Riceviamo con gran piacere dal nostro Amico di Redazione “Sandro Gentili” un breve excursus  su Canale Monterano, in provincia di Roma, visitato in carrozza assieme alle due cavalle agricole italiane da tiro pesante rapido, Elettra e Tatiana Sab, in chiave culturale.

Il territorio di Monterano rappresenta una delle zone più interessanti del Lazio, è ricco di memorie storiche e da qualche anno fa parte delle Aree Protette Regionali.
Monterano è stato abitato per un periodo molto lungo sin dall’età del bronzo.

Questa città ebbe due momenti di grande rilevanza storica: in epoca etrusca, durante la quale ebbe un grande sviluppo economico e culturale, e in epoca alto-medievale, durante la quale fu sede episcopale di una diocesi piuttosto vasta che si estendeva dal lago di Bracciano ai monti della Tolfa.

Intorno alla seconda metà del ‘600 la famiglia Altieri diventò proprietaria del feudo e diede l’incarico a Gian Lorenzo Bernini di migliorare l’aspetto urbanistico della città. L’architetto progettò la chiesa e il convento di San Bonaventura, e la facciata del palazzo ducale con la splendida e mirabile fontana del Leone. Quest’ ultimo è diventato il simbolo della storia e delle tradizioni del Comune di Canale Monterano. Oggi sia la fontana che il Leone del Bernini possono essere ammirate rispettivamente nella piazza del Comune e all’interno dell’edificio comunale di canale Monterano.

Circa un secolo dopo, alcune truppe francesi che occupavano lo stato pontificio assalirono Monterano, già spopolato a causa dell’insalubre aria, causando l’abbandono da parte degli ultimi abitanti che si trasferirono nel nucleo abitato di Canale e Montevirginio.

Monterano, una delle città morte più belle del Lazio, si differenzia grazie ai resti scenografici di un castello, di una chiesa, di uno straordinario acquedotto romano ad arcate e soprattutto grazie al territorio incontaminato di grande fascino e rarità ambientale.
Un’altra particolare caratteristica di questo territorio è data dal fatto che è inciso profondamente da corsi d’acqua, il più cospicuo è il torrente del fiume Mignone che nasce dai Monti Sabatini e sfocia nel mare di Tarquinia, con un percorso di circa 62 km. Nel tratto della Riserva Naturale Regionale Monterano, le sue acque ospitano molte specie di invertebrati e un’importante flora che consente di vivere all’ecosistema circostante. Le sponde del fiume sono bordate da stupendi boschi formati da salici, pioppi e ontani. Tra gli animali posiamo trovare il Martin Pescatore, la biscia d’acqua, anfibi, la testuggine di palude.
CANALE MONTERANO – Canale fu fondato alla fine del’500 non solo da coloni toscani e umbri che erano stati chiamati, dai proprietari terrieri, per disboscare la selva e recuperare nuove terre ma anche dagli stessi abitanti di Monterano i quali volevano stabilirsi in un luogo meno isolato e più salubre di quello in cui si trovavano. Le prime abitazioni di Canale erano costituite da capanne molto simili a quelle che venivano usate in campagna per uso agricolo. Solo quando la popolazione si fece più numerosa furono costruiti i primi edifici in muratura.
Il disboscamento delle falde del monte fece sì che si formasse un canale che andava da Nord a Sud e lungo il quale sorse il principale nucleo di abitati. Quel “canale” corrisponde al nostro attuale Corso della Repubblica. Di seguito sorsero lungo questo corso anche i principali esercizi commerciali, le prime abitazioni, le botteghe artigiane e la prima “piccola chiesa”, oggi chiamata “Oratorio”. La principale parrocchia, che rappresenta uno degli edifici più importanti, oggi è dedicata a “Santa Maria Assunta in Cielo”.
Dopo l’annessione allo Stato Italiano assunse il nome di Canale Monterano grazie alla sua forma originaria e alla presenza degli abitanti di Monterano.

MONTEVIRGINIO – Il monte in origine era chiamato Monte Sassano ma poi in onore di Virginio Orsini, fondatore del convento, prese il nome di Montevirginio. Proprio Virginio Orsini, cardinale e frate figlio del Duca di Bracciano, nel ‘600 fece costruire l’Eremo, rinunciò ai suoi beni e impose al fratello di donare una notevole somma di denaro ai Carmelitani Scalzi per iniziare la costruzione del Convento che andò dal 1651 al 1668.
Il convento aveva una pianta a forma rettangolare, su due piani e dei sotterranei dove c’erano le cantine, il forno, la falegnameria, i laboratori. Questa costruzione divenne oltre che un’importante centro religioso anche un’azienda che dava lavoro a tanti braccianti del posto. Aveva terreni, orti, vigne, frutteti, stalle e boschi che fornivano legna. Furono attivati anche due impianti industriali: la cava di pietra e la fornace dei laterizi.
I contadini che occupavano Monte Sassano, viste demolite le proprie case per fare posto alla costruzione del convento, iniziarono a costruire nuove case a nord del Monte, dando vita ad un nuovo centro abitato chiamato Montevirginio.
Il nuovo centro abitato era concentrato su una piazza abbastanza ampia e comoda, ed anche qui la sistemazione urbanistica fu sviluppata dagli Altieri.