Karl Marx , le Carrozze & “Il Capitale”
TUTTO ERA IN TRASFORMAZIONE, E FU COSI’ CHE IL “CARRO” DIVENNE “CARROZZA”
KARL MARX, LE CARROZZE & IL “CAPITALE”
L’industria delle carrozze ed i cambiamenti nella società post-industriale.
Apriamo con delicatezza una paginetta poco conosciuta, ma molto importante sulla storia della carrozza “dietro le quinte” o meglio, all’interno di quegli stanzoni bui e maleodoranti dove centinaia di lavoratori permettevano al benestante di turno di sedersi sopra quei capolavori tecnologici del 1700.
Nel raccogliere un po’di dati tra scaffali e Musei emerge subito un dato che poi nel corso del tempo si è rivelato fondamentale; la grande capacità imprenditoriale del cittadino Milanese che, forte della sua strategica posizione di confine e dello sviluppo incontenibile dei trasporti terrestri di merci e persone, rivoluzionò la costruzione e la commercializzazione di carri e carrozze rendendola di fatto più accessibile a tutti e non solo ad una ristretta cerchia di ”elite”.
LA CORPORAZIONE DEI SELLAI
Fin dal 1385 è documentato che in Milano era fiorente un’industria di Sellai che fino ai primi anni del 500 lavorava esclusivamente nella confezione di selle, finimenti e basti. Poi, nei primi anni del 500 con l’arrivo dall’Ungheria delle prime carrozze “innovative” che avevano la cassa sospesa su catene o cinghioni, tutto iniziò a trasformarsi e cambiarono le tipologie di lavorazione.
DIAMO ALCUNI NUMERI
Anno 1612 , in Milano furono censite circa 800 carrozze.
Anno 1713, 51 “legnamari”, 80 “sellari”, 10 “ferrari” ed un numero imprecisato di garzoni di bottega.
Anno 1785, 956 falegnami con 337 Botteghe gestite da altrettanti Padroni con i loro lavoranti.
Anno 1816, si registrano già 10 grandi fabbriche di veicoli che davano lavoro a più di 200 persone.
LA FORTUNATA “SPARIZIONE” DELLA LETTIGA
E’ assodato che l’uso della Lettiga era diffuso in società fortemente differenziate (antichi Romani) che avevano a disposizione esseri umani ridotti in schiavitù. Nonostante tutto nel 1707 a Milano certo Giovan Battista Cesena organizzò un servizio di Portantine in tutta la città e di li a poco ecco le prime lagnanze; il Cesena pretendeva di aumentare la tariffa pattuita perché sosteneva che il suo guadagno giornaliero era di miseri 5 soldi a lettiga causa la lentezza del servizio. Sotto il punto di vista della controparte (i Portantini-lavoratori) non si poteva poi pretendere grandi velocità visto che erano tutti dei poveri diavoli, sempre deboli per la gran fame arretrata e per l’orario di lavoro che era di 12 ore giornaliere, 3 di riposo e andava dall’ alba alle 2 e 30 di notte. (PS. Oggigiorno solo a leggerla questa notizia può creare gravi scompensi cardiaci in circa 1 milione di impiegati “Statali” )
Finalmente nel 1730 un certo Carlo Cittadino ottenne dal Ducato la Privativa per organizzare in Milano un Servizio Pubblico di carrozze che ( tra gli applausi e lacrime dei Portantini) per la grande efficienza e velocità soppiantò le Portantine.
CERTE MODE NON TRAMONTANO MAI !
E’ proprio vero, dove c’è abbondanza di farina, arrivano i topi, dove c’è abbondanza di soldi, arrivano i ladri e dove c’è abbondanza di lavoratori … arriva Karl Marx. Il primo testo de Il Capitale tradotto in Italiano venne pubblicato nel 1879 e non fu certo un caso o una combinazione che quando Marx volle esemplificare le lavorazioni complesse ed il principio della divisione del lavoro nel mondo pre-industriale, si sia riferito proprio alla “fabbricazione di carrozze” evidenziando come tale manifattura “” appariva all’inizio come una combinazione di mestieri indipendenti. Un po’ alla volta essa diviene divisione della produzione delle carrozze nelle sue diverse operazioni particolari, ognuna delle quali si cristallizza come funzione esclusiva del lavoratore “” (cit. 428-430)
IN QUANTI LAVORAVANO INTORNO AD UNA CARROZZA ?
Da notare che tutto l’elenco è composto da Professionisti dove ognuno dava il meglio di sè.
LAVORAZIONI COMPLESSE & RIGOROSAMENTE … A MANO
La ruota rappresenta un bell’esempio di lavorazione complessa e questo antico mozzo di ruota Celtica ne è un esempio; incastrati all’interno del mozzo tanti rulli in legno che fungevano da cuscinetti, questa tecnica-costruttiva datata I° sec. a.C. e in uso presso i Celti non fu poi ripresa o adottata da nessun costruttore. Altro particolare laborioso di una ruota era l’incastro nel cerchione degli appositi speroni che avevano la funzione di facilitare la presa su terreni sconnessi (fango, neve ecc.) Lo sviluppo finale dell’Arte del Carraio venne raggiunto con la costruzione della ruota a piatto, non piana ma leggermente conica, che fu progettata per consentire alle ruote di resistere adeguatamente anche alla spinta laterale, inevitabile ogniqualvolta a causa della superfice irregolare delle strade i carichi pesanti oscillano. Nella xilografia di Jost Amman del 1568 è rappresentata l’officina del Carradore.
Nella fig. C il particolare del mozzo Celtico, datato I° Secolo a.C., anticipò l’avvento dei “cuscinetti a sfera”.
DAL 1700 A OGGI UNA “VERTENZA-IRRISOLTA”
Una delle tante storie inerenti il mondo dei garzoni di bottega divenuti con il tempo lavoratori e che ancora oggi presenta punti oscuri e di difficile interpretazione, è legata alle prime Vertenze Sindacali del 900 dove da una parte si sosteneva che il padrone dava da mangiare all’operaio, e dall’altra che l’operaio veniva sfruttato dal padrone! Pare che a distanza di anni questa vertenza sia ancora in corso, nel frattempo però gli antichi promotori dell’iniziativa (Sindacati) hanno tutti smesso di lavorare senza il minimo problema economico che gli turbi il sonno !!
Si ringrazia per la preziosa collaborazione, la Camera di Commercio di Milano , il Sig.Stefano Pronti autore del libro” Le Carrozze” (Collezione Museo Piacenza) e la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.