Seguendo il corso del Po e quello del Danubio, un gruppo di cavalieri Romagnoli – tra cui alcuni dei protagonisti del Raid del Mar Nero – ha voluto gemellare i due grandi fiumi, e portare un messaggio di pace.

APRILE   1982     inizia  l’avventura.

Di  Dionigi  Ruggeri

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Per alcuni di noi, partiti quattro anni fa dalla Piazza Castello per il Raid al Mar Nero, sostare sotto le mura del maniero Estense mentre ci portiamo al via di questa nuova impresa è stato d’obbligo; le stesse emozioni, la stessa convinzione di arrivare alla meta. Dalla città dell’Ariosto alla città di Erasmo, è questo il riferimento storico al quale si ispira il viaggio, da Ferrara a Rotterdam lungo le stesse vie d’acqua, il Po, il Ticino ed il Reno percorse abitualmente dal filosofo per andare e tornare dalla sua città alla Corte Estense.

L’impresa, organizzata dall’A.N.T.E. (Ass. Naz. Turismo Equestre) con il Patrocinio del Presidente del Parlamento Europeo, del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, dei Ministeri degli Esteri,  del Turismo e Spettacolo e dei Beni Culturali di Italia e di Olanda, dal Comune e Provincia di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna, ha anche un significato più profondo; gemellare due grandi fiumi un tempo teatri di cruente battaglie fra Nazioni nemiche, ed ora corsi d’acqua fra paesi pacifici, in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo.  Per questa simbolica unione portiamo con noi le acque dei due fiumi raccolte alle rispettive sorgenti, entro due artistiche bottiglie realizzate a Murano su disegno del Maestro Remo Brindisi che verranno poi custodite a Strasburgo nella sede del Parlamento.

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Nella piazza ariostea, avvezza ai cavalli del palio, dalla quale partiamo, ci saluta la stessa folla che una volta all’anno incita le contrade di questa sanguigna città, mentre dal cielo scendono alcuni paracadutisti con i vessilli Italiano, del Parlamento Europeo, del comune e della provincia di Ferrara che porteremo a Rotterdam assieme a quelli dell’A.N.T.E.   Tra tutte le autorità presenti giganteggia il Senatore Roffi, ideatore dell’impresa, un patriarca per l’occasione commosso nel vedere realizzato ancora una volta uno dei suoi ambiziosi progetti, ci avviamo verso il Po quando è ormai pomeriggio mentre una gigantesca mongolfiera tricolore, che ci raggiungerà a Rotterdam, si libra nel cielo.

I cavalli, anche per questo viaggio   “Franches-Montagnes” fornitici dall’Associazione Svizzera degli allevatori di questa razza per interessamento dell’allevamento Ortalli Giacobazzi di Reggio Emilia, ci sono giunti da oltralpe assieme a due carri tzigani ai quali a turno dovremo attaccarli.  Sono animali giovani, tra i 5 ed i 7 anni di oltre cinque quintali: Karino, Riccard, Pannyx, Max, Reto e Lydiane, per un pizzico di Nazionalismo abbiamo voluto con noi anche due mezzosangue Italiani che abbiamo dovuto noleggiare, non avendo trovato interesse ad una sponsorizzazione presso i nostrani enti preposti. Purtroppo, per ragioni note solo al loro proprietario, che pure era con noi, verranno inopportunamente ritirati a Piacenza.

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I  Conti Spisani sono i primi ad ospitarci nel loro castello di Stellata; nel cuore della notte riviviamo le delizie di una piccola Corte.  Seguiamo il Po fino a Piacenza dopo aver fatto tappa a casa di vecchi amici come Massimo Spigaroli o ci accampiamo in vecchie cascine abbandonate.  Il nostro “gran fiume” è gonfio d’acqua ma del tutto privo di animazione; non un battello, non un batter d’ali.  Le due pariglie magistralmente composte e condotte a turno da Luciano Salvatori e Mauro Pelloni  procedono spedite  sulla pista erbosa. Sarà così fino a Piacenza dove a seguito della rottura di una redine, due cavalli attaccati prenderanno la mano facendo ribaltare il carro che li precedeva, rendendolo inservibile e mandando il suo guidatore, Giampiero Achilluzzi all’ospedale.  Da Piacenza, dove siamo confortati nella disavventura dalle premure e munificenza di Giampiero Aspetti ripartiamo così senza un carro ed i due cavalli Italiani.  Seguiamo poi il Ticino fino al Lago Maggiore che costeggiamo sull’asfalto non senza pericoli.

Il tempo sta cambiando ed al sole della prima settimana si sostituisce una pioggia insistente che a periodi ci accompagnerà per 11 dei 37 giorni del viaggio. Vediamo la Rocca di Angera fra una nebbia autunnale, così suggestiva che ci pare di scorgere tra gli squarci dei nembi più bassi S.Carlo Borromeo suo Antico Signore.  Alcune gallerie che attraversiamo pericolosamente alla luce di torce ci portano al confine Svizzero; i doganieri si interessano ai cavalli più per curiosità che per controllarli, cosicchè non abbiamo problemi come del resto alle altre successive dogane.  Le montagne ci circondano, percorriamo un fondo valle dai pascoli alternati ai gialli campi di colza fino alle prime salite del Passo del San Bernardo.  Un tunnel ci fa risparmiare la vetta, tuttavia a quota 1640mt.  La neve fa muro intorno a noi.  Dormiamo tutti nei mezzi d’appoggio, compresi i cavalli; sarà però uno degli ultimi ricoveri per loro perché dalla  Svizzera in poi non troveremo più stalle libere. Lo stato di salute  e l’abitudine a stare all’aperto ci ha consentito di liberare , alla sera, i nostri animali entro recinti di fortuna. Dopo  Splugen ed Andeer, tipici villaggi alpini fra i boschi, imbocchiamo una via medioevale scavata nella roccia.  Sul fondo la valle del Reno comincia a formarsi; ci sembra impossibile che quella piccola scia d’acqua laggiù diventi il fiume più maestoso d’Europa.

Alla sera Stefano Galuppi, con un coltello sterilizzato al fuoco, toglie i punti dalla testa di Achilluzzi, che lasciato l’ospedale ci aveva precedentemente raggiunto.  Gli argini del Reno sono qui fiancheggiati da boschi di betulle e abeti; i caprioli e le lepri si mescolano ovunque ai bovini. Qualcuno di noi cade spesso nel desiderio  di alternare le solite scatolette di carne e tonno con un sapore diverso, ma haimè siamo in Svizzera ed una lepre potrebbe costarci più di un cavallo!  Seguendo il fiume incontriamo di tanto in tanto i vecchi “Hotel della Posta” con le scuderie ben conservate ed in gran parte ancora in uso per i cavalieri di passaggio. Costeggiamo poi il lago di Costanza ed il 9 maggio entriamo in Francia senza difficoltà.

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L’Alsazia  è molto ospitale con noi e di tanto in tanto i cavalieri locali ci scortano per lunghi tratti.  A Strasburgo facciamo l’unico giorno di riposo;  un Funzionario del Governo Italiano organizza il nostro arrivo e le dovute cerimonie nella sede del Parlamento Europeo invitandoci poi al ristorante dei Parlamentari ed a visitare la splendida città. Il 15 maggio superiamo la frontiera Tedesca a Lautebourg e come al solito la sera ci accampiamo lungo il Reno sul quale un intenso traffico di natanti costituisce da giorni l’unico nostro diversivo serale. Poco prima di Worms incontriamo Old  Jhon un incredibile personaggio che vive allevando Appaloosa, in un lembo di Far West ricostruito.

Le bevute nel suo finto saloon ci fanno rivivere per un attimo il mondo del cinema.  Dopo Magonza si apre davanti a noi la parte più suggestiva della Valle del Reno, disseminata di vigneti arrampicati sulle ripide sponde e di castelli fiabeschi.  Una sosta alla leggendaria roccia della Lorelei presso Oberwesel dove in uno splendido marmo le scultoree forme della Maliarda Sirena risplendono dei riflessi del fiume accesi dal sole al tramonto.  A Koblenza traghettiamo la Mosella prima che confluisca nel Reno, con qualche difficoltà; da qui fino a Rotterdam, una unica grande pianura che attraversiamo seguendo sempre il  “Gran Fiume “ fin’anche  all’interno  di grandi città come Bonn, Colonia e Dusseldorf.

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Il nostro viaggio  prosegue ora senza problemi, i cavalli sono in gran forma, vi è affiatamento tra gli uomini rimasti ( 3 hanno abbandonato), non vi sono dislivelli da superare e la gente ci fornisce tutte le sere un  recinto per liberare i nostri cavalli e qualche volta una doccia per noi.  Fino a Rotterdam il paesaggio è uniforme, ai lati della strada, nelle campagne  dalle rade fattorie pascolano ovunque mucche pezzate, cavalli e pecore con i quali convive una quantità di specie di animali selvatici che da noi  fatichiamo a trovare tutti insieme in un museo. In Germania ed ancor più in Olanda tutte le strade, anche nelle grandi città, hanno di fianco le piste ciclabili fiancheggiate da strisce di terra erbosa; per il nostro carro sono di grande utilità tanto che, quando non siamo lungo il fiume ci agevolano il cammino. Le ultime due tappe sono problematiche. Il Reno, prima di rendersi al mare si divide in tanti canali obbligandoci a traghettare più volte in uno scenario incantevole ma poco adatto ai cavalli, disseminato di mulini a vento e di linde e colorate casette le cui finestre sembrano ciascuna una piccola serra fiorita.

Arriviamo a Rotterdam dopo aver percorso circa 1900 chilometri in  37 giorni di viaggio. Un drappello della Polizia a cavallo e di cavalieri Olandesi in tenuta da caccia ci scorta fino al centro della città dove riceviamo un primo caloroso saluto.  Il Senatore Roffi è raggiante sotto la mongolfiera che sovrasta la piazza, mentre allineati davanti alle cattedrali,  Dionigi Ruggeri, Domingo Malagutti, Roberto Molinari, Luciano Salvatori, Stefano Galuppi, Giampiero Achilluzzi, e sui mezzi d’appoggio Adriano Roversi, Erminio Lovison ed Antonio Bonazzi sollevano alti i vessilli portati dall’Italia. L’avventura iniziata nei primi giorni di aprile e terminata dopo soli 37 giorni di viaggio si è felicemente conclusa.   In Municipio, il Borgomastro, l’Ambasciatore ed il Console d’Italia, le Autorità di Ferrara ed il maestro Remo Brindisi si scambiano voti di pace. Domingo Malagutti, che ha comandato la spedizione, e Dionigi Ruggeri consegnano a nome dell’A.N.T.E. i gagliardetti a  ricordo, di una impresa non solo sportiva ma altresì ricca di contenuti umani.

A sera presso il Circolo Ippico nel quale siamo ospitati ci raggiunge il Prof. Marusi  dell’Università di Parma con alcuni suoi assistenti per l’ultimo prelievo di sangue ai cavalli. Fra gli scopi del viaggio vi era anche una ricerca sullo stato fisico  dei nostri animali condotta, fra l’altro, con periodici esami del sangue a giorni prefissati lungo il percorso.  Siamo felicemente arrivati alla fine del viaggio e siamo ospitati con ogni premura in casa dei cavalieri locali, eppure qualcosa sembra mancarci; saranno forse il bivacco serale, il profumo dei maccheroni dopo 10 giorni di sella, le notti nel sacco a pelo sotto i ponti o l’incognita del giorno dopo.?   Qualcuno  di noi , ripassando geografia, pensa già a quanti altri fiumi importanti restano da gemellare.  E i cavalli?  Quando li abbiamo riconsegnati  al loro proprietario Svizzero erano così in forma che sono stati giudicati idonei da una apposita commissione , così come si usa in quel paese, due giorni dopo sono stati richiamati sotto … le ARMI !