Nel pubblicare questo articolo ci sentiamo “onorati” che una “penna” di questo calibro  onori la nostra Rivista  con i Suoi scritti.  (La Direzione di C.&C.)

DARIO  COVA

Il Professor Dario Cova è Primario Emerito Onco-Geriatra e Docente presso la Scuola di Specializzazione in Farmacologia Medica dell’Università degli Studi di Milano. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali ed è impegnato in diverse iniziative editoriali in ambito medico, in particolare come Direttore Editoriale della Rivista “Medicina e Anziani”.

Per queste attività è stato insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi della Medaglia d’Oro “al Merito della Sanità Pubblica” con la seguente motivazione “Per la sua attività di farmacologo e di clinico finalizzata alla ricerca e all’attuazione di una migliore qualità di vita per l’anziano e segnatamente per l’anziano oncologico. Ha agito proficuamente nei settori della terapia del dolore e della riabilitazione, evidenziando profonda e umana solidarietà.”

Dal Comune di Milano gli è stata conferita la Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica, Ambrogino d’Oro, con seguente motivazione Si è dedicato con tutto se stesso alla cura delle persone anziane affette da gravi malattie……è un Medico che ha inteso la sua professione come una vera e propria missione”.

Il Professor Dario Cova è stato insignito della onorificenza di Commendatore dell’Ordine “al Merito della Repubblica Italiana” ed è inoltre stato premiato dal Rotary International con il  prestigioso riconoscimento “Paul Herris Fellow”, in segno di apprezzamento per le sue attività in ambito medico e divulgativo.

È socio della prestigiosa Società Storica Lombarda, fondata da Cesare Cantù nel 1873. La sua grande passione e la capacità di rileggere gli avvenimenti storici in modo originale, ricco di aneddoti lo ha portato a tenere numerose conferenze e ad essere coautore di numerosi volumi storici di grande successo.

 

 

LA CARROZZA

LA CARROZZA  UTILIZZATA  DA  GARIBALDI  SUL  CAMPO  DI  BATTAGLIA  A  BEZZECCA
(Museo del Risorgimento di Brescia )

 

OBBEDISCO !

Garibaldi in carrozza alla battaglia di Bezzecca

Di  DARIO  COVA &  SAMUELE  CLERICI

 

Il 10 giugno 1866 giunge a Caprera un emissario del governo italiano per invitare Garibaldi a prendere il comando dei volontari che si stanno radunando in vista dell’imminente guerra contro l’Austria. “Io dimentico presto le ingiurie…”. Lo stesso giorno si partì con un piroscafo per il continente”, scrive Garibaldi. L’Italia, alleata con la Prussia, prepara la terza guerra di indipendenza con un disegno strategico vago e vertici militari impreparati e discordi. Il re è comandante in capo ma non ha né la capacità né gli strumenti per dirigere e coordinare due armate di fatto separate: quella di Lamarmora sul Mincio e quella di Cialdini sul Po. I volontari costituiscono una terza formazione, comandata da Garibaldi, a cui è assegnata un’azione concorrente verso il Trentino sulla sinistra dell’armata del Mincio. L’uniforme dei volontari è ancora una volta la camicia rossa, ma Garibaldi ricorda che alcuni di loro, per insufficienza delle scorte, sono costretti a combattere in abiti borghesi. Le forze assegnate a Garibaldi sono suddivise in diverse aliquote tra Valtellina, val Camonica e valle del Chiese. Da quest’ultima deve partire l’offensiva verso Trento. È difficile esercitare l’azione di comando e controllo in un territorio così vasto e ancora più arduo progredire in attacco lungo le valli che per loro natura favoriscono la difesa. Garibaldi rimedia adottando la tattica che egli stesso definisce del “fare l’aquila”: occupare le alture prima di avanzare a fondo valle. Dopo pochi giorni Garibaldi riceve l’ordine di riprendere l’offensiva verso il Trentino e il 1° luglio una brigata formata da due reggimenti, un battaglione bersaglieri e una batteria di artiglieria muove verso Monte Suello che nel frattempo gli austriaci hanno rioccupato e fortificato.

inserita - F. Zoriano, La battaglia di Bezzecca, Milano, Museo del Risorgimento bis 2

FELICE  ZENNARO: “La battaglia di Bezzecca”
(Milano, Museo del Risorgimento)

Il 3 luglio si combatte aspramente per la conquista di Monte Suello dove i volontari diventano bersaglio delle micidiali carabine dei cacciatori tirolesi. Lo stesso Garibaldi è colpito alla coscia sinistra e per il resto della campagna sarà costretto a muoversi in carrozza. Nella notte tra il 20 e il 21 luglio Garibaldi manda un battaglione a occupare le alture sul fianco destro della valle all’altezza di Bezzecca. Sul posto giunge Garibaldi che è partito all’alba del 21 in carrozza da Storo e ha ordinato l’afflusso di rinforzi tra cui il 9° reggimento. La situazione era difficile, le posizioni italiane erano prese sotto i colpi di artiglieria, la carrozza di Garibaldi fu centrata, morì un cavallo e la guida del generale, il quale fu tirato fuori a forza dalla carcassa del suo mezzo. Garibaldi, che non aveva perso la lucidità, decise di far arretrare l’artiglieria per posizionarla su una piccola altura prima dell’abitato e prendere di mira il centro dello stesso, dove si ammassavano le truppe austriache. Il piano funzionò e le forze austriache ne uscirono scompaginate. L’artiglieria dalle nuove posizioni “… fulminava il nemico con tiri tali, che più sembravano fuoco di moschetteria anziché di cannone, tale era la loro celerità”. Gli austriaci si ritirano e Bezzecca è riconquistata. Le perdite sono elevate da entrambe le parti, ma ora il generale austriaco von Kuhn deve solo pensare a difendere Trento.

inserita - F. Zoriano,     La battaglia di Bezzecca, Milano, Museo del Risorgimento, particolare bis

FELICE  ZENNARO: “La Battaglia di Bezzecca” – particolare
(Milano, Museo del Risorgimento)

La carrozza, già esposta nel Palazzo Martinengo da Barco di Brescia, venne acquisita dal museo del Risorgimento di Brescia dopo la sua istituzione avvenuta nel 1887. L’elegante “Calèche”, realizzata dalla nota Manifattura di carrozze di Cesare Sala, fu offerta a Garibaldi prima della battaglia di Bezzecca, dopo che era stato ferito a Monte Suello. La Calèche è una carrozza a quattro ruote creata nel XVIII secolo e famosa per la sua eleganza. La cassa in forma di battello offre due comodi posti al posteriore sotto la capotte e vis a vis, se necessario, due posti non fissi all’anteriore. Alla parte anteriore lo schienale doppio può essere reclinato e quindi, con l’estensione della grande grembiula di cassa, offrire un riparo agli  occupanti dei posti dietro. Due portelle per l’accesso servite da montatoi a scaletta avvolgibile, permettono la salita in cassa. La cassetta munita di sedile a divanetto e sedile a trapezio per il cocchiere (cuneo) è fornita anche di ringhiera rivestita in pelle, di grembiula e di pedana per gli appoggi. Due splendidi fanali a candela corredano la vettura. Le quattro ruote, cerchiate in ferro, sono fissate con due dadi contrapposti, nel mozzo, in corrispondenza della ruota, è collocata la firma del costruttore. La barra di traino con l’innesto per il timone, denota la specificità dell’attacco adatto per un tiro a quattro. Il molleggio presenta due balestre ellittiche al treno anteriore e al treno posteriore, il “mezzo telegrafo” ossia due mezze ellittiche longitudinali ed una trasversale. Questa tecnologia avanzata permetteva un migliore assorbimento del dissesto sulle strade.

inserita - La carrozza di Bezzecca, di Cesare Sala, Museo del Risorgimento di Brescia bis

La “Calèche” di Garibaldi utilizzata sul campo di battaglia di Bezzecca,
Manifattura di carrozze di Cesare Sala., Torino, 1860-1870 circa
(Museo del Risorgimento di Brescia)

La battaglia di Bezzecca ebbe una notevole eco a livello europeo tanto che il particolare di Garibaldi che dirige la battaglia dalla carrozza venne riprodotto nelle “figurine Liebig”, allora pubblicate solo in francese. Il barone Justus von Liebig scelse di adottare lui stesso il sistema delle figurine per promuovere il suo estratto di carne, dapprima omaggiandole semplicemente ai clienti poi arrivando addirittura a distribuirle attraverso una vera e propria raccolta punti. Presto si intuisce che le figurine Liebig erano diventate un vero e proprio oggetto del desiderio per molti. È il lontano 1872 quando vengono emesse le prime due serie in assoluto di figurine Liebig, che verranno stampate fino al 1974.

inserita - La carrozza di Garibaldi a Bezzecca nelle “figurine Liebig” bis

La carrozza di Garibaldi a Bezzecca nelle “figurine Liebig”

Il 9 agosto giungeva la notizia del prossimo armistizio tra Italia ed Austria e con essa l’ordine del La Marmora di sgomberare il Trentino entro 24 ore. Garibaldi, proprio dalla piazza di Bezzecca, rispose con il celebre telegramma: “Obbedisco”, dettato dalla carrozza. Né si capisce cos’altro avrebbe potuto dire. L’ordine di fine operazioni, comunque, venne vissuto come una profonda ferita, della quale si impadronì subito la stampa popolare. Valga ad esempio quanto scritto dalla giornalista inglese Jessie White: “Ho visto rompere spade, spezzare baionette, molti gettarsi a terra e rotolarsi nelle zolle ancora inzuppate del sangue dei fratelli”. La vittoria di Bezzecca venne ricordato come l’unico successo italiano di una guerra ricordata unicamente per le sconfitte alla battaglia di Custoza ed alla battaglia di Lissa.

inserita - il famoso telegramma di Garibaldi bis3

Il telegramma con il famoso “Obbedisco” di Garibaldi del 9 Agosto 1866
(Roma, Galleria di Arte Moderna)

Dunque, un telegramma con poche parole di testo e la famosa “Obbedisco” è l’epilogo di questa campagna che replica in maniera ancora più bruciante la disillusione di Villafranca nel 1859. Garibaldi dà prova di essere un soldato leale nei confronti del re ma soprattutto si conferma comandante generoso: “In tutta la campagna del 1866 io fui molto secondato dai miei ufficiali superiori, non potendo io stesso assistere a dovere i movimenti e le operazioni di guerra per essere obbligato ad andare in carrozza”. Non sono parole di circostanza, visto che quando c’erano errori da rimarcare lo ha fatto. Conclusa la campagna i volontari si riuniscono a Brescia dove il corpo viene sciolto. Quando Garibaldi rientrò in Brescia, il Re non volle correre il rischio di passare in rassegna le camicie rosse. Garibaldi ancora una volta torna a Caprera.

 

TUTTI  GLI  ANNI  A  CESENATICO  SI  TIENE  IL  RADUNO  DEI  GARIBALDINI  E  LA  RIEVOCAZIONE  STORICA  DELLO  SBARCO  NEL  PORTO-CANALE.  ( 4 Agosto 2013 )

VEDUTA  DEL  PORTO CANALE  DI  CESENATICO

VEDUTA DEL PORTO CANALE DI CESENATICO

Per info. vedere articolo ” Il Cocchiere di Cesenatico”.