linea a “S” e si fa strada una maggiore semplificazione e la tendenza al verticalismo. Le forme si fanno flessuose, morbide, più cilindriche, gli abiti diventano più dritti e si accorciano lasciando in vista le calzature.
Oltre al tailleur vengono introdotte comode giacche di maglia e golf più sportivi, che si diffondono rapidamente per la loro praticità.
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LA MODA MASCHILE “Belle èpoque” (di A. Cocchi )
A differenza della moda femminile, nella moda maschile della Belle èpoque, rispetto alla fine dell’ottocento le variazioni sono minime, riscontrabili solo nei tagli e in qualche particolare. In questo periodo non ci furono stilisti che lanciarono linee nuove per ogni stagione, ci si limitava piuttosto a riprendere gli esempi che venivano proposti da Londra.
Edoardo VII, principe di Galles e re d’Inghilterra era il modello di eleganza preso come riferimento della moda maschile d’inizio secolo. Re Edoardo vestiva con un’eleganza moderna e disinvolta, portava la giacca aperta, l’ultimo bottone del gilet slacciato e i pantaloni con risvolto. Comunque, nel complesso l’abbigliamento maschile assume un tono molto formale. All’inizio del secolo si affermò quindi il completo composto di tre pezzi: giacca, gilet, pantaloni.
La giacca o redingote rappresentava il capo più elegante e impegnativo. Per il giorno si usava una giacca più corta rispetto ai tempi precedenti, che giungeva appena sotto le anche. Il taglio aveva una linea più diritta, e indossata assumeva una forma più morbida, poiché si superò l’aspetto troppo rigido della giacca di fine ‘800. Presentava inoltre tre bottoni con abbottonatura semplice o doppio petto. Il collo della giacca aveva revers piccoli. La giacca si poteva rifinire con un fazzoletto nel taschino o un fiore all’occhiello.
I pantaloni si restrinsero verso il basso e potevano essere con o senza risvolto.
Il gilet, riferito all’abbigliamento tipico di Edoardo VII, presentava un’abbottonatura alta e due punte davanti. Vennero anche riproposti i gilets realizzati con tessuti ramagiati e con bottoni in metallo, ma quest’ultimo tipo non ebbe grande diffusione e per lo più venne usato solo dagli artisti dei caffè concerto.
La camicia era solitamente bianca, con il collo e i polsini intercambiabili. Il colletto delle camicie era alto e piccolo, con le punte dritte o arrotondate. Unico ornamento dell’abbigliamento maschile poteva essere la cravatta o il papillon, che concludeva la camicia. Altri particolari dell’eleganza maschile della Belle èpoque erano i gemelli nei polsini delle camicie.
Lo smoking, introdotto per la prima volta da Lord Sutherland dopo il 1875, era, ed è tutt’ora, usato per la sera, è composto da una giacca con i tipici revers di seta. In Italia, in Francia e in Germania, si usa il termine inglese “smoking” (abito da fumo), mentre in Inghilterra lo stesso tipo di abito è detto dinner-jacket (giacca da pranzo). La giacca dello “smoking” poteva essere sia a un petto che a doppio petto. Di solito si preferiva nera, ma poteva assumere anche tonalità blu scuro o violetto scuro, mentre nei paesi caldi era bianca.
Le scarpe del periodo erano soprattutto a stivaletto, nelle versioni con tacco o basse, allacciate con lacci o bottoni e sono ricoperte dalle ghette bianche o chiare.
Tra gli accessori più usati si trovavano il cappello, i guanti e il bastone da passeggio. La cravatta offriva l’unica nota di colore che poteva ingentilire il sobrio rigore dell’abbigliamento maschile. A volte si fermava con una spilla, utile a fermare il nodo e piccolo gioiello che aggiungeva una nota di eleganza, soprattutto se abbinata al bottone del collo della camicia e ai gemelli dei polsini.
Il cappello usato di giorno, solitamente era in feltro, e nei primissimi anni del ‘900 presentava una tesa più piccola. A partire dal 1903 la tesa del cappello si allargò, mentre la calotta assunse una piegatura davanti. Per la sera e le occasioni eleganti rimase ancora il cilindro, un cappello dalla forma alta, nero o grigio scuro.
Qualche accenno di rinnovamento nella moda maschile si avvertì a partire dal 1904. In questa data vennero introdotti i paletots, soprattutto per l’inverno, tipici soprabiti maschili con chiusura a doppio petto e lunghezza fino al ginocchio. Mentre nei primissimi anni del secolo il paletots presentava il taglio in vita e una leggera svasatura verso il basso, negli anni successivi assume una linea più diritta e larga, perse il taglio in vita e acquisì i revers del collo più larghi. Si preferì per il paletots un colore più chiaro rispetto a quello dell’abito e vennero proposti anche modelli più sportivi accanto a quelli più eleganti.
Per il tardo pomeriggio si riprese l’haveloch, un lungo mantello senza maniche e con largo collo. Il nome di questo indumento deriva dal Generale Inglese Sir. Henry Havelock. Per le camicie il colore bianco rimase invariato, ma si aggiunse, per la sera il plastron pieghettato e inamidato, una larga cravatta annodata piatta, spesso fermata con una spilla.
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